Il rapporto SPRAR 2010-2011 fotografa la situazione del sistema di protezione e accoglienza in Italia. L’anno in considerazione è stato segnato dal forte impatto di flussi migratori provenienti dalla Tunisia e dalla Libia a causa degli avvenimenti della cosiddetta “Primavera araba” e della guerra, in seguito ai quali la Presidenza del Consiglio ha dichiarato nel mese di febbraio“lo stato di emergenza nel territorio nazionale in relazione all’eccezione afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa”. Le richieste di protezione internazionale hanno infatti registrato un aumento del 102% nei primi mesi del 2011 con la presentazione di 10.860 richieste d’asilo. Per fronteggiare lo stato d’emergenza lo SPRAR ha messo a disposizione della Protezione civile altri 1.500 posti straordinari per i migranti provenienti dalle coste libiche.
Il 2010 mostrava invece una tendenza inversa, aveva infatti visto un calo di richieste, con un numero di rifugiati che superava di poco le 56mila presenze. Le modifiche delle rotte migratorie e la discontinuità dei flussi hanno disegnato negli anni un andamento oscillante degli arrivi: il picco di arrivi via mare nell’anno 2008 e il conseguente raddoppio delle domande di protezione, poi il calo improvviso dei numeri negli anni 2009/2010 e un nuovo consistente afflusso prevalentemente dall’Africa per tutto il 2011. Nel 2008 l’Italia risultava, tra le 44 nazioni industrializzate, al quinto posto fra i paesi destinatari mentre nel 2011 si attesta al quattordicesimo. Tale cambiamento è legato, soprattutto per le rotte mediterranee, alla ratifica del trattato di “amicizia, partnerariato e collaborazione” tra lo Stato italiano e il governo di Gheddafi che aveva intensificato i controlli alle frontiere e sul territorio libico.
In generale le capacità dell’accoglienza italiana sono critiche: il sistema SPRAR ha solamente 3000 posti a disposizione, distribuiti tra 128 enti locali (comuni, province e unioni di comuni). Del totale 2.500 posti sono dedicati alla presa in carico delle cosiddette “categorie ordinarie” – uomini singoli, donne singole e nuclei familiari – e 450 sono destinati all’accoglienza delle situazioni di vulnerabilità: minori non accompagnati, nuclei monoparentali, persone che necessitano di assistenza sanitaria specialistica e prolungata, vittime di tortura e violenza. I restanti 50 posti sono per la prima volta specificatamente riservati a persone con problemi di salute mentale Ma il numero dei posti è inferiore alle richieste, questo ha comportato la chiusura delle attività del 2010 con una lista di attesa di almeno 2.500 persone.
Quest’anno sono 4.876 gli stranieri accolti, di cui la maggioranza sono uomini (76%)e il restante 24% è costituito da donne. L’età media oscilla tra i 18 e i 35 anni. La nazionalità afgana, con il 14%, è quella più rappresentata, seguita da quella somala (13%), eritrea (11%), nigeriana (8%) e pakistana (6%). L’accoglienza è diversificata: il 34% del totale ha ottenuto la protezione sussidiaria , il 16% la protezione umanitaria, la componente dei rifugiati tocca il 20%, mentre i richiedenti protezione internazionale rappresentano il 30% .
Secondo la graduatoria delle regioni che si sono distinte nel 2010 per maggiore capacità di accoglienza, il primato va al Lazio (con1 .580 accolti, 466 strutture e 21 progetti) dove la città di Roma assorbe quasi un quarto delle presenze, segue la Lombardia (1.163 accolti), la Sicilia (807), la Puglia (499) e l’Emilia Romagna (439).