Nella giornata di ieri, presso l’UTIN – Unità di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale “Maria Paternò Arezzo” di Ragusa, si è verificato un episodio di razzismo nei confronti di una giovane mamma eritrea, appena diciannovenne, sbarcata nella notte di domenica scorsa a Pozzallo. La donna è giunta in Italia su un barcone, assieme a 264 migranti, in condizioni di estrema vulnerabilità (vittima di violenza subita in Libia), con in braccio la sua bambina, nata due settimane fa in Libia.
Ieri, la donna è stata accompagnata, con il permesso del direttore sanitario dell’hotspot di Pozzallo, in ospedale per visitare la sua piccola (trovata in condizioni di estrema deprivazione, molto disidratata, sottopeso e con residui di cordone ombelicale) e per starle accanto. Come è naturale che sia per ogni mamma con il suo bambino appena nato, che necessita di contatto e contenimento, in una fase di crescita e sviluppo che è quasi di simbiosi. Cure prossimali quanto mai necessarie se, a maggior ragione, il neonato è collocato in terapia intensiva.
La mamma è stata aggredita verbalmente da altre mamme presenti in reparto, rendendo necessario l’intervento dei carabinieri. L’hanno “accusata” di essere “malata” e hanno chiesto di allontanarla immediatamente dal reparto perché potenzialmente “contagiosa”. “Le mamme – ricostruisce il comandante provinciale dei carabinieri – hanno chiesto solo il rispetto della tutela per i loro bambini, mentre, qualcuna altra era allarmata per la presenza della mamma eritrea per paura che avesse qualche malattia. Il nostro intervento è servito a chiarire equivoci e incomprensioni e a riportare la calma”.
E’ toccato anche al medico di turno della divisione di Neonatologia rassicurare le mamme presenti sulle condizioni di buona salute della donna: «non è affetta da malattia contagiosa e io stesso ero a conoscenza che doveva andare a trovare la figlia di pochi giorni e ho espresso il mio assenso».
Fortunatamente, dopo questo increscioso episodio, la Direzione Sanitaria degli Ospedali di Ragusa ha individuato una stanza nel reparto di Ostetricia e Ginecologia che permetterà alla giovane madre di stare accanto alla sua bambina.