Dopo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati -UNHCR (ne abbiamo parlato qui), anche Medici per i Diritti Umani si esprime sul cosiddetto Piano Casa, in particolare sull’art.5 che nega la possibilità di iscrizione anagrafica per coloro che occupano abusivamente un immobile. Una norma che rischia di porre in una condizione di “isolamento e precarietà” le migliaia di richiedenti asilo e rifugiati che vivono in stabili occupati. Solo a Roma, Medu stima la “presenza stanziale di almeno 2.000 migranti forzati costretti a vivere in condizioni di precarietà abitativa”. E costretti è la parola giusta, vista la situazione di “cronica carenza di posti di accoglienza per i migranti forzati nel nostro Paese”.
Ma cosa significa, concretamente, non poter procedere all’iscrizione anagrafica? Impossibilità di iscriversi e accedere ai Sistemi Sanitari Regionali; impossibilità di procedere alle iscrizione scolastiche; impossibilità di ottenere la cittadinanza italiana. In poche parole, la norma contenuta nell’art.5 del Piano Casa, “oltre a tradursi nella difficoltà per le istituzioni a monitorare le reali presenze sul proprio territorio, priva il cittadino dei suoi più elementari diritti sociali”. Tra i rifugiati, le conseguenze dell’art. 5 ricadranno in maniera più pesante proprio sulle persone che invece dovrebbero avere maggiore assistenza: ad esempio “le persone affette da handicap fisici dovuti a traumi subiti nel paese di origine o durante il viaggio, per le quali risulta necessario un intervento fisioterapico, o persone affette da patologie croniche gravi o disturbi di salute mentale incompatibili con una condizione di isolamento e precarietà”.
Una situazione già sperimentata a Firenze, dove da tempo il Comune non consente l’iscrizione anagrafica alle persone che vivono nelle occupazioni. Tra questi, circa 250 rifugiati, secondo le stime di Medu, che da anni lavora in alcuni spazi occupati del capoluogo toscano (Magazzini Ex Mayer, struttura via Slataper, Parco delle Cascine, scuola viale Guidoni), “rilevando le gravissime conseguenze di una politica decisa a livello comunale” e denunciata più volte insieme ad altre associazioni. Gli effetti di questa pratica, ora istituzionalizzata ed estesa a livello nazionale, sono che dei 170 rifugiati che vivono nelle occupazioni e che negli ultimi 6 mesi sono stati assistiti dall’unità mobile di Medu “circa il 50% non risulta iscritto al Servizio sanitario regionale e il 74,4% risulta privo di residenza, mentre solamente il 17.9% è in possesso di iscrizione anagrafica a Firenze grazie al sostegno di parenti o amici”.
La crisi ha acuito la “condizione di marginalità ed esclusione di molte persone, italiane e straniere”. La decisione dello stato di impedire a molte di queste persone l’accesso ai diritti socio-sanitari pur formalmente garantiti ha come unico esito l’aggravamento della loro precarietà e una loro maggiore esclusione. In sintonia con quanto denunciato dall’UNHCR, Medu “chiede che venga garantita la possibilità di iscrizione anagrafica per tutte le persone vulnerabili che si trovano a dover vivere all’interno di edifici occupati”. Sollecita inoltre “l’individuazione di adeguate soluzioni di accoglienza e integrazione” per richiedenti asilo e rifugiati: è la mancanza di risposte da parte dello stato che costringe queste persone in condizioni di grave precarietà abitativa.