La paura del “maomettano” ha una genesi secolare ed una lunga tradizione nel nostro paese. Ogni regione costiera italiana, infatti, conserva nei detti, canti e nel folclore, richiami di antiche sofferenze patite a causa di ostinate irruzioni saracene, che più di altre avevano infierito lasciandovi un inestinguibile segno. Ma oggi non parliamo delle invasioni ottomane. Siamo ad Imperia, nel 2017, durante la giornata della memoria. Siamo nei tempi in cui un post su Facebook è in grado di scatenare un vero e proprio linciaggio mediatico ai danni di una giovane coppia di cittadini turchi, entrambi residenti in Italia sin da bambini. Murat Kirik, cittadino di origini turche, ha 29 anni e vive a Imperia da 25. Ha frequentato qui le scuole elementari, le scuole medie e si è diplomato come geometra. Per poter mantenere la sua famiglia, ha accettato un lavoro ad Antibes, in Francia, e ogni mattina si alza alle 5 per fare ritorno a casa dopo le 18. Sua moglie Nejla, 21 anni, partorisce il 25 gennaio del 2017, alle 6 del mattino. Usciti dalla sala parto, vengono indirizzati in una camera singola a causa di una patologia infettiva riscontrata sulla donna (versione confermata anche dall’Asl con una nota stampa), per tutelare la salute delle altre gestanti. Qualcuno (i media locali sostengono che sia la madre di un’altra gestante) pubblica un post infamante su un gruppo Facebook (“Mugugni d’Ineja e du Portu”) che si diffonde con la “solita” rapidità virale.
“Ieri nel reparto ostetricia una donna è stata trasferita di camera perché era subentrata nella stessa una signora turca. Il marito della signora turca ha fatto spostare di stanza l’altra gestante perché lui non voleva che in quella camera entrassero altri uomini!!! Giustamente ha pensato di essere in una clinica privata. Ma c’è anche chi glielo ha permesso!! Viva l’Italia!!Ps!!!! Mi chiedo se questi hanno firmato per la non chiusura del reparto!!!”.
Nei commenti sotto al post, la donna svelerebbe che la partoriente è proprio la figlia e sosterrebbe che la richiesta sarebbe arrivata direttamente dal marito della donna straniera, il quale non avrebbe voluto che la moglie fosse vista da altri uomini in quella circostanza (vedi: “Imperia: donna turca partorisce e il marito chiede e ottiene che la moglie resti sola nella stanza. L’Asl: “Protocollo per sfavorire situazioni di disagio”, sanremonews.it). Ma la gogna social-mediatica non si ferma qui. Una serie di insulti razzisti basati su un racconto non solo non verificato, in quanto proveniente da un’unica fonte, oltretutto un post Facebook, ma anche smentito dalla stessa Asl in tempi brevissimi. E anche davanti a motivazioni di natura sanitaria non ci si è fermati, continuando a sentenziare sulla base dei luoghi comuni, pur sapendo che la religione o l’appartenenza nazionale non c’entrano nulla.
Anche il capogruppo della Lega Nord in Consiglio Regionale, Alessandro Piana, interviene in merito alla vicenda, e annuncia di aver predisposto, insieme alla vice Presidente e Assessore alla Sanità, Sonia Viale, un’interrogazione che verrà discussa d’urgenza in Consiglio Regionale (vedi: “Imperia: partoriente trasferita dalla stanza d’ospedale. Il caso approda in Consiglio Regionale. Piana (Lega Nord): “Predisposta un’interrogazione d’urgenza“, sanremonews.it). La moglie di Murat viene definita “una signora turca e musulmana”, e Piana conclude (rovesciando completamente la frittata, ndr):
“Il gravissimo fatto di razzismo ai danni di una giovane mamma di Imperia e dei suoi famigliari dimostra la disparità esistente anche nelle nostre strutture pubbliche. Difendiamo le nostre donne dai folli dettami dell’islam”.
Nel frattempo, però, Murat si è già fatto consegnare tutti gli articoli di giornale e i post su internet, e si dice pronto a querelare.
Fortunatamente, non tutta la stampa locale si allinea a questa versione dei fatti. Un ottimo lavoro viene fatto dal quotidiano online ImperiaPost che smonta pezzo per pezzo questa bufala, riportando i fatti e circostanziandoli con prove e interviste a Murat. Viene contestualmente anche promossa una raccolta di firme (per sottoscrivere potete mandare una mail a scuseximperia@gmail.com con il vostro nome cognome e data di nascita) da parte di due cittadini imperiesi: una sorta di richiesta di scuse virtuale da inviare alla coppia. E concludiamo condividendo le parole di Murat, che dovrebbero davvero far riflettere:
“Sono io quello che avete insultato per tutto il giorno, Murat, un imperiese come voi che lavora tutto il giorno e ha una famiglia e che abita da circa 25 anni in Italia, a Imperia, perché tutta questa cattiveria?”.
Murat e Nejla vi chiediamo scusa anche noi, se questo Paese, in cui vivete da 25 anni, è ancora capace di respingervi.