Pubblichiamo l’articolo di Salvatore Palidda, pubblicato sul sito www.manifestiamo.eu.
E’ la testimonianza di una giovane donna, che ha assistito direttamente a un episodio di ‘razzismo quotidiano’. La vittima è un bambino. L’episodio è per questo ancora più grave, tanto più che è stato perpetrato in un ambiente che dovrebbe essere protetto, ossia un asilo, e da chi dovrebbe accudire ed educare.
Oltre a farci capire quanto la nostra società sia attraversata dal razzismo, dalla discriminazione, dai pregiudizi, questa testimonianza ci fa capire anche altro.
Che, per combattere il razzismo e i pregiudizi, spesso basta poco: un gesto di attenzione, una parola di opposizione. In altri termini: una presa di posizione. E’ quello che occorre, per cambiare la realtà nella sua quotidianità.
Di seguito pubblichiamo l’articolo:
Razzismo all’asilo comunale
Salvatore Palidda
Premessa
Questo è un breve racconto di una “mia” studentessa che non lo firma per ovvi motivi tipici di giovani che in questa congiuntura e in certi ambienti temono di avere sempre più difficoltà di prospettive di lavoro.
”Sono in un asilo comunale di una cittadina piemontese; i bambini stanno arrivando a poco a poco. Una delle puericultrici, dirigente della cooperativa che ha in gestione l’asilo, è coordinatrice delle altre che però sono dipendenti del comune. Non so il perché di questo strano assetto, comunque, secondo alcuni questa signora è certamente ben legata a maggiorenti della giunta comunale .
Arriva anche B. un bambino di origini africane accompagnato dalla sua mamma. La puericultrice capa lo va ad accogliere apre la porta e lo prende per mano. La madre del bambino non entra.
Con viso disgustato questa capa-puericultrice porta il bambino verso le altre puericultrici che nel frattempo stavano giocando con altri bambini ed esclama: “oggi questo bambino ha un odore tremendo! Io non li sopporto proprio questi di questa razza, con tutti questi olii e unguenti che si mettono sulla pelle, fanno una puzza!!!”.
Le altre educatrici presenti non hanno detto nulla, non sono intervenute.
Il bambino si mette a piangere scappando verso un gruppo di bambini che giocava più in là con alcune costruzioni. Dopo aver sentito tutto, i bambini vedendo arrivare B. verso di loro, prendono le costruzioni e, voltandosi per continuare il loro gioco, gli dicono di andare via. Il bambino continua a piangere e due suoi compagni lo prendono per mano e lo portano verso un’altra puericultrice; spesso capendo il disagio di qualche compagno i bambini lo portano verso chi dovrebbe consolarlo. Allora questa puericultrice lo prende in braccio e lo tiene stretto facendo cessare il suo pianto e dopo lo accompagna a prendere una bicicletta con cui poter giocare. Il bambino lascia le braccia della puericultrice e inizia a girare per la stanza con la bicicletta.
Arriva il momento di dare ai bambini una piccola merenda: le puericultrici li richiamano e dopo averli fatti sedere la capa inizia a distribuire i cracker. Quando è il suo turno, B. rifiuta di prendere il cracker scuotendo il capo con lo sguardo basso. Dopo averlo richiamato più di una volta incitandolo a prendere la merenda la capa si volta e chiede all’altra puericultrice con cui era in aula di provare lei a dare il cracker a B. Questa puericultrice chiama il bambino per nome chiedendogli se voleva il cracker e il bambino allungando la mano lo prende sorridendo e inizia a mangiarlo”.