Un’altra vittima va ad aggiungersi alle quattordici persone morte giovedì 6 febbraio nell’enclave spagnola di Ceuta, residuo coloniale ispanico in territorio marocchino. Il corpo senza vita di un giovane ragazzo è stato trovato oggi dalla Guardia Civil al largo della spiaggia di Almadraba, a sud della Spagna. Il giovane era di origine subshariana, come le altre persone morte nel tentativo di raggiungere l’Europa.
Alle 5.45 del 6 febbraio le telecamere della Guardia Civil spagnola, che vigilano gli 8,2 chilometri di frontiera tra il Marocco e Ceuta, hanno segnalato la presenza di più di 250 persone dirette verso la zona di confine. Dopo aver provato a scavalcare la barriera ed essere state respinte dagli agenti marocchini e spagnoli, un gruppo di persone si è diretto verso il litorale, gettandosi in acqua nei pressi della spiaggia di Tarajan, che separa i due territori.
E’ a questo punto che la Guardia Civil ha iniziato a sparare proiettili di gomma. E’ stato lo stesso Ministro dell’Interno Jorge Fernandez Diaz che giovedì scorso, durante una ricostruzione in Parlamento, ha confermato l’uso dei proiettili, specificando che gli spari non sono stati diretti contro le persone, ma in mare e in aria, a scopo dissuasivo.
L’esito che hanno prodotto, ad ogni modo, sembra essere stato lo stesso: stando alle denunce dei superstiti e delle associazioni, il panico e la tensione scaturita dai colpi lanciati dalla Guardia Civil sembra aver provocato l’annegamento dei migranti. Alcuni testimoni hanno parlato anche dell‘uso di veri e propri proiettili di piombo e di gas lacrimogeni.
Smentite e contraddizioni
Inizialmente, la delegazione del governo, presieduta da Francisco Antonio González, aveva negato l’uso dei proiettili di gomma, avallando le dichiarazioni della Guardia Civil.
Solo dopo l’intervento del Ministro dell’interno, la Guardia Civil e la delegazione governativa a Ceuta hanno ammesso l’uso dei proiettili di gomma “non contro le persone ma solo per spaventarle”. Lo stesso Ministro dell’Interno ha parlato di una sorta di “frontiera acquatica”, di “barriera dissuasoria” che la Guardia Civil voleva produrre con l’uso dei proiettili.
“Le volte prima, si riuscì a impedire l’accesso della maggior parte dei migranti, senza che nessuno venisse raggiunto dai mezzi della Guardia Civil”, ha spiegato il Ministro dell’Interno, confermando l‘uso abituale di questa pratica.
Respingimenti
“Ventitre persone hanno raggiunto la parte spagnola della spiaggia, alcune aiutate dalla Guardia Civil, che le ha immediatamente rimandate indietro verso gli agenti marocchini, che se ne sono fatti carico”. Ancora una volta, è il primo ministro a spiegare quanto accaduto, smentendo il direttore della Guardia Civil Fernández de Mesa, che aveva affermato che “nessun immigrato ha toccato suolo spagnolo”, come dichiarato anche dal delegato del governo a Ceuta.
Anche un video, girato da un testimone presente nell’edificio situato di fronte alla spiaggia, mostra diverse persone che raggiungono la spiaggia di Tarjal a nuoto, senza l’aiuto della Guardia Civil ma, anzi, a braccia alzate, a significare una resa di fronte alla polizia spagnola, che nel video imbraccia dei fucili.
Ad ogni modo sembra evidente, anche dalle parole del Ministro dell’Interno, che alcune persone sono riuscite a raggiungere la parte spagnola della spiaggia prima di essere rimandate indietro: una situazione che contrasterebbe con la normativa nazionale e internazionale, per cui quando un immigrato tocca suolo iberico deve essere portato in questura per il riconoscimento e poi trasferito nel più vicino Centro de Estancia Temporal de Inmigrantes (centro di permanenza temporanea).
La Guardia Civil ha dichiarato ai quotidiani nazionali che la “riconsegna” dei migranti che arrivano a nuoto dal Marocco è “frequente” e fa parte di un protocollo d’intesa tra Spagna e Marocco per cui è possibile omettere il processo amministrativo d’espulsione, eseguendo direttamente la consegna della persona alle forze di polizia marocchine.
Reazioni dell’Unione Europa
“Preoccupazione” è stata espressa dalla Commissaria europea per gli Affari interni Cecilia Malmstrom, che ha chiesto spiegazioni al governo spagnolo.
Non è la prima volta che Malmstrom interviene sulle azioni messe in atto dalle autorità spagnole contro l’ingresso di cittadini stranieri: anche lo scorso dicembre la Commissaria si disse “preoccupata” per l’installazione di lamette sulle barriere alte più di sei metri presenti tra il territorio marocchino e le énclaves di Ceuta e Melilla, dopo che nel 2007, due anni dopo la loro prima collocazione, in seguito alle proteste di Ong spagnole ed internazionali ne fu decisa la rimozione a causa delle profonde lesioni che provocavano a mani e gambe dei migranti.
Anche allora, l’esecutivo spagnolo disse che la misura aveva un obiettivo meramente dissuasorio, specificando che anche in altri paesi, come a Bruxelles durante il summit europeo, si usarono barriere di questo tipo. Nonostante le “preoccupazioni”, la Commissaria non obbligò la Spagna a eliminare il dispositivo ‘dissuasorio’, che continua a ferire gravemente moltissime persone.
Ong e associazioni
Da anni, le associazioni di tutela dei diritti umani denunciano la situazione dei migranti che dal Marocco provano a raggiungere l’Europa.
Già nel 2005, Medici senza frontiere presentava un rapporto sulle condizioni delle persone abbandonate nel deserto dopo l’espulsione da Ceuta e Melilla.
E’ recente il rapporto Abused and expelled di Human Rights Watch, sulle violenze subite dai migranti che non riescono a superare le barriere tra il Marocco e i territori spagnoli.
La ong Prodein ha pubblicato pochi giorni fa un filmato che denuncia i respingimenti irregolari dei migranti ad opera della Guardia Civil. Proprio sulla base di questo video, il ministro degli Interni Jorge Fernandez Diaz ha dovuto ammettere che “ci sono casi sporadici di respingimento”.
Su quanto avvenuto a Ceuta, la rete Migreurop, che già nel giugno 2006 pubblicava il rapporto Le livre noir de Ceuta et Melilla, ha richiesto una Commissione parlamentare per indagare sulle morti e sulle pratiche di controllo delle frontiere messe in atto dal governo spagnolo. Dopo l’intervento del Ministro dell’Interno, Migreurop ha chiesto all’esecutivo una presa di responsabilità politica.
Ma il governo spagnolo non si ferma
Nel frattempo, mentre la coalizione di sinistra Izquierda Unida chiede le dimissioni di Diaz e Migreurop comunica la possibilità di intraprendere azioni giuridiche contro lo stato per i fatti in questione, il Ministro dell’Interno, miope e sordo rispetto alle denunce e alla situazione, annuncia il futuro ampliamento della barriera che separa la zona spagnola da quella marocchina nella spiaggia di Tarajal, a Ceuta.