di Filippo Miraglia, Vicepresidente nazionale Arci, pubblicato sul blog de L’Huffington Post
Il 18 e il 19 febbraio, i governi dei 28 Paesi dell’EU si incontrano per discutere della crisi dell’Europa, del suo, e quindi del nostro futuro. Gli argomenti sono tanti e controversi, ma la caratteristica di questi summit è che le riflessioni e le analisi, che li precedono e li accompagnano, sono inficiate da assunti del tutto falsi.
Proviamo allora a chiarire qualche elemento della discussione su frontiere interne ed esterne e sul tema rifugiati.
I governi, spesso purtroppo appartenenti alla famiglia socialista europea (pensiamo ad esempio a quello austriaco e a quello francese), continuano a parlare di quote d’ingressi (annuali o giornalieri, a seconda dei casi) e di divisione tra migranti economici (irregolari) e richiedenti asilo. Forse è il caso di spiegare, a commentatori e politici che in questi mesi si affannano a trovare possibili soluzioni, che la scelta non è nella disponibilità dei governi perché sta scritta nelle Direttive europee, che sono legge.
I 28 Paesi dell’UE hanno discusso, approvato e recepito le Direttive riguardanti la procedura di accesso al diritto d’asilo, quella relativa alla definizione della qualifica di rifugiato e infine la Direttiva sugli standard minimi per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Questi provvedimenti, che sono stati di recente aggiornati dalla Commissione e dai Parlamenti nazionali, costituiscono il quadro generale di riferimento (insieme ad altre Direttive e regolamenti vigenti in materia di diritto d’asilo) ai quali tutti i governi devono attenersi.
Essi non consentono di porre limiti agli ingressi di persone in cerca di protezione. Ragione per cui il dibattito sulle quote di accesso alle frontiere è del tutto astratto e strumentale: se un Paese impone delle quote, la prima persona che in base ad esse viene respinta alla frontiera può fare ricorso con la certezza di vincerlo perché il tetto agli ingressi è del tutto fuori legge.
Sarebbe come se, per mancanza di risorse, si decidesse di porre un limite numerico agli interventi delle ambulanze, e dunque al diritto alla salute, costituzionalmente riconosciuto e regolato per legge. Anche il diritto d’asilo, in Italia come nel resto dell’UE, è costituzionalmente riconosciuto (ex art.10 della Costituzione) e regolato dal TU sull’immigrazione, dove sono state recepite le Direttive Europee.
Anche sulla fantomatica divisione su irregolari (migranti economici) e profughi (richiedenti asilo), al di là delle dichiarazioni sulle politiche discriminatorie attuate da governi e Commissione attraverso il sistema Hot Spot, c’è semplicemente da dire che va applicata la legge. La quale obbliga gli Stati a informare chi arriva alle frontiere europee sulla possibilità di accedere alla procedura asilo e, nel caso in cui la persona esprima la volontà di chiedere asilo, di avviarla al sistema d’accoglienza.
Gli Hot Spot invece, in Italia come in Grecia e altrove lungo la frontiera europea, per esplicita richiesta della Commissione Europea, hanno introdotto una divisione preventiva che lede la legge vigente nei 28 Paesi dell’UE. Divisione che si basa essenzialmente sul paese di origine delle persone a cui viene sottoposto un modulo, dove va indicata la nazionalità e viene richiesto, per esempio, se intende lavorare (moduli che in gran parte, in Italia, sono compilati dagli stessi poliziotti visto che, quasi mai, si ricorre all’interprete). Una domanda trabocchetto, alla quale tutti rispondono generalmente di sì (e chi potrebbe rispondere no, magari aggiungendo “voglio essere mantenuto dallo Stato italiano”!), ammettendo implicitamente – secondo chi valuta i moduli – di essere arrivati per cercare lavoro e non per chiedere protezione. Le associazioni hanno più volte e in tante sedi denunciato questo sistema illegittimo di divisione tra irregolari e richiedenti asilo, al quale ricorrono sistematicamente le polizie di frontiera, compresa quella italiana (se così non fosse non si capirebbe perché il Prefetto Morcone, Capo Dipartimento Libertà Civili del Viminale, ha inviato di recente una circolare nella quale richiama Prefetture e Questure a rispettare la legge) e che ha dato luogo a un numero consistente di ricorsi, ingolfando i tribunali e producendo uno spreco di risorse pubbliche.
Alla luce di queste considerazioni, è evidente che la discussione che stasera i governi faranno al summit europeo su frontiere e accesso al diritto d’asilo si basi su presupposti falsi e illegittimi. Presupposti che portano a scelte sbagliate e alle stragi di frontiera, che vanno ad aggiungersi a quelle provocate dalle guerre.