Aiuti alle neomamme? Sì, ma solo se italiane.
E’ questa, in estrema sintesi, l‘iniziativa annunciata dal gruppo leghista della Regione Lombardia. La proposta, avanzata dall’assessore alla Sanità, è quella di concedere i fondi Nasko e Cresko solo alle donne residenti in Lombardia da almeno cinque anni.
Si tratta di due fondi istituiti nel 2010 per aiutare le neo-mamme che, nonostante le difficoltà economiche, decidono di non interrompere la gravidanza. Per accedere ai contributi, vengono richiesti requisiti di reddito e di residenza sul territorio regionale. L’iniziativa promossa dalla maggioranza leghista interviene proprio su quest’ultimo punto, aumentando il periodo di residenza richiesto da un anno – come è attualmente – a cinque.
Perché questo cambiamento? Lo spiega l’assessore alla sanità Maria Cristina Cantù della Lega Nord: “Nei tre anni della sperimentazione abbiamo speso 18 milioni di euro tra i due fondi, di cui il 75 per cento è finito a extracomunitari. Non credo che la totalità dei cittadini lombardi, se opportunamente informati, si diranno totalmente soddisfatti dell’impiego di queste rilevanti risorse, soprattutto nell’attuale crisi”.
L’iniziativa segue l’interrogazione di Stefano Carugo, consigliere del Nuovo Centro Destra, che chiedeva spiegazioni sugli stanziamenti previsti per questi fondi: pur essendo stati stanziati 4,4 milioni di euro per i due contributi, infatti, quest’anno la disponibilità è di 2 milioni e 156 mila euro, meno della metà. Una differenza che, stando a quanto riferito in Consiglio regionale da Cantù, sarebbe “frutto dell’effetto di trascinamento per via della durata dei singoli provvedimenti, di 12 e 18 mesi. Una misura adottata per il fondo Cresco a novembre 2013 avrà un costo per tutto il 2014 ma andrà da esaurirsi ad aprile 2015, con ciò si spiega come nel 2014 i fondi per nuovi progetti siano previsti in 2,1 milioni euro”.
La maggioranza leghista non si è però limitata a rispondere all’interrogazione: ha colto l’occasione per mettere mano alla misura di assistenza, mettendo “a punto criteri più selettivi e più rispondenti alle necessità dei cittadini lombardi”, come dichiarato da Cantù. Soddisfatto il segretario federale della Lega Matteo Salvini, secondo cui “cinque anni sono pochi”. Del resto, proprio dal gruppo leghista lombardo era arrivata, mesi fa, la proposta di innalzare il requisito di residenza a 15 anni per accedere ad alcuni servizi di assistenza (ne abbiamo parlato qui).
Una forte critica arriva proprio dal promotore dell’interrogazione Carugo, che tra l’altro è alleato della Lega Nord nella maggioranza in giunta regionale: “La nascita di un bambino non deve guardare il colore della pelle. La finalità del fondo Nasko va ben oltre l’origine del bambino, è il principio che vale: salvare una vita e tutelare il diritto della madre di portare a termine la gravidanza. Questa è etica, altre cose non c’entrano nulla con l’etica“, ha dichiarato Carugo, replicando alle parole di Cantù secondo cui “serve una progettualità coerente ai nostri valori tradizionali, perché l’etica non si compra con i soldi”.
Polemiche anche dall’opposizione di centrosinistra: secondo Sara Valmaggi e Carlo Borghetti (Pd) “è necessario rivedere complessivamente tutte le misure di sostegno alla maternità, ma devono essere attivate senza distinzioni di colore e di pelle.”