Si avvicina il primo marzo e la Rete primo marzo torna a mobilitarsi. Ventiquattr’ore senza di noi”: è questo lo slogan che da quattro anni accompagna questa giornata.
Più che di uno sciopero vero e proprio, si tratta di una giornata in cui si concentrano iniziative e incontri, “un appuntamento per rinnovare l’impegno e la lotta per i diritti, contro il razzismo, le frontiere e lo sfruttamento”, come si legge nell‘appello.
Una mobilitazione che coinvolge migranti, cittadini italiani, associazioni, comitati, “nella consapevolezza che la battaglia per i diritti” deve riguardare tutti: “perché i diritti o sono per tutti o non sono per nessuno”.
Tanti quindi gli appuntamenti, diversi ed eterogenei, ma tutti con un denominatore comune: “la condivisione di alcuni valori fondamentali come l’impegno contro il razzismo, la difesa dei diritti per tutti, l’elaborazione di proposte concrete per migliorare e/o riformare le leggi sull’immigrazione in vigore in Italia”.
Un impegno che si deve fare più forte in un periodo “caratterizzato da eventi drammatici e dalla crisi economica: peggiorano le condizioni lavorative, aumentano precariato e disoccupazione. A trovarsi nella posizione più critica sono i soggetti più deboli e ricattabili”. Tra questi ci sono i migranti, “anche per effetto della legge sull’immigrazione in vigore, che continua a tenere legati permesso di soggiorno e contratto di lavoro”.
La Rete Primo Marzo si mobiliterà proprio contro questa normativa, oltre che contro le politiche che mantengono i cittadini di origine straniera ai margini della società civile e in una condizione di ricattabilità.
Nello stesso giorno, partirà dall’Italia la Carovana europea, marcia dei richiedenti asilo e dei migranti con destinazione Bruxelles. Una mobilitazione organizzata dalle associazioni di cittadini migranti, per ricordare “all’Europa che siamo anzitutto delle persone e che rifiutiamo di guardare in silenzio il dispiegamento di dispositivi di potere messo in campo dall’Unione Europea e gli Stati membri per privarci illegittimamente della nostra dignità, e persino della nostra vita”. “Siamo convinti che i morti di Lampedusa non siano una fatalità, ma il risultato di politiche e accordi disumani, [..] punta dell’iceberg del fallimento delle politiche repressive e restrittive dell’Europa e dei suoi Stati membri”, afferma Aboubakar Soumahoro, rappresentante italiano della Coalizione internazionale sans papier e migranti.
Tra i provvedimenti contestati c’è il regolamento Dublino, che impedisce la libera circolazione dei richiedenti asilo sul territorio europeo e limita la tutela del diritto d’asilo.
Qui e qui gli appuntamenti della Rete Primo Marzo
Qui i contatti della Carovana europea.