La sottocommissione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, a seguito della visita informativa condotta da cinque membri a Lampedusa nei giorni 23 e 24 maggio 2011 su invito della delegazione italiana presso l’APCE, denuncia in un rapporto che i centri di accoglienza non sono adatti al trattenimento di migranti “irregolari”, in particolare di cittadini tunisini, i quali sono detenuti senza avere accesso a un giudice. La sottocommissione mostra preoccupazione per le tensioni accresciutesi notevolmente nell’ultimo periodo: l’incendio doloso verificatosi il 20 settembre nel centro di accoglienza, causando danni notevoli, ha poi indotto le autorità italiane a dichiarare Lampedusa “porto non sicuro”. “Finché il porto di Lampedusa sarà considerato come un porto ‘non sicuro’, le traversate saranno più lunghe, più pericolose e le operazioni di salvataggio dei guardacoste saranno rallentate dalle maggiori distanze da percorrere partendo dalla Sicilia. Per salvare delle vite, è urgente che Lampedusa possa essere di nuovo in grado di accogliere gli arrivi”, si legge nel comunicato del 4 ottobre 2011. Il rapporto evidenzia che il 2011 è stato segnato da numerose tragedie nel Mar Mediterraneo dove migliaia di persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste europee: in ragione della sua vicinanza con l’Africa settentrionale, Lampedusa è un territorio chiave per impedire nuove morti in mare. Nel suo rapporto, la sottocommissione ha esortato le autorità italiane a rafforzare quanto prima le capacità ricettive di Lampedusa e a garantire il rapido trasferimento dei nuovi arrivati in centri di accoglienza situati in altre parti d’Italia. Dovrebbero inoltre essere previste strutture di accoglienza adeguate per i minori non accompagnati, garantendo che questi ultimi non siano detenuti e che siano separati dagli adulti.