Quello che la cronaca di questi ultimi giorni ci sta mostrando, è il segnale di una situazione generale non facile. Inoltre, il clima politico si sta avvelenando sempre di più in vista della volata finale della campagna elettorale. Ma ciò che indigna ancora di più, è dover leggere che, all’interno di una istituzione, quale quella della scuola, il razzismo trasudi in modo palese proprio da coloro che sarebbero preposti ad “educare” i nostri giovani.
E’ davvero imbarazzante dover leggere che al Liceo D’Oria di Genova, uno dei professori di greco e latino più conosciuti, ha pubblicato una serie di post razzisti su Facebook. In particolare, in uno dei post, il professore ha commentato un manifesto dell’Unicef: “Ho capito che stanno pianificando l’annientamento dell’homo europaeus, ma qui stiamo esagerando. “Fare testamento per l’UNICEF è facile, inviaci il coupon e ti spediremo GRATUITAMENTE(!) la brochure informativa” – recita la pubblicità. Ma questi sono completamente scemi. O credono scemi noi”. Il professore, in altri post, addirittura avrebbe pubblicato, non si sa se con l’autorizzazione dei genitori, la foto di un bimbo nero da lui scattata, con un commento riguardante lo ius soli, al quale si dichiara profondamente contrario. Un post che ha suscitato lo sdegno anche di uno studente che era stato taggato dal docente. La notizia è del 15 febbraio.
Pochi giorni dopo (il 18 febbraio), un docente di filosofia di un liceo del centro storico di Napoli, il Fonseca, ha pubblicato anche lui, sul suo profilo Facebook, un vero e proprio inno al razzismo, con numerosi post di disprezzo nei confronti dei cittadini nigeriani. Un’istigazione continua al ripudio alla “razza africana”, nonostante i commenti di condanna da parte di tantissimi studenti che gli hann chiesto di «andarci piano». «Ci stanno istigando al suicidio culturale e della nostra civiltà cristiana, – recita un post – a perdere autostima, a disprezzare noi stessi, con un populismo al contrario, demagogico e ideologico a favore di un astratto interculturalismo senza costrutto e pericoloso». Alcuni studenti hanno dichiarato di aver inviato una segnalazione alla polizia postale.
E ancora, oggi, a Torino, un docente di educazione tecnica avrebbe più volte apostrofato i suoi allievi con termini e frasi inequivocabili dal contenuto apertamente razzista (in un caso avrebbe detto “cinese di m…”, nell’altro “che c… vuoi marocchino?”). La denuncia è stata presentata dai rappresentati di classe alla preside di una scuola media. Le vicende contestate al professore sono state raccontate dai ragazzi ai loro genitori. Questi ultimi (non soltanto quelli degli interessati, ma anche quelli dei loro compagni di classe) hanno immediatamente chiesto la sospensione dell’insegnante. Si tratta di accuse da verificare, ma intanto la denuncia è stata presentata.
La scuola, in questo inesorabile processo di imbarbarimento culturale nel quale tutti siamo coinvolti, risulta sempre più indebolita, depotenziata, delegittimata, ridotta a logiche che nulla hanno a che vedere con l’educazione e la formazione critica dei cittadini, oltretutto futuri elettori.
Insegnare è sempre un duro lavoro sociale e spesso gli studenti accusano la scuola di non metterli in grado di “leggere” il presente. Se non corriamo ai ripari, il rischio di “de-formare” le future generazioni all’ignoranza razzista è molto alto e reale.