Cara di Mineo: Sembra rientrata, per ora, la protesta dei richiedenti asilo presenti nel Cara di Mineo, che ieri sono usciti dal centro bloccando la SS. Catania-Gela (ne abbiamo parlato qui).
“Circa 150 persone, in maggioranza provenienti da Mali e Gambia, hanno messo ieri in atto una protesta spontanea contro una situazione che va avanti da sempre”, ci spiega il portavoce della Rete antirazzista catanese Alfonso Di Stefano. “Molti media hanno parlato di azione premeditata, di guerriglia, addirittura di una stazione di servizio assaltata, con i lavoratori terrorizzati. Andando direttamente sul posto abbiamo invece registrato una situazione diversa, molto più tranquilla di quella descritta dai mezzi di informazione: ci sono stati dei danneggiamenti a una vettura, ma non si respira assolutamente l’aria di paura riferita dai media”.
Quello che si respira è sicuramente la frustrazione di persone che hanno fatto richiesta di protezione internazionale e che si trovano chiuse in una ex struttura per i marines della base Nato di Sigonella, a 12 chilometri dal centro abitato, in una strada battuta solo da due corse di un bus pubblico.
Si respira anche l’aria dei fumogeni, lanciati ieri sera dalle forze dell’ordine come unica risposta istituzionale alle richieste di queste persone. La polizia non ha esitato a lanciare i fumogeni ad altezza d’uomo, come si vede anche in un video della Rai.
La risposta istituzionale dovrebbe però essere ben altra: “Il Cara deve essere chiuso” afferma Di Stefano “crea segregazione, confina i migranti lontano dagli abitanti, creando insicurezza e diffidenza. Una situazione su cui fanno leva i media, dando vita anche a derive xenofobe”.
In effetti sono moltissimi i quotidiani che parlano di “emergenza”, “guerriglia”, “poliziotti feriti”, “pericolo”. Sul profilo Facebook del gruppo di estrema destra Forza Nuova un utente commenta: “Ora chi pagherà i danni di questi selvaggi?”, e un altro: “Una volta si imbracciavano le armi”.
L’appello a non strumentalizzare la protesta dei migranti, ma a capirne le vere ragioni, arriva anche da Valerio Marletta, sindaco di Palagonia, a 20 kilometri da Mineo: “Invitiamo tutti a non alimentare il becero populismo, le false notizie o addirittura cavalcare i malumori strumentalizzando la vicenda. Abbiamo di fronte un fenomeno complesso che bisogna affrontare seriamente”, scrive il sindaco in una nota ufficiale, in cui sostiene la necessità di “chiudere il centro Cara. Non possiamo trattare il fenomeno come un mero problema di ordine pubblico”.
Secondo il sindaco di Palagonia sono le politiche alla base del sistema d’accoglienza ad essere sbagliate: “Il modello dei mega Cara è un fallimento. Il comune di Palagonia ha dato la propria disponibilità ad ospitare uno Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Un territorio piccolo come il nostro non può occuparsi di migliaia di rifugiati, ma può garantire la propria parte all’interno di un sistema di integrazione nazionale. Bisogna creare modelli “virtuosi” di accoglienza, rispettando i diritti e la sicurezza di tutti e tutte”.
Diversa l’opinione di Paolo Ragusa, presidente del consorzio gestore del centro, il Sol. Calatino, che, come ci spiega Di Stefano, fa riferimento al Pdl e a Giuseppe Castiglione, ex presidente della Provincia di Catania. “In questi anni noi abbiamo fatto del Cara una risorsa per l’economia e il lavoro del territorio, dentro il centro abbiamo vinto la sfida della convivenza”, dichiara Ragusa.
Quello che ci racconta Di Stefano è però molto diverso: “Il centro è composto da prefabbricati, ognuno con diverse stanze. In totale in ogni costruzione potrebbero starci 10 persone: in realtà, però, i gestori affidano la distribuzione degli spazi ai gruppi di richiedenti asilo. Quello che, in una struttura virtuosa, potrebbe sembrare una positiva autogestione, in realtà in una comunità eterogenea di più di 3000 persone si trasforma in un caos, dove vige la legge del più forte”.
Inoltre, le persone “dormono a terra, su materassini in gommapiuma. Le malattie sono numerose, soprattutto legate a disturbi gastrointestinali: il cibo arriva da un distributore esterno e ai richiedenti asilo viene impedito di cucinare, ufficialmente per una ‘questione di sicurezza’, in realtà per ragioni di business”.
Martedì prossimo il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano dovrebbe recarsi presso il centro, su invito del sindaco di Mineo.
Pubblichiamo di seguito il comunicato della rete antirazzista catanese:
Ennesima protesta dei migranti del Cara di Mineo.
Quando verrà garantito anche a loro in tempi brevi il diritto d’asilo europeo?
Stamani è esplosa un’altra protesta dei richiedenti asilo nella SS. Catania – Gela; quasi tutti i commenti denunciano la situazione insostenibile dei menenini e non pochi auspicano il potenziamento delle forze dell’ordine per fare rispettare le leggi e garantire la sicurezza (naturalmente dei menenini).
Oggi la situazione al Cara di Mineo , come denunciamo soprattutto dall’inizio dell’anno, sta diventando incandescente. Non era prevedibile che, raddoppiando le presenze di richiedenti nel Cara e dimezzando gli esami delle richieste d’asilo, quindi quadruplicando i tempi (già lunghi e fuorilegge negli anni scorsi), i migranti non trovassero altro mezzo che quello di ricorrere alla protesta collettiva per fare rispettare i propri diritti?
A Mineo e nel calatino c’è chi ha fatto la sua fortuna, anche elettorale, con il mega business del Cara; in fondo più si parcheggiano a tempo indeterminato migliaia di persone (che hanno urgenza di ricongiungersi con i familiari e costruirsi un futuro), più gli introiti aumentano. Da mesi si stanno volutamente esasperando le condizioni di vivibilità dei richiedenti asilo, nonostante a Mineo tante attività commerciali siano rifiorite grazie a loro e, come al solito, l’unica proposta è quella di garantire la sicurezza dei menenini minacciata dai “pericolosi” richiedenti asilo (persone che fuggono da guerre e persecuzione e non hanno commesso alcun reato).
Dopo le 2 stragi di migranti al largo di Lampedusa si può proseguire con questa ipocrisia?
Ieri abbiamo manifestato ad Agrigento, contestando la ridicola passerella dei ministri che celebravano i funerali dei migranti, impedendo di parteciparvi ai 157 superstiti, segregati a Lampedusa; invitato, invece, l’ambasciatore del governo eritreo, carnefice del suo popolo.
Decenni di vergognose leggi razziali hanno dipinto i migranti, reali vittime delle ingiustizie planetarie, come pericolo pubblico, mentre i reali carnefici , dalle mafie mediterranee, che organizzano i viaggi della morte, ai tanti sfruttatori del lavoro nero ed ai caporali, grazie alle complicità nelle istituzioni, la fanno franca.
Dalla strage dei 6 migranti il 10 agosto scorso nella Plaia di Catania è stata promossa dalle associazioni antirazziste una campagna per il diritto d’asilo europeo e per aprire corridoi umanitari nelle zone di conflitto, proponiamo all’opinione pubblica, e soprattutto ai media, di riflettere di più sulla complessità e drammaticità che sta dietro ad ogni migrante, prima di criminalizzare chi lotta per i propri diritti e di auspicare una maggiore repressione .
IL Cara di Mineo deve essere chiuso!
L’esperimento di segregazione dei migranti voluto da Maroni è fallito!
No alle galere etniche!
Rete Antirazzista Catanese