Ci risiamo. Non possiamo goderci questa torrida estate tranquilli. La saga dei “sindaci non accoglienti” continua (ne abbiamo parlato qui e qui). E la faccenda diventa sempre più preoccupante, soprattutto alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi a Treviso e Roma (ne abbiamo parlato qui), ma anche in altre cittadine, dove le proteste contro l’accoglienza dei profughi hanno avuto meno eco.
Questa volta, ci spostiamo ad Albettone, in provincia di Vicenza. La piccola cittadina, duemila anime nella campagna veneta, è già nota alle cronache per non essere particolarmente “accogliente”. Infatti, soltanto pochi mesi fa, nell’aprile 2015, il suo sindaco-sceriffo, Joe Formaggio, leghista per passione e a capo di una giunta di centro-destra, uno che assicura di dormire da molti mesi con il fucile carico sotto il letto, aveva emesso un’ordinanza con la quale bandiva tutti i cittadini rom dalla città. Nel provvedimento si sosteneva che, «considerato che si sono verificati ripetuti casi di stazionamento da parte di nomadi con caravan», che «le aree fatte oggetto di bivacco occasionale vengono lasciate in condizioni igieniche precarie» e che la presenza di rom e sinti genera «allarme sociale acuendo anche il senso di insicurezza della popolazione », si vieta il «bivacco nelle strade, aree di parcheggio e di sosta » con «camper, furgoni, autoveicoli e roulotte o veicoli trasformati in abitazione». Il sindaco aveva fatto apporre due cartelli di “divieto di sosta ai nomadi” (poi rimossi dai carabinieri).
«Sia chiaro che camperisti e campeggiatori sono i benvenuti – spiegava Formaggio – perché chi viene in queste zone per turismo, aiutando la nostra economia, sarà nostro graditissimo ospite. Ma per i nomadi non c’è posto. Ci sono stati dei furti in passato, quando erano state viste carovane e altri “baldacchini” vari. Noi rotture di c… non ne vogliamo. Facciamo come nel Far West, quando scrivevano gli avvisi alle porte del paese. Ecco, noi lo abbiamo scritto: i rom non li vogliamo».
Bene. Ora, una volta “sistemati” i rom, Formaggio si rivolge ai profughi. Certo, perché anche i profughi sono un problema nella ridente Albettone. E Formaggio, associandosi alla “fronda” dei “sindaci non accoglienti”, non li vuole. Il “sindaco-sceriffo”, infatti, annuncia di voler difendere a tutti i costi il suo comune e i suoi cittadini dall’eventuale arrivo di profughi, che potrebbe essere deciso nei prossimi giorni dalla Prefettura di Vicenza.
D’altronde, le sue dichiarazioni di guerra (e di incitamento alla violenza e all’odio razzista, aggiungiamo noi) ai cittadini stranieri, Formaggio le faceva già un mese fa durante la trasmissione radiofonica La Zanzara (su Radio24): «Purtroppo la polizia ha le mani legate. Lasciamole tirar fuori il manganello e pestare “sta gente qua”. Ormai non abbiamo più neanche il nostro parco. La polizia deve picchiare di più questa gente, proprio come in America e in Canada, dove sono stato perché per lavoro giro il mondo. Lì le forze dell’ordine pestano chi si comporta male, mentre in Italia la polizia si becca le denunce perché stringe troppo le manette. Io sono certamente favorevole alla pena di morte. Ad esempio, quelli che hanno stuprato la ragazza disabile vanno impiccati in piazza. Di questi faccio compost per i fiori, perché non li mantengo in galera a 400 euro al giorno. Vanno eliminati. I rom? A loro preferisco di gran lunga gli orsi. I profughi? Non credo che il prefetto abbia tutto questo coraggio da mandarli nel mio paese».
E conclude: «Fate come ho fatto io: un’ordinanza sanitaria per profughi, ordinanza che io ho già pronta prima che il prefetto decida di mandarmi qualcuno. Appena gli extracomunitari arrivano, scaricateli nel vostro territorio e, quando vanno via carabinieri e polizia, ricaricateli a forza su un pullmino e portateli fuori dal Comune immediatamente. Sti qua non sono neanche “codificati”, non sappiamo nemmeno come si chiamano e quindi non sappiamo che malattie abbiano. Vadano allora fuori. E non solo: ai confini di Albettone, metterò delle sbarre, perché qui noi stiamo bene da soli».
Peccato che non siamo nel Far West ma in un paese che di definisce “democratico” e rispettoso dei diritti umani. E dichiarazioni di questo tenore andrebbero punite, prima ancora delle stesse ordinanze emesse da chicchessia.
Ma il Sindaco è talmente sicuro di sé che si accinge a far votare dalla giunta comunale una nuova delibera con una serie di misure contro l’accoglienza dei profughi (richieste di specifici certificati sanitari e anagrafici), e non esclude di erigere presto un muro vero e proprio, se la Prefettura lo obbligasse ad accettare l’arrivo di migranti. “Se il prefetto mi obbligasse ad accogliere questa gente negli spazi comunali vuoti, penso a villa Negri – spiega Formaggio -, murerò le finestre e, nel caso, all’ingresso del paese realizzerò personalmente un piccolo muro simbolico. Anche i miei cittadini sono d’accordo, non ospiteranno profughi nelle loro proprietà. Ho già fatto il giro di tutti i proprietari di seconde case e pure del parroco, e qui nessuno dirà di sì ai profughi”.
Possiamo solo dire che in questi giorni si sta tollerando troppo: dai saluti romani, alle vignette più o meno esplicitamente “razziste”, ai titoli inqualificabili di certe testate giornalistiche, alle retoriche apertamente razziste utilizzate dai politici di turno, alle trasmissioni televisive, che pur di fare chiasso mediatico sugli arrivi dei profughi, insistono per ore con una serie di servizi costruiti ad hoc. In pochi prendono posizione e riflettono sul fatto che la “paura del diverso” e il malessere sociale, parole che oggi vanno molto di moda quasi a giustificare il tanto razzismo diffuso, sono fortemente indotti da chi soffia sul fuoco dell’odio. Né tantomeno possiamo permetterci semplicisticamente di considerare le dichiarazioni di Formaggio banali “provocazioni”, come tanta stampa ha fatto.