Il Consiglio di Disciplina Territoriale dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia ha sanzionato con la censura il direttore del quotidiano Libero Maurizio Belpietro e il giornalista Mario Giordano. La notizia arriva dall’associazione 21Luglio, che lo scorso dicembre insieme a Naga ha presentato all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia un esposto contro l’articolo di Giordano dal titolo “Ci teniamo i killer rom, premiamo i ladri”, pubblicato su Libero l’8 novembre 2015. Nell’articolo l’autore, riportando un evento criminoso, scriveva: «massacrate da due rom» per poi aggiungere: «Facciamoci massacrare. Facciamoci ammazzare. Aspettiamo che tocchi a noi. Aspettiamo il nostro turno. Aspettiamo una sera che l’orrore bussa alla porta della nostra casa travestita da rom. Mi raccomando dite rom (…) e non zingari che altrimenti la Boldrini s’indigna. Anche quando vi stanno uccidendo a suon di botte, mentre vi frantumano i denti e le mascelle, mentre vi mandano al creatore per portarvi via la miseria accumulata nel salvadanaio con una vita di sacrifici, ricordatevelo bene: si dice rom». Frasi dall’ “intento xenofobo”, denunciavano le associazioni nell’esposto, sottolineando come “partendo da un fatto di cronaca nera, si tendeva a criminalizzare un’intera etnia. “Solo sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro – specificavano le associazioni nel testo presentato all’Ordine dei Giornalisti – gli autori del reato venivano definiti come ‘rom’, mentre nelle altre testate che avevano trattato lo stesso episodio, non si era scritto che gli autori del reato appartenessero a tale etnia”.
“La diffusione di tali articoli – si legge nell’esposto – trasmette un’immagine stereotipata e criminosa di un intero gruppo di persone senza distinzioni di sorta, ed è lesiva della dignità delle persone rom”. Per questo le organizzazioni si appellavano all’Ordine, facendo riferimento alla giurisprudenza della Corte di Cassazione, che aveva disposto le tre condizioni in presenza delle quali il diritto di stampa è da ritenersi legittimo: l’utilità sociale dell’informazione, la verità, la forma civile dell’esposizione dei fatti e della loro valutazione. Proprio su quest’ultimo punto la Corte di Cassazione aveva stabilito che “la forma della critica non è civile non soltanto quando è eccedente rispetto allo scopo informativo da conseguire o difetta di serenità e di obiettività o, comunque, calpesta quel minimo di dignità cui ogni persona ha sempre diritto, ma anche quando non è improntata a leale chiarezza”.
Ora, le valutazioni esposte dalle associazioni sono state pienamente accolte dal Consiglio di Disciplina Territoriale dell’Ordine di Giornalisti che, riunito nella seduta del 18 aprile 2016, ha evidenziato come Mario Giordano abbia elaborato nell’articolo “un pensiero critico che come tale sarebbe del tutto legittimo, se non avesse connotazione xenofoba e razzista. Il linguaggio utilizzato molto drammatico e i toni decisamente forti enfatizzano ulteriormente la repulsa per quel genere di persone: i rom e gli ‘zingari’, gente che vive nel delitto e che non andrebbe tollerata”, ha sottolineato il Consiglio, ravvisando la responsabilità del giornalista e ritenendo come adeguata sanzione la censura, misura disciplinare utilizzata quando un giornalista si rende autore di abusi o mancanze di grave entità. Anche il direttore del quotidiano “Libero”, per il quale le due organizzazioni avevano chiesto di valutare l’omesso controllo, è stato condannato alla medesima sanzione.
Profonda soddisfazione per Associazione 21 luglio e Naga: “L’esemplare sanzione potrebbe rappresentare un precedente importante, volto a scoraggiare tra gli addetti alla informazione linguaggi con forti accenti razzisti e xenofobi”.