Facilitare l’accesso dei medici stranieri ai bandi pubblici di reclutamento del personale per tutelare meglio la salute di tutti; più personale, meno burocrazia, una legge nuova in materia di cittadinanza; chiusura delle navi quarantena; progressivo smantellamento dei Centri di Accoglienza Straordinaria e ampliamento del sistema di accoglienza diffusa gestito dai Comuni; avvio di un processo partecipativo per l’adozione di un nuovo Piano nazionale contro il razzismo: sono le proposte sulle migrazioni contenute nel nuovo Rapporto di Sbilanciamoci! Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, l’ambiente 2021 (link), presentato oggi online. Il rapporto esamina in dettaglio il Disegno di Legge di Bilancio 2021 del Governo e delinea una manovra economica alternativa da quasi 36 miliardi a saldo zero: 111 proposte in sette aree chiave di analisi e intervento per uscire dall’emergenza Covid-19 e imprimere il necessario cambio di passo per la giusta ripartenza del Paese.
Pubblichiamo di seguito il capitolo dedicato alle politiche su migrazioni e asilo
L’emergenza Covid-19 ha condizionato fortemente l’andamento degli arrivi dei migranti, il dibattito pubblico sulle migrazioni e anche le politiche pubbliche adottate nel corso del 2020.
Gli arrivi via mare sono stati contenuti nella prima parte dell’anno, aumentati negli ultimi mesi: 32.037 le persone sbarcate in Italia al 15 novembre (Dati Ministero dell’Interno).
I cosiddetti decreti sicurezza Salvini hanno svuotato in modo forzoso il sistema di accoglienza portando il numero delle persone accolte da circa 183.700 a fine 2017 alle 80.096 di oggi. I cittadini non comunitari titolari di permesso di soggiorno sono diminuiti del 3% circa tra l’1° gennaio 2019 e l’1° gennaio 2020, scendendo a 3.615.826. Nel complesso la popolazione straniera residente resta ferma a 5,3 milioni di residenti stranieri, di cui il 50% sono cittadini europei.
Come è successo in molti altri ambiti sociali, la gestione dell’emergenza sanitaria è stata molto confusa, in particolare nella prima fase di lockdown. Sono mancati protocolli specifici rivolti agli enti gestori dei progetti di accoglienza, ai quali è stata delegata la responsabilità di fornire informazioni sulle norme di prevenzione sanitaria, di dotarsi dei presidi sanitari necessari e di garantire il rispetto delle norme di distanziamento sociale. Inevitabili i problemi insorti soprattutto nelle grandi strutture e le puntuali polemiche strumentali dei soliti noti che hanno colto l’occasione per lanciare una vera e propria campagna contro “l’untore straniero”. Sta di fatto che ad oggi i casi di contagio riscontrati nel sistema dei Cas gestiti dalle Prefetture sono nell’ordine dell’1,56% su un totale di circa 55mila persone e quelli riscontrati nei progetti exSprar-Siproimi-SAI sono lo 0,98% su un totale di 25mila persone ospitate (Dati Ministra Lamorgese forniti alla Camera il 17 novembre 2020).
Dal punto di vista normativo, nel 2020 sono stati adottati due provvedimenti importanti, richiesti anche da Sbilanciamoci! lo scorso anno.
Il primo è il Provvedimento di emersione dei rapporti di lavoro previsto nell’art. 103 del DL n. 34 del 19 maggio “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”. La procedura di emersione, molto selettiva, ha riguardato solo tre settori lavorativi: agricoltura, allevamento e pesca, assistenza familiare e settore domestico; iniziata il 1° giugno, si è chiusa il 15 agosto 2020. Le domande presentate dai lavoratori non comunitari sono state 207.500: 176.800 per lavoro domestico e assistenza alla persona e 30.700 per lavoro subordinato negli altri due settori. Un numero che più o meno ricalca i risultati degli ultimi provvedimenti di regolarizzazione promossi in precedenza, ma inferiore alle attese, soprattutto per quanto riguarda il settore agricolo. Di certo non hanno giovato le difficoltà di interpretazione della norma, l’affidamento al datore di lavoro dell’onere di presentare la domanda, i costi previsti per i datori di lavoro, l’esclusione di importanti settori produttivi (come quello edilizio e della ristorazione) in cui è presente molto lavoro nero, straniero e non.
Il DL. n.130 del 21 ottobre 2020 ha invece modificato (ma non abrogato) i decreti Salvini.
Tra i punti più importanti: la reintroduzione di una forma di protezione umanitaria sotto il cappello della protezione “speciale”; la convertibilità in permesso di soggiorno per motivi di lavoro dei permessi di soggiorno per protezione speciale, calamità, residenza elettiva e assistenza minori; una revisione del divieto di accesso alle acque territorialie delle sanzionidelle Ong impegnate in operazioni Sar (ma non la totale abolizione); la garanzia del diritto all’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo; una nuova centralità del Sistema di accoglienza e integrazione gestito dai Comuni che si riapre per i richiedenti asilo e ripristina i servizi di assistenza (sociale, sanitaria, psicologica, legale, di formazione e di orientamento al lavoro); la riduzione dei tempi di trattenimento nei CPR da un massimo di 180 a 90 giorni.
Il testo del DDL di Bilancio 2021 non contiene alcuna norma rilevante in materia di immigrazione e di asilo. Le Tabelle contenenti gli stati di previsione dei singoli ministeri, segnalano tra i capitoli di spesa più rilevanti, 1,050 miliardi di euro per le spese per l’attivazione, locazione, gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza per stranieri “irregolari”; 166 milioni per il Fondo per i minori stranieri non accompagnati; 504 milioni per il Fondo nazionale per le politiche e i servizi sull’asilo; 31,5 milioni per il Fondo Africa; 15 milioni per il funzionamento delle Commissioni Nazionale e territoriali per il riconoscimento dello status di rifugiato. Solo nel caso del Fondo Nazionale per le politiche per l’asilo è previsto un finanziamento aggiuntivo di 100 milioni di euro rispetto alla legislazione vigente.
Le proposte di Sbilanciamoci!
Mancano medici e infermieri? Assumiamo quelli stranieri
Il sistema sanitario continua ad essere in affanno: mancano medici, infermieri, anestesisti in tutto il paese. Le regioni e le Asl hanno pubblicato molti bandi per il reclutamento urgente di personale sanitario, ma alcuni di essi hanno previsto requisiti di accesso discriminatori.
L’art. 38 del T.U. del pubblico impiego stabilisce che possono accedere ai posti di lavoro presso le amministrazioni pubbliche che non implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, ovvero non attengono alla tutela dell’interesse nazionale, i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea e i loro familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente e, alle stesse condizioni, i cittadini di Paesi terzi titolari del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, dello status di rifugiato o dello status di protezione sussidiaria. L’art. 13 del DL.18/2020 (Cura Italia) ha previsto una deroga a questa norma consentendo di assumere alle dipendenze della pubblica amministrazione per l’esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio-sanitario tutti i cittadini non comunitari titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, dunque anche i cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno di breve periodo.
Molti bandi pubblicati nel corso degli ultimi mesi hanno invece continuato a richiedere, nel caso dei medici, il requisito della “cittadinanza italiana o di Paesi dell’Unione Europea” e, per il restante personale sanitario, i requisiti previsti dall’art. 38 TU pubblico impiego, escludendo così i cittadini non comunitari che non sono soggiornanti di lungo periodo, anche se titolari di un permesso che consente di lavorare.
Sbilanciamoci! chiede che il Governo si attivi da subito con la Protezione civile e con le Regioni per far rispettare la deroga sopra citata. Ostacolare l’inserimento nel sistema sanitario pubblico di molte professionalità mediche e sanitarie straniere presenti nel nostro paese significa infatti non solo compiere una discriminazione, ma rendere più difficile la protezione del diritto alla salute di tutti i cittadini.
Costo: 0
No alle navi quarantena, sì a micro-strutture di accoglienza dedicate
Il decreto del capo dipartimento della Protezione Civile n.1287 del 12 aprile 2020 ha affidato al capo dipartimento delle libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno il compito di provvedere all’assistenza alloggiativa e alla sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare o giunti a seguito di sbarchi autonomi sul territorio italiano. A tal fine si è provveduto al noleggio di navi traghetto nelle quali sono state trasferite centinaia di persone. Addirittura, nel mese di ottobre sono stati su di esse trasferiti persino richiedenti asilo positivi ospitati in progetti di accoglienza in alcune città italiane del centro e del nord del paese. Le navi quarantena non sono luoghi idonei a tutelare la salute delle persone, a garantire l’osservanza delle norme di distanziamento sociale e sono molto costose (la stima è di un costo di circa 4 milioni di euro per ospitare 285 persone per 101 giorni).
Sbilanciamoci! propone di creare delle strutture di accoglienza a terra specificamente dedicate allo scopo, molto più sicure dal punto di vista sanitario, più umane e meno costose. A tal fine potrebbero essere adibite alcune delle strutture attualmente utilizzate dalle Prefetture per i Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas).
Al tempo stesso Sbilanciamoci! chiede al Governo di impegnare le Regioni a garantire l’accesso dei cittadini stranieri ai servizi sanitari ordinari e straordinari anti Covid-19 attivati sul territorio.
Risparmio: 54 milioni di euro
Via i Cas, sì a un Sistema Unico e Pubblico di Accoglienza
Il DL 130/2020 ha restituito centralità al sistema di accoglienza gestito dai Comuni (ex Sprar-Siproimi, ribattezzato Sistema di Accoglienza e Integrazione-SAI) prevedendo che possano tornare ad accedervi anche i richiedenti asilo. E’ un dato di fatto, però, che dal 2013 in poi la gran parte della domanda di accoglienza sia stata soddisfatta ricorrendo ai Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), gestiti dalle Prefetture. Ancora oggi, il 67,9% delle persone accolte è ospitata nei Cas, solo il 30,9% nei centri SAI e circa l’1,1% negli hotspot (Dati Ministero dell’Interno al 15/11/2020).
Sbilanciamoci! chiede da tempo di passare dal sistema binario (SAI-CAS) a un sistema di accoglienza unico, pubblico, diffuso sul territorio e gestito dai Comuni, che può garantire più facilmente un’accoglienza umana, personalizzata e finalizzata a supportare l’autonomia e l’inclusione sociale delle persone accolte. Per rendere possibile questo cambiamento si propone nel breve termine di: a) aumentare la capienza del SAI di 8mila-10mila posti nel 2021 (costo 125 milioni di euro); b) stimolare l’adesione volontaria dei Comuni al SAI riconoscendo un contributo forfettario pro capite pari a 500 euro per ogni persona ospitata (costo 500 milioni di euro); c) rivedere il capitolato di appalto dei Cas innalzando il costo pro capite pro die tra un minimo di 32 e un massimo di 35 euro per il 2021, prevedendo che anche nei centri gestiti dalle Prefetture siano assicurati i servizi di inclusione socio-lavorativa. La chiusura dei Cas potrebbe avvenire entro fine 2021 (risparmi per circa 600 milioni di euro), anche grazie alla costituzione di un gruppo di lavoro che coinvolgesse rappresentanti di Ministero dell’Interno, Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Anci, associazioni e sindacati.
Costo complessivo: 25 milioni di euro
Cittadinanza: è tempo di cambiare. Più personale, meno burocrazia, una legge nuova
Il Dl.113/2018 aveva raddoppiato i tempi di espletamento della pratica per la domanda di cittadinanza portandoli da due a quattro anni. Il DL. 130/2020 li ha ridotti a 36 mesi, un emendamento parlamentare al decreto a 24 mesi prolungabili a 36. Ridurre i tempi di attesa ad un anno, come chiede il movimento degli #italianisenzacittadinanza, sarebbe il minimo da fare, ma ciò che serve è una riforma della legge sulla cittadinanza n.91/92. Sarebbe sufficiente riprendere il testo di riforma approvato alla Camera il 13 ottobre 2015. Nel frattempo, per facilitare l’espletamento delle pratiche di cittadinanza Sbilanciamoci! propone di rafforzare di 20 unità l’organico della Direzione centrale per i Diritti civili, la Cittadinanza e le Minoranze del Ministero dell’Interno.
Costo: 760.000 euro per il 2021
Verso un nuovo piano nazionale contro il razzismo
Il 18 settembre scorso la Commissione Europea ha presentato il Piano d’azione dell’Unione Europea contro il razzismo 2020-2025. Gli Stati membri sono incoraggiati a adottare nuovi piani nazionali entro il 2022 e a riferire sull’effettiva attuazione, seguendo le linee guida che la Commissione presenterà entro il 2021.
Sbilanciamoci! propone che Unar crei da subito un gruppo di lavoro nazionale che coinvolga a titolo gratuito rappresentanti delle amministrazioni centrali interessate, Anci, Conferenza Stato Regioni, associazioni specificamente attive nell’ambito della lotta della xenofobia e del razzismo e sindacati al fine di organizzare un percorso online coordinato e partecipato di elaborazione del nuovo piano nazionale contro il razzismo che indichi obiettivi, descrizione, beneficiari, tempi e risorse delle azioni da mettere in campo a partire dal 2022.
Costo: 40.000 euro per il 2021
Il testo intero del Rapporto Sbilanciamoci! 2021 è disponibile a questo link: