Lunedì prossimo, il 20 giugno, si celebrerà la Giornata internazionale del rifugiato. Indetta dalle Nazioni Unite per commemorare l’approvazione, nel 1951, della Convenzione di Ginevra (Convention Relating to the Status of Refugees), fu celebrata per la prima volta nel 2001.
Chissà se per l’occasione assisteremo a commemorazioni ufficiali, discorsi di protagonisti politici e celebrazioni solenni: al momento non siamo a conoscenza di alcun evento in particolare.
Quello che invece sappiamo per certo, è la condizione tremenda che rifugiati e richiedenti asilo subiscono da anni, e che va via via peggiorando.
Nel 1951 la Convenzione di Ginevra fissava alcune linee guida per l’approvazione dello status di rifugiato e per la tutela dei diritti delle persone che fuggono da persecuzioni e violenze. Nel 2016 il panorama mondiale è decisamente cambiato: sono sempre di più gli uomini e le donne che fuggono da guerre, conflitti, violenze e persecuzioni. La forbice socio-economica si è sempre più allargata – a livello mondiale- e anche questo incide sugli spostamenti delle persone, che da zone di estrema povertà provano a raggiungere aree economicamente più favorevoli. Ma lo strumento che è nato nel 1951 non è stato migliorato a fronte di tutto questo, anzi: il diritto all’asilo è stato via via limitato e depauperato, rischiando quasi di diventare lettera morta.
Le persone in fuga sono costrette, ancora, a intraprendere i cosiddetti “viaggi della speranza”, che troppo spesso si trasformano drammaticamente in viaggi di morte: secondo le stime dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), da gennaio 2016 sono complessivamente 2.859 le persone che hanno perso la vita in mare, nel tentativo di raggiungere le coste europee: mille persone in più rispetto a un anno fa, in una conta macabra cui quasi ci si è brutalmente abituati. Sono invece oltre 3.400 i migranti morti o dispersi mentre tentavano di attraversare le frontiere di tutto il mondo: di questi, l’80% riguarda le rotte per l’Europa. Secondo l’Oim, la rotta più letale per i migranti attraversa il Mediterraneo: la tratta tra Nord Africa e Italia è ormai divenuta il passaggio più pericoloso al mondo.
E’ sempre più frequente sentire parlare non di tragedie, ma, giustamente, di stragi: e le stragi hanno dei colpevoli. Le persone sono infatti costrette a utilizzare canali illegali e pericolosi: costrette dalle leggi sull’immigrazione messe in atto dall’Europa e dai paesi membri, che non garantiscono ingressi legali e sicuri, ma che anzi hanno l’effetto di innalzare muri sempre più alti tra il bisogno -e il diritto- delle persone a chiedere protezione, e l’effettivo accesso alla stessa. Non parliamo solo di muri “ideali”: diversi paesi europei hanno palesato la propria chiusura con la costruzione di barriere fisiche.
Laddove non si riesce a fermarle, le persone si respingono, senza dar loro nemmeno la possibilità di chiedere protezione, esenza curarsi della sorte a cui le si abbandona: è di oggi la notizia di un respingimento illegale, effettuato con la forza dalla Guardia costiera greca, sotto lo sguardo dell’Agenzia europea per il controllo delle frontiere Frontex. Un respingimento che è conseguenza diretta dell’accordo stretto a metà marzo tra UE e Turchia, volto a mantenere sul territorio di Ankara, e dunque fuori dall’Europa, i migranti: al di là delle violenze che questi potrebbero subire.
La creazione degli hotspot nei principali approdi del Mediterraneo va nella stessa direzione: centri di transito nati con lo scopo di “classificare” i migranti e dividerli in “economici” o richiedenti asilo. Una “classificazione”, disumana già di per sé, che avviene su base arbitraria, con pratiche sommarie condotte spesso forzosamente su indicazione della stessa Unione, che ha come primo obiettivo non la garanzia del diritto alla protezione, ma l’identificazione delle persone (per approfondire si veda, tra gli altri, qui e qui).
Di fronte a questa situazione, il sistema di accoglienza italiano continua ad essere inadeguato a far fronte alla domanda dei nuovi arrivati, e dei rifugiati già presenti sul territorio. In Italia sono molti i centri per migranti, gestiti direttamente dal Ministero dell’Interno e dalle Prefetture, o dai privati: CAS, CARA, CPSA, HUB. Luoghi spesso isolati e collocati in aree periferiche, difficilmente accessibili ai soggetti indipendenti che intendano monitorare le condizioni di vita delle persone ospitate, le modalità di gestione delle strutture, la qualità degli interventi promossi per supportare il loro inserimento sociale. In particolare nelle strutture cosiddette “straordinarie” l’accoglienza si limita, se va bene, ad assicurare vitto e alloggio.
Le uniche realtà che sembrano mantenere alta l’attenzione sul diritto alla fuga e alla protezione sono le associazioni, le ong, i movimenti, i centri sociali, i privati cittadini e alcuni giornalisti. Ne sono un esempio i canali umanitari predisposti da associazioni – proprio oggi, 81 profughi sono arrivati all’aeroporto romano di Fiumicino grazie al lavoro della Comunità di Sant’Egidio, della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) e della Tavola Valdese (qui abbiamo parlato del primo viaggio effettuato con i corridoi umanitari). Ne sono un esempio le attività di supporto organizzate da diversi movimenti, a Calais, a Ventimiglia, a Idomeni, e in molti altri luoghi: che dovrebbero essere di transito, e invece diventano luoghi chiusi, bloccati, a causa delle politiche europee.
Ne sono un esempio anche le molte iniziative promosse il 20 giugno da realtà che, ogni giorno, si battono per la garanzia dei diritti delle persone.
Tra questi, la Campagna LasciateCIEntrare ha organizzato, per la prossima settimana, una serie di “visite” di monitoraggio: una mobilitazione nazionale, in contemporanea in moltissime regioni e città d’Italia, per entrare nei centri, insieme alla stampa italiana ed estera, a parlamentari, assessori, consiglieri regionali, avvocati, e alle associazioni della società civile. “L’iniziativa nasce dalla constatazione che numerosi sono i centri offlimits a qualsiasi tentativo di monitoraggio delle condizioni d’accoglienza. Luoghi nodali per i respingimenti illegittimi che si stanno operando, o segnalati e denunciati dai migranti per ‘mala gestione’” (qui info sull’iniziativa).
Molte le altre iniziative in programma. Ne elenchiamo di seguito alcune, con un unico filo conduttore: è importante attivarsi dal basso e insieme per garantire in modo effettivo il diritto di asilo. Perché è ancora troppo grande il numero di profughi e rifugiati che non hanno nulla da festeggiare.
– Firenze, domenica 19 giugno, alle ore 18:00
In occasione della giornata mondiale del rifugiato, 20 giugno, Serre Torrigiani in piazzetta propone un Reading di “Storie nelle Scarpe”, a cura de GLI ALTRI Cooperativa Sociale. “Storie nelle Scarpe” è una raccolta di storie, o meglio, un’alternanza di punti di vista in cui i richiedenti di protezione internazionale raccontano la storia dei loro viaggi e il motivo per cui sono arrivati a chiedere asilo in Europa, mentre gli operatori d’integrazione raccontano la loro esperienza e la percezione sul momento degli arrivi. Il tutto accompagnato da tre strumentisti: tastiere, chitarra e sax.
https://www.facebook.com/events/1741199799455695/
– Roma, domenica 19 giugno, alle ore 19:00
Officina Culturale Via Libera
La Giornata Mondiale del Rifugiato 2016 è dedicata all’analisi delle problematiche abitative dei richiedenti e titolari di protezione internazionale sul territorio romano ed alla presentazione di nuove e possibili soluzioni abitative che stimolino non solo la coesione sociale ma anche la produzione di nuove forme di cittadinanza attiva.
NE PARLEREMO CON:
Gianluca Peciola, già capogruppo di SEL nell’Assemblea Capitolina di Roma Capitale e già membro della Commissione Urbanistica e della Commissione Patrimonio e Politiche Abitative
Paolo Berdini, urbanista e scrittore
Lazrak Benkadi, fondatore e membro del Consiglio Direttivo
di Refugees Welcome Italia
PRIME Italia ripropone la mostra fotografica
“Ammesso e non concesso” attraverso cui vedremo le tappe di un difficile percorso di integrazione e i luoghi in cui, ieri come oggi, la dignità non riesce a trovare rifugio.
https://www.facebook.com/events/916814558446810/
-Arezzo, dal 17 giugno alle 9:30 al 19 giugno, alle 21:00
Venerdì 17 – 9:30 – Casa delle Culture Arezzo
“ La tutela giuridica dei richiedenti protezione internazionale: tra cambiamenti normativi e scenari internazionali”, con intereventi di Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo, Prefettura di Arezzo, Regione Toscana, UNHCR, Asgi, Oxfam e la partecipazione di:
Daniela Di Capua, Direttrice Servizio Centrale Sprar
Matteo Biffoni, Responsabile Immigrazione Anci Nazionale
Mario Morcone, Capo Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno
Sabato 18 – 17.00 – Circolo Bocciofila Bibbienese – Bibbiena
Presentazione Atlante delle Guerre e dei Conglitti con Emanuele Giordana, Spettacolo Teatrale “La Carta di Lampedusa”, Dibattito, Aperitivo e musica
Domenica 19 – 17:00 – Circolo Arci Bucine
Presentazione Atlante delle Guerre e dei Conglitti con Emanuele Giordana e aperitivo
https://www.facebook.com/events/610391202457025/
– Brescia, lunedì 20 giugno dalle ore 20:30 alle ore 23:00
Collegio Universitario Luigi Lucchini
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato l’area SCORP del SISM propone la visione del docufilm “COME IL PESO DELL’ACQUA” di Andrea Segre.
La serata sarà introdotta dal Dott. Issa El Hamad – Dirigente Medico presso U.O. Malattie Infettive degli Spedali Civili di Brescia e responsabile dell’Ambulatorio Migranti.
– Per oltre dieci anni abbiamo concentrato tutti i nostri sforzi economici, politici e militari a tentare di chiudere la frontiera mediterranea: c’è chi l’ha fatto con più cautela e chi con più cattiveria, ma lo scopo unico era comunque e sempre “ridurre il numero di sbarchi”, fermare e contenere. Un orizzonte che ha schiacciato le nostre capacità di ascoltare e capire i motivi e le scelte di chi viaggia. “Come il peso dell’acqua”, attraverso le storie di tre donne e lo sguardo di due grandi narratori civili, cerca di modificare questo orizzonte –
Lunedì 20 Giugno – ore 20.30 – Collegio Universitario L. Lucchini, via Valotti 3 c/d Brescia
INGRESSO LIBERO
Per info lorp@brescia.sism.org
https://www.facebook.com/events/1043870345699483/
– Perugia, lunedì 20 giugno alle ore 18:30
In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, Amnesty International organizza un flashmob in tutta Italia per chiedere di porre fine alle stragi di rifugiati che avvengono a largo delle nostre coste e garantire percorsi legali e sicuri per coloro che scappano da situazioni di pericolo.
Possibili aggiornamenti nei prossimi giorni.
https://www.facebook.com/events/599070990249527/
– Milano, Lunedì 20 giugno 2016
Per la #GiornataMondialedelRifugiato, alle 18.30 in libreria la Feltrinelli di Piazza Duomo a Milano Razzismo Brutta Storia con Refugees Welcome Italia presentano la prima piattaforma web per l’accoglienza domestica dei rifugiati e il libro di Guido Viale “Rifondare l’Europa insieme a profughi e migranti (NdA Press, 2016). Intervengono l’autore, Reas Syed Responsabile area legale CAIM, @germana Presidente Refugees Welcome Italia e alcune famiglie che hanno già aderito al progetto.
Per saperne di più: info@razzismobruttastoria.net
https://www.facebook.com/events/929247057188360/
– Agrigento, lunedì 20 giugno 2016, dalle ore 09:30 alle 13:30
Presso l’Istituto Granata-Sala Teatro- di via Barone ad , si terrà un Convegno dal titolo “La presa in carico del richiedente asilo e rifugiato tra diritto alla salute e protezione internazionale”. In occasione della prossima Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno, la Campagna LasciateCientrare in collaborazione con l’Ufficio Caritas diocesano e l’Associazione Diritti e Frontiere ( ADIF) hanno organizzato un evento con lo scopo di provocare la partecipazione e sensibilizzare il maggior numero possibile di persone sull’antirazzismo e sull’accoglienza.
L’intento di questa manifestazione non è una sterile commemorazione, ormai è evidente a tutti che la morte di migliaia di esseri umani innocenti (è bene ribadirlo innocenti bambini, donne e uomini), durante questi viaggi disperati non è questione di disgraziata inevitabilità. Guerre, dittature, sfruttamenti, conflitti sociali, economici, religiosi o tribali nei paesi del medio oriente e dell’Africa, maggiormente sub-sahariana, sono la causa principale dei flussi migratori. Costruire muri e sbarramenti equivale a fermare un treno in corsa con le mani. Con la differenza che a finire male sono i viaggiatori. Non è accettabile, c’è bisogno di un salto culturale verso l’umanizzazione dell’accoglienza, innanzitutto, e verso il “ripristino” delle condizioni minime di esistenza in quei paesi maggiormente bisognosi.
Relatori
Fulvio Vassallo Paleologo (ADIF)
Stefano Galieni (ADIF)
Roberto Majorini (ASGI)