E’ stato presentato ieri, mercoledì 8 novembre, a Roma, il Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia 2017, realizzato da Anci, Caritas italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e Servizio centrale dello Sprar, in collaborazione con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Uno studio in cui i ben evidenziati dati statistici definiscono la situazione reale, tentando di scattare un’istantanea sul sistema di accoglienza nel nostro paese per avanzare anche raccomandazioni rivolte alle istituzioni.
Sbarchi
Nel 2016 sono sbarcati sulle coste italiane 181.436 migranti -di cui 162 mila partiti dalla Libia. Sul totale, sono 178.415 le persone salvate in mare, di cui 60.684 soccorse da Ong o navi mercantili.
I dati sugli sbarchi mostrano una riduzione tra il 2016 e il 2017: al 30 ottobre 2017, gli sbarchi sono calati del 30%, arrivando a 111.302. In Italia arrivano per la maggior parte cittadini nigeriani (14mila persone fino a giugno scorso), bengalesi (8.241) e guineani (7.759). La rotta più utilizzata resta quella del Mediterraneo centrale, la più rischiosa: 5.000 i morti accertati nel 2016 nel Mediterraneo, di cui 4.500 lungo questa rotta.
Un mondo in cerca di diritti
Il calo dei dati sugli sbarchi non deve trarre in inganno: il numero totale di chi scappa da guerra, fame e persecuzioni nel mondo continua a salire, arrivando a 65,6 milioni di persone in fuga nel mondo, dei quali 2,8 milioni richiedenti asilo. Il 55% viene da Siria, Afghanistan e Sud Sudan.
Minori
Secondo i dati contenuti nel dossier, al 25 ottobre 2017 sono sbarcati sulle coste italiane 14.579 minori (in tutto il 2016 erano stati 25.846). Il 93,2% sono minori soli, non accompagnati. La maggior parte di essi proviene da Guinea, Costa d’Avorio, Bangladesh. Al 30 settembre 2017 sono 18.491 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, accolti in 2.039 strutture. «Rimangono ancora criticità legate soprattutto all’eccessiva durata della permanenza nei centri di prima accoglienza e all’esiguo numero di strutture dedicate e di posti nello Sprar, nonché alle difficoltà dei Comuni di attivare una presa in carico economicamente sostenibile», rileva il rapporto. Nonostante ciò, migliora l’accoglienza diffusa: se nel 2007 erano solo 36 i Comuni che si facevano carico del problema, nel 2016 si arriva a quota 500; merito anche dell’istituzione di un fondo nazionale voluto dall’Anci, e dell’apertura dei posti Sprar anche per i minori stranieri non accompagnati.
Le domande di protezione internazionale presentate dai minori nel 2017 sono state 4.500, quasi interamente nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 17 anni. Il 69,1% ha ottenuto una protezione umanitaria, il 4,9% lo status di rifugiato, il 3,8% la protezione sussidiaria. I dinieghi sono stati il 20,4%.
Accoglienza: prevale ancora quella “straordinaria”
Il dossier si concentra chiaramente sul sistema di accoglienza, portando all’emersione di nuovi importanti dati. Al 15 luglio 2017, i migranti presenti in strutture di accoglienza sono 205 mila, contro i circa 188.000 di fine 2016. I Centri di accoglienza straordinaria (Cas) rimangono i più utilizzati, con 158.607 stranieri accolti e assistiti. Seguono il sistema Sprar con 31.313 presenze, e i Centri di prima accoglienza con 15 mila persone.
Dal 2014 al 2016 si osserva un aumento della presenza di richiedenti protezione nei Cas – con un incremento del 286,5% – mentre lo Sprar ha registrato un incremento di circa il 50%.
Ancora nessuna omogeneità tra regioni
Sono 3231 i comuni italiani – il 40% del totale – che accolgono i richiedenti asilo sul loro territorio. Se in termini assoluti le regioni più coinvolte sono Lombardia (13,2%) e Campania (9,3%), è in Toscana ed Emilia-Romagna che si è quasi pienamente realizzato il principio dell’accoglienza: in Toscana l’83% dei Comuni accoglie richiedenti asilo, in Emilia-Romagna il 78,1%.
Nonostante questi casi esemplari, un censimento di Medici senza frontiere evidenzia che tra i 6 mila e gli 8.800 migranti vivono in insediamenti informali, esclusi quindi dai percorsi di accoglienza formali. Solo a Roma sarebbero tra i 2.250 e i 2.880.
Di rilievo anche il fatto che, nel 2016, sono uscite dall’accoglienza 12.171 persone, di cui il 41,3% per inserimento socio-economico, mentre il 29,5% ha abbandonato volontariamente l’accoglienza prima della scadenza dei termini.
Aumentano le richieste, ma non la protezione
Altro dato specifico della situazione italiana è l’aumento delle domande di protezione internazionale, a fronte del calo a livello europeo, conseguenza della chiusura del canale balcanico, della costruzione del muro al confine con la Serbia, e degli accordi tra Ue e Turchia. In Italia nel 2016 sono state presentate complessivamente 123.600 domande (+47% rispetto al 2015), e i dati sulle richieste di asilo registrano un ulteriore incremento nei primi sei mesi del 2017, pari al 44% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il tasso di accoglimento delle domande, invece, si ferma al 43% (status di rifugiato 9%; protezione sussidiaria 9,8%; permesso per motivi umanitari 24,5%). Lo status di rifugiato è stato concesso soprattutto a donne, anziani e bambini. Come nel 2016, anche nel primo semestre del 2017 ai migranti originari di America ed Europa nella maggioranza dei casi viene accordato un esito positivo. E’ stato invece respinto il 60% delle domande da parte di migranti provenienti dall’Africa.