Sono stati tutti condannati i quattro uomini accusati di aver promosso e diretto la sezione italiana del portale neonazista Stormfront, che si autodefinisce “The white nationalism community” (“La comunità virtuale del nazionalismo bianco”).
Il sito, che il responsabile della Digos di Roma Lamberto Giannini aveva definito “associazione finalizzata all’incitamento all’odio razziale e all’antisemitismo”, era stato oscurato lo scorso novembre, a seguito dell’inchiesta avviata nell’ottobre 2011 dalla Questura di Roma, in collaborazione con la Digos e il Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni (ne abbiamo parlato qui).
Il forum era noto già da tempo agli inquirenti, sia in relazione alle molte segnalazioni pervenute da associazioni, enti e privati, sia per denunce specifiche sporte da persone colpite da attacchi personali, soprattutto cittadini appartenenti al mondo della cultura, della politica, dell’informazione e della televisione.
Dal 16 novembre scorso, l’amministratore e ideologo del sito, due moderatori e un utente si trovano in carcere, in regime di custodia cautelare, in attesa del processo che si è chiuso pochi giorni fa, l’8 aprile, con rito abbreviato come richiesto dagli stessi imputati.
In sede processuale, il gup di Roma ha condannato a tre anni il 24enne ideologo del gruppo, a due anni e sei mesi due moderatori, a due anni e otto mesi un utente del forum. Per tutti sono stati disposti gli arresti domiciliari. E’ stato dato inoltre ordine di pubblicare la sentenza sul sito internet del ministero della Giustizia e su quello dell’Interno.
Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Luca Tescaroli hanno contestato agli imputati di essersi associati “perché accomunati da una vocazione ideologica di estrema destra nazionalsocialista – come si legge nel capo d’imputazione – allo scopo di commettere più delitti di diffusione di idee on line e tramite volantinaggio, fondati sulla superiorità della razza bianca, sull’odio razziale, etnico e di incitamento a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziale ed etnici”.
Nel giudizio si sono costituiti parte civile i giornalisti Marco Pasqua e Roberto Saviano, il direttore dell’Unar Massimiliano Monnanni, il Presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, tre giudici di un collegio del tribunale di Palermo, il Ministero dell’Interno e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Alle parti civili è stato riconosciuto un risarcimento danni di cinquemila euro.
E’ stata, inoltre, confermata la confisca di tutto il materiale sequestrato lo scorso 16 novembre dalla polizia nelle abitazioni dei ragazzi: una ventina di coltelli, una baionetta, un pugnale, 6 bastoni Baton kali, una mazza da baseball, un lancia massi, uno sfollagente telescopico. Respinta, invece, la richiesta, avanzata da Tescaroli, di confiscare il sito web Stormfront.
“Si tratta della prima sentenza che riconosce l’associazione a delinquere nei confronti di un gruppo che agiva sul web – ha commentato l’avvocato di parte civile, Daniele Stoppello – Un’operazione che dimostra come l’istigazione all’odio razziale sia perseguibile anche quando ci si nasconde dietro ad un nickname”.
Intanto, Roberto Fiore, il leader del movimento di estrema destra Forza Nuova, in una nota esprime solidarietà a due dei condannati, “simpatizzanti forzanovisti” come scrive lo stesso Fiore, per il quale “la condotta loro addebitata è l’aver contestato in alcuni interventi scritti nel sito ‘Stormfront’, la tesi ufficiale sancita dal processo di Norimberga, ossia l’aver il Terzo Reich progettato la ‘soluzione finale’ con lo sterminio su scala industriale di sei milioni di ebrei”. Fiore specifica che Forza Nuova “non intende assumere posizioni su quell’annosa questione che spetta al giudizio degli storici; ognuno dev’essere libero di pensarla come gli pare. [..] Quel che però ripugna alla coscienza d’ogni uomo libero – prosegue Fiore – è l’idea che l’opinione liberamente espressa su un accadimento del passato possa essere motivo di persecuzione, carcere, proscrizione. [..] In Italia una norma che punisce il c.d. ‘negazionismo’ ancora non esiste; ma, attraverso uno specioso procedimento (il)logico lo si gabella per ‘incitamento all’odio o alla violenza razziale’ ed il gioco è fatto. Due cose sono certe: la prima è che la storia non la si fa colle sentenze o coi decreti legge, caso mai attraverso la ricerca e, se occorre, la revisione dei testi e dei documenti; la seconda è che il c.d. ‘decreto Mancino’ [..] è una sinistra scure contro la libertà d’opinione ed è questo un motivo più che sufficiente per invocarne l’abrogazione”.
Non è questa la sede per soffermarsi sulle preoccupanti dichiarazioni con cui Fiore mette in discussione quanto sancito dal processo di Norimberga, arrivando a ipotizzare la revisione di testi e documenti, ma è sicuramente doveroso sottolineare la gravità di questa presa di posizione.
Rimanendo sul processo in questione, per dovere di cronaca è importante sottolineare che le persone condannate sono state accusate, e giudicate, per aver incitato all’odio e alla violenza riferendosi a una supposta superiorità etnica, attraverso la pubblicazione di commenti aggressivi e insulti (solo per avere alcuni esempi di può fare una agile ricerca del nostro database, o vedere questi link solo a titolo di esempio: http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/2012/07/internet-hate-speech-in-the-cyberspace-una-svolta/, http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/2012/07/il-ministro-riccardi-e-il-meticciato/).
Per quanto riguarda la supposta “scure contro la libertà d’opinione”, riportiamo il commento di Stoppello: “Il diritto di manifestare il proprio pensiero non deve essere confuso con il diritto di incitare all’odio e oltraggiare la memoria degli ebrei uccisi nei campi di sterminio”.