Il 15 dicembre scorso, nella zona di Borgo Trento a Verona, si consumava il pestaggio razzista ai danni di un giovane di origini cingalesi non ancora quattordicenne. Tre altrettanto giovani veronesi, due minorenni, la cui posizione è tuttora al vaglio del Tribunale dei Minori di Venezia, ed un diciottenne, Michele Rossi, sono stati identificati successivamente come gli autori della violenta aggressione. In questi giorni, si sta concludendo il processo ai danni di quest’ultimo: oltre alle accuse di lesioni (seppure di lieve entità) e ingiurie, la procura contesta le aggravanti della “discriminazione etnica”, oltre all’ulteriore “circostanza dell’utilizzo di arma impropria”. Per altro nell’abitazione di uno dei due minori era i carabinieri avevano sequestrato un manganello telescopico. Tutte queste contestazioni, in base ad un accordo raggiunto tra le parti, starebbero per tradursi per il maggiorenne, in un patteggiamento di pena di nove mesi. La vittima verrebbe risarcita con la somma di 8mila euro. Mentre l’associazione Cestim otterrebbe mille euro, che vorrebbe devolvere a sua volta al Comune in favore di famiglie italiane e straniere in difficoltà economica, per costituire una sorta di fondo speciale per sostenere i costi di partecipazione dei figli alle attività sportive.
Sul versante opposto, nonostante la sussistenza di numerose accuse, la difesa dei tre giovani veronesi, tiene ancora a ribadire che «si è trattato di una vicenda del tutto priva di connotazioni e implicazioni razziste o discriminatorie. Quella che si sta per raggiungere in tribunale, in ogni caso, ci sembra la soluzione più ragionevole ed equilibrata». Bisognerà ancora attendere gli ulteriori sviluppi giuridici del caso. Lasciamo naturalmente alla magistratura fare il suo mestiere limitandoci a esprimere qualche dubbio sulla sproporzione esistente tra la gravità delle accuse e l’esito del processo.