Si chiama Porti insicuri il nuovo rapporto di Medici per i Diritti Umani (Medu), realizzato in collaborazione con ZaLab e Asgi.
Porti insicuri, come sono i porti italiani per i migranti. Secondo il dossier, i cui risultati si basano su un’indagine svolta in Grecia e in Italia tra aprile e settembre 2013, “ogni anno alcune migliaia di migranti partono dai porti greci e cercano di raggiungere l’Italia e il resto d’Europa nascosti nelle navi che attraversano l’Adriatico”. La maggioranza di queste persone, una volta rintracciate “nei porti di Venezia, Ancona, Bari e Brindisi, vengono rimandate dalle autorità italiane nel paese ellenico”.
Riammissioni
Medu ha raccolto le testimonianze dirette di 66 migranti – per lo più provenienti dall’Afghanistan e dalla Siria – che hanno dichiarato di essere stati riammessi dall’Italia alla Grecia. Sono state documentate in tutto 102 riammissioni, delle quali 45 si sarebbero verificate nel 2013: una proporzione che indica come moltissima gente venga riammessa – o sarebbe meglio dire respinta – più di una volta.
La situazione è particolarmente grave per quanto riguarda i minori, in particolari i minori non accompagnati: tantissimi si trovano in questa situazione e subiscono lo stesso trattamento degli adulti. Il 33% delle persone intervistate ha dichiarato che al momento della riammissione era minorenne.
I problemi legati a questa procedura sono diversi: primo fra tutti, il fatto che la Grecia è stata considerata dall’Europa “paese non sicuro” per i richiedenti asilo, a causa soprattutto della totale assenza di politiche di accoglienza e delle continue violenze e persecuzioni subite dai migranti, aggravate anche dalla situazione di pesante crisi in cui si trova il paese. Solo per avere un’idea, si consideri che la Grecia ha attualmente ben 40.000 domande di asilo pendenti: una cifra che mostra in modo lampante la totale assenza di misure di protezione umanitaria e internazionale nel paese ellenico.
Proprio alla luce di questa situazione, “il regolamento Dublino è bloccato per quanto riguarda la Grecia – sottolinea l’avvocato di Asgi Salvatore Fachile – e le riammissioni sono illegittime, violano diverse sentenze passate. Per questo, quando il Ministero dell’interno rilascia i dati dei rimpatri verso la Grecia, è come se stesse dichiarandosi colpevole”.
Le riammissione dall’Italia alla Grecia avvengono in realtà in base a un accordo bilaterale del 1999 (per info sull’accordo clicca qui): accordo “illegittimo, perchè viola dei trattati superiori, internazionali”, denuncia Facile.
Gli ultimi dati rilasciati dal Ministero dell’Interno parlano di una decrescita del numero delle persone che dalla Grecia arrivano nei porti dell’Adriatico: un’indicazione reale, che però non deve essere letta come positiva: Medu sottolinea infatti che la diminuzione degli arrivi è dovuta all’attivazione di misure di controllo maggiori, come l’aumento degli uomini legati a Frontex: nel periodo trattato dal dossier sarebbero stati posizionati 1800 uomini in più a Evros, uno dei punti principali di ingresso dei migranti sul territorio ellenico. A questo si accompagnerebbe un incremento dei controlli sul territorio.
Italia
In merito alla situazione dei porti italiani, il dossier sottolinea la precarietà dei servizi che invece dovrebbero essere presenti per legge: in otto casi su dieci i migranti riammessi hanno dichiarato di aver cercato di comunicare alle autorità italiane la volontà di richiedere protezione internazionale, o di voler rimanere in Italia per paura di quello che poteva accadere loro in Grecia. Tentativi che si sono rivelati del tutto inutili, nonostante le disposizioni in tal senso presenti nel Manuale pratico di frontiera del 2006 e nell’art.11 del Testo Unico sull’immigrazione.
I casi di riammissioni di minori non accompagnati raccolti sono stati 26, dei quali 16 si sarebbero verificati nei primi nove mesi del 2013. Solo in quattro casi sono state effettuate le procedure per l’accertamento dell’età prima che venisse eseguita la riammissione.
Delle persone intervistate da Medu, solo il 5% ha potuto parlare con un interprete, e solo il 20% ha avuto accesso all’assistenza socio-legale.
“Sebbene l’Italia abbia il diritto di controllare l’accesso al proprio territorio, le politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare devono in ogni caso rispettare i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e ovviamente di soggetti particolarmente vulnerabili come i minori stranieri non accompagnati – afferma Medu – Nel caso delle riammissioni dai porti adriatici, le numerose e approfondite testimonianze raccolte da questa indagine dimostrano come l’Italia violi sistematicamente alcuni principi basilari sanciti dal diritto interno e internazionale quali il divieto di refoulement diretto e indiretto, il divieto di esporre i migranti al rischio di trattamenti inumani e degradanti, il divieto di espulsioni collettive”.
Violenze
In questa situazione drammatica, c’è un aspetto ancora peggiore, se possibile: Medu ha rilevato che almeno in 1 caso su 5 le persone hanno dichiarato di aver subito violenza, da parte delle forze dell’ordine italiane per il 60%, e da parte del personale di sicurezza delle navi o della polizia greca per il 40%.
Le visite mediche effettuate da Medu negli insediamenti precari di Petrasso confermano i dati.
Una situazione grave e drammatica che è stata ben fotografata da Paolo Martino in Riammessi, una scheggia di Za – progetto documentaristico di Za Lab – proiettato durante la presentazione del dossier.
Sulla base dei dati emersi, Asgi ha dichiarato che presenterà ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, in merito alla situazione di 19 persone – di cui 8 minori – tutte provenienti da zone di guerra (Afghanistan, Siria, Sudan, Eritrea, Iran), cui non è stata data alcuna informazione circa le possibilità di tutela, e che sono state respinte senza aver avuto la possibilità di incontrare un interprete e senza avere alcuna notifica scritta del provvedimento di respingimento.
Alla luce di questa situazione, quello che chiedono le associazione non è un miglioramento della situazione, bensì la cessazione immediata di una prassi illegittima, all’interno della quale “l’Italia non garantisce i diritti fondamentali dei migranti, in particolare dei richiedenti asilo e dei minori stranieri non accompagnati”. Si ritiene inoltre necessaria un’ulteriore riforma del Regolamento Dublino, che, anche con le modifiche appena introdotte, “si dimostra ancora una volta inadeguato a tutelare i richiedenti asilo e ad assicurare un’equa ripartizione delle domande di protezione internazionale tra tutti i paesi europei”.
Clicca qui per scaricare il dossier.