Venerdì 27 luglio, in serata, un giovane richiedente asilo senegalese di 19 anni, Dieng Khalifa, è stato offeso con insulti razzisti e aggredito da un gruppo di italiani a Partinico (PA), mentre si trovava sul posto di lavoro. Erano in sette contro uno. La vittima, cameriere ai tavoli in un bar in piazza Santa Caterina, dopo gli insulti, è stata strattonata con violenza e tirata per le orecchie, al grido: «Vattene via sporco negro». Poi, mentre uno del gruppo lo teneva fermo, gli altri lo hanno preso a calci e pugni. Dopo l’accaduto, il giovane, da circa due anni ospite della comunità alloggio Sympatheia, è stato dapprima medicato in ospedale, dove gli hanno refertato ferite al labbro e alle orecchie guaribili in sette giorni, e successivamente ha presentato una denuncia ai carabinieri, i quali hanno aperto un’indagine. «Non ho reagito perché non alzo le mani – ha raccontato la vittima alla stampa – Mi potevo difendere, ma gli educatori della comunità mi hanno insegnato che non si alzano le mani».
Un nuovo ennesimo episodio a sfondo razzista va ad allungare la già lunga lista di cittadini stranieri aggrediti (noi ne abbiamo parlato qui) o bersaglio di colpi di arma da fuoco, senza alcun motivo apparente, se non il colore della pelle (undici in poco più di cinquanta giorni, è la notizia che ha circolato di più nelle ultime ore, anche se in realtà gli episodi potrebbero essere molti di più).
A seguito di questo picco di episodi xenofobi e violenti, le forze di polizia, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, hanno alzato la guardia, preoccupate che la deriva razzista e lo “spirito di emulazione” possano moltiplicare gli atti di violenza ai danni dei cittadini stranieri. Tale allarme ha indotto ad una presa di posizione anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale, dopo il caso della bimba rom ferita a Roma da un uomo che le ha sparato da un balcone (noi ne abbiamo parlato qui), ha messo in guardia contro la deriva da “Far West” che sta correndo il Paese.
A Partinico si è trattato «solo» di un pestaggio, ma è l’ennesimo caso di intolleranza e violenza razzista negli ultimi mesi. Uno degli “effetti collaterali”, tanto sul piano fisico quanto su quello del registro linguistico, di questa terribile e strisciante opera di “rimozione” istituzionale e di occultamento dell’evidenza: laddove il razzismo non lo si vuole proprio vedere. A cominciare proprio dal Ministro dell’Interno che nega o minimizza liquidando il razzismo come “un’invenzione della sinistra” giungendo a colpevolizzare le vittime di questi odiosi atti razzisti come “colpevoli” di aver indotto tali reazioni.
Nel frattempo, mentre le violenze e gli insulti razzisti si moltiplicano in tutta Italia, da Nord a Sud, uno degli aggressori del giovane senegalese è stato rintracciato e portato in caserma dai Carabinieri. L’uomo fermato, grazie anche alle numerose testimonianze, è un operaio italiano di 34 anni, ed è stato denunciato per lesioni personali, “aggravate dall’odio razziale”. Con buona pace del Ministro dell’Interno, e nel silenzio più assoluto del Presidente del Consiglio Conte.