Un ennesimo tentativo di suicido ha scosso il Cie di Ponte Galeria (Roma).
Nella notte tra lunedì e martedì, un ragazzo di vent’anni di origine libica ha tentato di togliersi la vita. Il giovane era nel Cie da tre mesi, rinchiuso dopo quattro anni di presenza sul territorio italiano.
Il ragazzo è ora ricoverato presso l’ospedale romano San Camillo, dove ha ricevuto la visita di alcuni rappresentanti della campagna LasciateCIEntrare e dell’associazione A buon diritto.
La consigliera regionale Marta Bonafoni, vice capogruppo della lista Per il Lazio, ha parlato di “ennesimo gesto di disperazione, l’ultimo di una lunga serie di gesti estremi e autolesionisti, un campanello di allarme gravissimo sulle condizioni di vita all’interno dei Cie”.
Precedenti e proteste
Già nel 2012, una cittadina tunisina di 49 anni detenuta nel Cie si era tolta la vita. Allora, il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni aveva descritto i Cie come strutture “sempre più centri di reclusione mascherata che, con la possibilità di protrarre la permanenza degli immigrati fino a 180 giorni, oggi sono molto peggiori delle carceri”.
Una situazione che è andata via via peggiorando, come dimostrano le molte denunce e le numerose proteste dei migranti. Nel dicembre 2013 e poi di nuovo qualche settimana fa, nel Cie di Ponte Galeria un gruppo di persone detenute aveva messo in atto una clamorosa protesta, cucendosi la bocca. La protesta è stata ricordata da Bonafoni, che ha sottolineato l’urgenza di “intervenire per garantire il rispetto dei diritti e la tutela della dignità umana all’interno di Ponte Galeria. Mi auguro – ha aggiunto Bonafoni – che il Consiglio regionale approvi in tempi brevissimi la mozione (qui il testo) che ho presentato e che è stata sottoscritta da tutti i capogruppo di maggioranza”.
Roma: Consiglio comunale approva mozione contro il Cie
E proprio ieri il Consiglio comunale di Roma ha approvato all’unanimità la mozione presentata dal capogruppo di Sel Gianluca Peciola (qui il testo), volta ad “avviare interventi di monitoraggio e trasparenza continui e assidui presso il Cie di Ponte Galeria, affinché vengano garantite per i cittadini migranti trattenuti condizioni di dignità, di rispetto del diritto alla difesa, di condizioni di salute decenti e di impiego di risorse atte ad evitare ulteriori motivi di sofferenza ai cittadini”. Il testo impegna il sindaco e la giunta “a esprimere formalmente al Governo nella sua interezza, al Ministro dell’Interno, ai Ministri competenti, il proprio giudizio fortemente critico nei confronti della struttura ospitata all’interno del territorio, evidenziandone i costi esosi, l’inutilità strutturale nell’economia dei processi migratori, ritenendolo soprattutto un luogo sospensivo dei diritti fondamentali e considerando l’inadeguatezza dello stesso edificio che lo ospita”. A fronte di queste considerazione, il Consiglio ne chiede “in attesa delle verifiche e dei monitoraggi richiesti, la chiusura e l’elaborazione di altre forme di accoglienza di carattere non reclusivo”.
Un segnale importante, anche se, pur esprimendo un “giudizio fortemente critico nei confronti della struttura”, non si schiera nettamente per la sua chiusura, se non temporanea in funzione di controlli.
Una mozione dai toni più decisivi è stata approvata pochi giorni fa a Torino, dove sindaco e giunta si sono impegnati a “chiedere ufficialmente al Governo di superare nel più breve tempo possibile il Cie di corso Brunelleschi”.
Che posizione prenderà in merito la Regione, chiamata ad esprimersi sulla mozione presentata da Bonafoni?
Iniziative di questo tipo rappresentano, come specificato da Bonafoni, “un passaggio necessario per avviare al più presto un’azione di monitoraggio e trasparenza su quanto accade all’interno del Centro”. Partendo, è utile sottolinearlo, dal presupposto che i Cie sono “irriformabili”, come dichiarato dalla stessa Bonafoni che, ricordando le necessità di “una reale modifica delle norme che concernono l’immigrazione”, ha sottolineato che “ogni cambio di politica in tema d’immigrazione non può che passare per l’archiviazione di queste strutture”.
Le mozioni adottate dal Consiglio comunale di Roma e di Torino, quella presentata al Consiglio regionale, costituiscono un’utile pressione politica degli enti locali sul Governo e sul Parlamento, visto che il sistema di detenzione amministrativa fa capo al Ministero dell’Interno ed è previsto per legge. Solo un intervento normativo può portare alla definitiva cancellazione dei Cie.