Sabato scorso, all’alba, nel quartiere Niguarda di Milano, un uomo ha colpito diverse persone con un piccone. Tre sono morte. Ancora non si conoscono le ragioni del tragico gesto dell’uomo – per quanto si possa parlare di ragioni per un episodio simile. L’omicida, in forte stato confusionale, ha dichiarato alla polizia di “sentire delle voci”.
Due giorni dopo questo drammatico episodio, il movimento di estrema destra Forza Nuova ha lanciato una campagna online, con lo slogan “L’immigrazione uccide, la classe politica è il mandante”.
L’aggressore di Milano è un cittadino del Ghana. Questo particolare basta a scatenare un’intera campagna contro l’immigrazione e gli immigrati? Evidentemente si. E non solo per Forza Nuova.
Il segretario della Lega Nord per la regione Lombardia, Matteo Salvini, all’indomani della tragedia ha dichiarato: “I clandestini che il ministro di colore vuole regolarizzare ammazzano a picconate: Cecile Kyenge rischia di istigare alla violenza nel momento in cui dice che la clandestinità non è reato, istiga a delinquere”.
Gli fa eco Simona Bordonali, assessore regionale leghista alla Sicurezza, Protezione Civile e Immigrazione: “Il buonismo predicato in questi anni sta dando i suoi frutti più amari. Bene fa la Lega Nord a raccogliere le firme per bloccare le iniziative di questo governo che sta facendo incredibili aperture sul tema dell’immigrazione”
Quale legame veda la Lega Nord tra la ministra Kyenge e il tragico gesto di questo individuo, non lo capiamo. Ci appare però evidente la strumentalizzazione a fini politici e propagandistici di un fatto così terribile.
Devono aver pensato la stessa cosa le persone residenti nel quartiere Niguarda, che domenica mattina hanno contestato il banchetto in piazza Belloveso – proprio dove è stata aggredita una delle vittime – dove la Lega Nord stava raccogliendo firme contro la riforma della cittadinanza per le persone di origine straniera. Tra i leghisti presenti, anche l’europarlamentare Mario Borghezio e l’ex presidente del consiglio regionale Davide Boni.
E ancora, quale è il nesso tra, ad esempio, un barista cinese, una studentessa peruviana, un’infermiere eritreo e l’aggressore ghanese? L’unico legame che si rinviene è la cittadinanza non italiana. E tanto basta per accusare tutti i cittadini immigrati.
Forza Nuova, per parte sua, annuncia l’avvio di “una campagna di immagini web” e “ritiene responsabili di istigazione e concorso in omicidio quei politici e quei magistrati che – i primi con proposte criminali, i secondi con le altrettanto colpevoli omissioni e con le sentenze indulgenti – annebbiati dalle loro idee politicamente corrette, mettono la testa sotto la sabbia di fronte alla strage di italiani”.
Una campagna, quella di Forza Nuova, che più che di immagini è fatta di odio cieco e stigmatizzazione.
Una pratica ormai tristemente comune nel nostro paese, ma non per questo meno pericolosa e da condannare: dalla questione del lavoro a quella della sicurezza, passando per la crisi economica, gli immigrati sono identificati tout court come gruppo da condannare in blocco, da allontanare.
La logica “noi-loro” impera, andando ben oltre il singolo episodio.
É evidente nelle dichiarazioni degli esponenti leghisti, nella raccolta di firme contro la cittadinanza, nelle parole di Forza Nuova. E anche nei commenti pubblicati sulla pagina Facebook del movimento di estrema destra: “Impiccato in piazza…punirne uno per educarne 100!”, “Che si levino tutti dai c…”, “L’Italia è nostra e loro devono adeguarsi”, “Esecuzione pubblica…. 40 per ogni italiano che toccano”, “E’ ora di farla finita con sti sudici”, “Rimandiamoli nelle piantagioni di cotone”, solo per citarne alcuni.
Altri utenti di Facebook hanno provato a dire la loro, opponendosi a questo cieco razzismo, che vede in questa tragedia la prova che “l’immigrazione uccide”.
Una lettrice ci informa di aver segnalato il post di Forza Nuova e i contenuti dei commenti agli amministratori del social network.
La risposta che ha ottenuto è stata la seguente: “Abbiamo controllato il commento che hai segnalato, che non è risultato violare gli Standard della comunità di Facebook su contenuti che incitano all’odio. Tali contenuti includono foto o post che attaccano una persona sulla base della sua razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia”, accompagnata da 12 ore di blocco del contatto. Il suo.
A questo punto, letti i commenti, ci chiediamo quali siano i parametri con cui gli amministratori del social network considerano un contenuto come incitante all’odio.
Un’ ultima breve considerazione: la maggior parte dei quotidiani che si sono occupati della tragedia hanno sottolineato la situazione dell’aggressore. L’uomo aveva fatto richiesta di asilo, che però non era stata accolta. Era quindi privo di regolari documenti, ma non espellibile a causa del ricorso che aveva presentato contro il diniego della richiesta d’asilo. Tra i quotidiani si distingue La Repubblica, che scrive: “Un uomo che non doveva essere in Italia, ma nel suo Paese, il Ghana, ma che qui era rimasto per quelle contraddizioni legislative che regolano la vita dei migranti”, e ancora: “In Italia da almeno due, con un passato da richiedente asilo e un presente da balordo”.
Il modo in cui si sceglie di trasmettere una notizia è importante. Iniziare un articolo con una frase come quella usate da La Repubblica può essere pericoloso, può trasmettere o fomentare l’idea del “casa nostra-casa loro”. Lo stesso concetto trasmesso da Forza Nuova.