Impazzano le polemiche su Facebook. Impazza il razzismo, dalle forme più esplicite e dirette a quelle più subdole e “giustificate”.
In queste prime ore del mattino, sono stati centinaia i commenti d’odio, anche violenti, durante le dirette Facebook dello sgombero del presidio informale del Baobab Experience a Roma. Dall’attribuzione all’accoglienza garantita dagli amici di Baobab delle cause del degrado cittadino, alla richiesta di una “pulizia etnica” di rimpatri di massa. Durante la diretta fatta dal Corriere della Sera era questo il tenore dei messaggi.
Il quotidiano non li ha censurati.
Al tempo stesso, ci sono stati, in questi giorni, diversi casi di post razzisti da parte di attori istituzionali. E qui non si tratta di fare due pesi e due misure, ma sicuramente la gravità del fatto aumenta in relazione al ruolo istituzionale degli autori.
L’ultimo in ordine di tempo è il caso di Giorgia Povolo, assessore del Comune di Ivrea, che avrebbe scritto sul suo profilo Facebook dopo aver subito un furto in auto: «Zingari di m.., zecche e parassiti capaci di spolpare tutto (…) vi auguro calorosamente che cercando di rubare qualcos’altro una tagliola possa mozzarvi le mani non all’altezza del polso ma sopra il gomito così che la maglietta possa coprire lo scempio che vi ritrovereste ad essere. Inoltre mi farebbe alquanto schifo vedere i monchi penzolanti ai semafori mentre chiedete l’elemosina con i piedi». Nel pieno della polemica, l’assessore si sarebbe “giustificata”: “Si tratta di parole scritte in un momento di grande rabbia e panico, a seguito di un brutto furto (…) Ritengo quindi palese che queste frasi siano state scritte in un momento di rabbia che necessitava di uno sfogo da “bar”. Fino a prima delle elezioni comunali io potevo solamente essere considerata una cittadina privata con le proprie idee politiche ma soprattutto con i propri problemi e penso quindi che qualsiasi cittadino vittima di un furto come quello che avevo subito, avrebbe potuto avere a caldo una reazione simile”.
Poi è stata la volta di Fausto Troiani, vicesindaco di Civitanova. E pare che per lui non fosse il primo episodio, come ha sottolineato la stampa (dall’indignazione suscitata dalle parole scritte in seguito alla morte di Franca Rame e don Gallo, a “Boia chi molla” in risposta a un cittadino che aveva commentato la questione della sicurezza in città). Le sue frasi pubblicate su Facebook hanno fatto il giro del web: in un primo post si è scatenato contro Pierre Moscovici (“ebreo rinnegato”), Jean-Claude Juncker (“beone impunito”), Angela Merkel (“culona inch…”) e Emmanuel Macron (“diversamente maschio neGrofilo”), chiudendo con la domanda: “Perché l’Italia dovrebbe essere succube della volontà di certi personaggi?”; nel secondo post, Troiani ha rincarato la dose attaccando anche il Papa: “Per non parlare di Francesco e del suo staff di pedofili”.
Intanto il procuratore di Macerata, in questo caso, ha deciso di far svolgere una serie di accertamenti preliminari affidando le indagini alla Digos, in vista dell’apertura di un fascicolo. Al momento si tratta di una indagine in fase embrionale ed è aperto un fascicolo modello 45 (atti non costituenti notizia di reato).
Fatto inusuale è che uno dei legali del comune di Civitanova, l’avvocato Alberto Feliziani, abbia rinunciato al suo mandato «dinanzi all’inerzia» del Sindaco «nell’agire con risolutezza nei confronti di costui (Troiani, ndr)». «Troiani ha commesso una leggerezza, ma rimane al suo posto, valuto l’operato amministrativo», ha infatti minimizzato il sindaco Fabrizio Ciarapica cercando di smorzare la polemica.
Da Macerata a Trieste, dove Luisa Polli, leghista e assessore all’Urbanistica, ha pubblicato un post su Facebook su una ragazza nera che avrebbe offeso e spinto sua madre 84enne mentre si trovava a bordo di un autobus cittadino. L’assessore Polli ha concluso il suo post così: “Non ditemi che sono razzista ma era una negra che in fatto di integrazione ha capito tutto e che è di fulgido esempio per il bambino che era in passeggino e sicuramente applicherà questi preziosi insegnamenti in asilo e a scuola!”.
Il post, come riporta Triestecafe.it, è sparito dalla piattaforma dopo mezz’ora. Ma ne è rimasta traccia online. Il fatto è che non è stato cancellato dall’assessore, ma rimosso da Facebook poiché non rispettava gli standard di comunità. Positivo da un lato che il gestore del social l’abbia rimosso (ogni tanto funziona!), grave che non sia stato rimosso da chi l’ha scritto.