Interessante e appassionato è il report redatto da Davide Carnemolla e Marta Peradotto, per il progetto Melting Pot Europa, che racconta storie di diritti violati e resistenze nella Grecia dell’era post-Idomeni. La rotta balcanica è stata una costellazione di confini e zone di transito, e nel tempo i primi hanno sempre più sostituito le seconde. Il report presenta una lucida analisi sulle condizioni dei migranti violentemente deportati da Idomeni ai centri governativi greci. Si tratta di migliaia le persone bloccate in Grecia, accampate in strutture quasi sempre inadeguate e improvvisate, soprattutto nelle zone di Atene e Salonicco.
Dalla speranza alla rassegnazione. Dal viaggio attraverso i confini della rotta balcanica – rischioso, faticoso, interminabile, ma pur sempre un viaggio – al blocco, al pantano greco. Le porte dei confini europei si sono chiuse inesorabilmente in faccia ai migranti, quegli stessi migranti che con il loro straordinario coraggio e la loro instancabile voglia di libertà avevano abbattuto i muri della Fortezza Europa dando una lezione di umanità e dignità a tutte e tutti noi.
A partire da novembre quelle frontiere, che avevano stampato nell’immaginario collettivo volti, luoghi e confini prima sconosciuti, si sono progressivamente chiuse. Prima per chi non era o non poteva dimostrare di essere siriano, iracheno o afghano. Poi anche per gli afghani. Infine – dopo ulteriori e artificiali “filtri” aventi lo scopo di ampliare sempre più il numero di coloro non ”meritevoli” di chiedere asilo politico – per tutti i migranti in arrivo dalla Turchia. A partire da febbraio, tutti gli stati della rotta balcanica hanno chiuso definitivamente o quasi i loro confini e lo stesso è avvenuto per quello greco-macedone. E così Idomeni da luogo di transito è diventato luogo di sosta ma anche spazio di resistenza e di solidarietà. Ma le vite e i diritti dei migranti poco importavano all’Unione Europea, fresca dell’accordo criminale con la Turchia del dittatore Erdogan, e quindi si è arrivati alla scelta di eleggere la Grecia come “Stato-limbo” dove segregare i più di 50.000 migranti che per l’Europa erano arrivati troppo tardi per avere i loro diritti.
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