Allontanato dall’arbitro durante una partita di basket: è successo a un ragazzo minorenne sabato scorso, durante l’incontro di campionato bergamasco under 17 tra Roosters Presezzo e Sebino basket Villongo.
Il ragazzo, un giovane di fede sikh della squadra del Villongo, stava giocando indossando il copricapo caratteristico della sua religione: ed è proprio questo l’elemento che gli è costato l’allontanamento dal campo, deciso dal giudice di gara. La squadra del Villongo si è opposta, lasciando il campo alla fine del primo tempo in segno di protesta. Ora la Fip (Federazione Italiana Pallacanestro) dovrà decidere se far vincere a tavolino il Presezzo: che comunque ha solidarizzato con gli avversari, tanto che la partita è poi continuata in modo amichevole, con il giovane di fede sikh in campo.
“Il nostro giocatore scende in campo con il turbante da cinque anni e nessuno aveva mai avuto da ridire. Non era mai successo prima e speriamo che non succeda più”, ha dichiarato Riccardo Paris, responsabile del settore giovanile del Villongo.
In realtà, il regolamento vieta di giocare indossando dei copricapi. Ma, stando a quanto sottolineato da Paris, “la Fiba (International Basketball Federation) ha autorizzato l’uso di copricapi religiosi tra dilettanti e giovani, proprio per incentivare il basket”. Gli fa eco Germano Foglieni, responsabile ufficio gare della federazione italiana basket per le province di Bergamo, Lecco e Sondrio: “La Fiba ha proibito tutti i copricapi più spessi di 5 cm l’estate scorsa, ma poi ha anche emesso una circolare per invitare alla tolleranza nelle categorie non professionistiche e giovanili. E infatti il ragazzo finora ha sempre giocato, non ci sono mai stati problemi. L’arbitro formalmente ha ragione, però il regolamento andrebbe interpretato con buon senso e sensibilità. Lo sport deve includere, non escludere”. Anche Gianni Petrucci, presidente della Fip, si è espresso sull’accaduto: “l’arbitro ha sbagliato – ha dichiarato a Panorama – le regole della tolleranza e del buon senso vanno oltre quelle scritte, tenendo anche conto che si era in un campionato giovanile e quindi in un contesto in cui ancora di più lo sport deve essere modello di integrazione”.
Siamo d’accordo: lo sport deve essere strumento di inclusione e conoscenza reciproca, quindi ben vengano le circolari ‘di apertura’. Sorge però una domanda: non sarebbe più semplice modificare una volta per tutte il regolamento? Una posizione ufficiale in merito farebbe sicuramente maggiore chiarezza di qualunque invito alla “tolleranza”, e aiuterebbe gli arbitri a prendere decisioni corrette, sia dal punto di vista delle regole sia dell’interpretazione. Tanto più che la norma relativa al divieto di indossare copricapi, introdotta nel regolamento Fiba nel giugno 2014, ha creato non pochi problemi a molti giocatori di religione sikh, non solo a Bergamo ma in tutto il mondo: chi non ha rinunciato al basket ha dovuto tagliarsi i capelli (che per i precetti religiosi sikh non andrebbero mai tagliati). “Non capiscono che per me non è solo un copricapo. È parte del mio corpo. Per giustificare la norma, mi hanno detto che qualcuno potrebbe nascondere un’arma pericolosa dentro il turbante. Ma questo non ha alcun senso. Gli indiani hanno sempre giocato indossando il patka – versione ridotta del turbante- e non è mai accaduto nulla”, racconta il giocatore Amjyot Singh (vedi qui).