di Martino Mazzonis
Ci siamo: le elezioni europee sono alle porte e l’immigrazione (e il razzismo) sono certamente stati una parte consistente della campagna elettorale in molti Paese europei. Le forze populiste di destra hanno usato questo argomento e con i loro discorsi, in questi anni, hanno contribuito a rendere normali certi comportamenti o discorsi razzisti e xenofobi. Ma cosa è successo davvero nei Paesi in cui queste forze politiche sono cresciute? Abbiamo assistito a un aumento generalizzato delle aggressioni e delle minacce contro le persone immigrate, i rifugiati, le minoranze?
Proviamo a guardare i dati sulle denunce per reati classificati come hate crime raccolti dall’ODHIR (l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Osce) in alcuni Paesi europei e a verificare se questi sono in aumento o meno.
Sappiamo che il numero di reati denunciati non è necessariamente un dato corrispondente alla realtà dei singoli Paesi: ci sono polizie che tendono a scoraggiare le denunce e a non raccoglierle, altre che hanno da tempo preso atto del problema e hanno legislazioni molto più avanzate o stringenti. O addirittura unità della polizia dedicate e sportelli “accoglienti” per chi decida di riempire un modulo di denuncia per quanto gli è capitato.
E poi c’è le paura a denunciare, se non si è incoraggiati a farlo. O viceversa, come scriviamo spesso: un’attenzione maggiore nei confronti del fenomeno può incoraggiare le persone vittime di discriminazioni e di aggressioni a recarsi presso un commissariato di polizia. Per tutti questi motivi i dati vanno sempre considerati con la dovuta cautela.
Cosa ci dicono i dati? Abbiamo preso in considerazione Italia, Germania, Francia, Grecia e Gran Bretagna. Vediamo le singole schede e poi facciamo qualche breve considerazione.
Germania
Nel 2013 i reati di odio furono 4647, poi c’è stato un calo costante e nel 2017 una nuova impennata con 7913 casi. Il problema è che trattandosi di una modalità nuova di registrare i dati non sappiamo se e come si tratti di un incremento reale e preoccupante o meno. Le aggressioni e le minacce riguardano soprattutto la xenofobia e il razzismo, ma si registrano anche 233 episodi di anti-semitismo e 268 di islamofobia.
Si tratta soprattutto aggressioni fisiche e danneggiamenti a proprietà, ma anche di 6 omicidi e 354 episodi di minacce tali da essere registrati dalla polizia.
Asilo, accoglienza, hate speech, migrazioni, cittadinanza.
Cosa chiediamo all’Europa dopo il voto del 26 maggio.
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Francia
Il numero di reati denunciati rimane sostanzialmente stabile tra 2013 e 2017, scendendo da 1765 a 1505 (ma il 2016 vede un picco del periodo preso in considerazione). Il dato considerato da ODHIR è sottostimato nel senso che la polizia francese ha una definizione più ampia di hate crime rispetto all’ufficio per i diritti umani dell’Osce. Per la polizia francese i reati di odio del 2017 sono stati 4470. Comunque in lieve calo rispetto al 2016. In Francia spicca un numero molto alto di denunce per aggressioni contro gruppi discriminati sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere (molte aggressioni a LGBT) e risultano molti casi di minacce (più di mille). Possiamo dedurne che l’hate speech sia più diffuso che altrove? I dati sono sempre opinabili: può darsi che le denunce per episodi simili siano più numerose qui che altrove. Tra l’altro il numero di denunce per aggressioni e minacce a LGBT segnala forse una maggiore attenzione al fenomeno e non solo un numero più alto di aggressioni.
Grecia
Il 2017 è un anno di picco per i delitti d’odio in Grecia (128 casi denunciati) rispetto ai tre anni precedenti. Il picco precedente era nel 2013, nel pieno della crisi e mentre il partito di estrema destra Alba Dorata costruiva la propria “credibilità” anche a suon di aggressioni. La polizia greca segnala anche una serie di denunce per hate speech che non vengono considerate da ODHIR. In Grecia gli omicidi nel 2017 sono 4 e la maggior parte dei reati riguarda le aggressioni fisiche. La motivazione è fondamentalmente razzista/xenofoba (in 72 casi), i reati contro Rom, ebrei, musulmani sono sempre meno di dieci.
Gran Bretagna
Il Paese ha chiaramente una legislazione e una attenzione al fenomeno di lunga data. Solo così si spiega il numero così alto di denunce registrate. Preoccupa comunque il fatto che la tendenza sia in crescita costante: 47.986 casi denunciati nel 2013 contro i 95.552 del 2017. Registrata questa maggiore attenzione istituzionale, andrà segnalato che questi numeri rappresentano bene un Paese diviso e in confusione così come l’ascesa nei sondaggi di Brexit. Il partito di Nigel Farage, infatti, ha presentato una serie di candidati dal profilo ampiamente razzista e xenofobo – tanto che qualcuno ha persino dovuto rinunciare. 71mila sono le denunce per razzismo e xenofobia contro le 2600 per islamofobia. Significativo il numero di reati commessi contro persone con disabilità (7226). Il limite dei dati ufficiali disponibili in questo caso è dato dalla mancata disaggregazione tra le diverse tipologie di reato, che è invece fornita dalle organizzazioni della società civile che hanno inviato informazioni.
Italia
Nel nostro Paese si segnala una crescita a partire dal 2016: i 472 reati di odio comunicati dalle Forze dell’ordine nel 2013 sono divenuti 596 nel 2014, 555 nel 2015, 736 nel 2016 e 1048 nel 2017. Si tratta di un segnale significativo.
La distribuzione dei reati di odio documentati in base al movente, evidenzia una netta prevalenza dei reati di matrice razzista e xenofoba (828 casi) con un movente che denota il pregiudizio contro la “razza”/colore della pelle, l’etnia Roma e Sinti, la nazionalità, la lingua, l’antisemitismo, i musulmani e i membri di altre religioni.
Dunque? Il primo dato è relativo alla costanza dei reati d’odio. Questi non sono cominciati in Europa con la cosiddetta crisi dei rifugiati, ma semmai – non abbiamo la serie storica a confermarlo – rimandano alla lunga crisi che ha attraversato e attraversa l’Europa. Una crisi di identità, economica e sociale sui cui diverse forze politiche speculano alimentando discorsi d’odio. Il secondo aspetto è che quasi ovunque registriamo, in una forma o nell’altra, un aumento dei casi denunciati. Il terzo aspetto importante da individuare è relativo al razzismo e alla xenofobia.
In ciascun Paese preso in considerazione ci sono casi di anti-semitismo, questi sono un buon indicatore per individuare la presenza e l’attivismo di forze politiche o gruppi di estrema destra con un’ideologia fascistoide o nazistoide alle spalle. Il prevalere di casi di xenofobia e razzismo verso chi ha il colore della pelle o tratti somatici diversi da noi è invece un segnale di diffuso malessere: non si tratta di essere ideologizzati, in questo caso, ma solo immersi in una cultura di intolleranza diffusa.