Che l’invasione sia una fantasia della destra per cercare consensi in un pubblico preoccupato per la crisi e le trasformazioni epocali a cui stiamo assistendo ce lo avete già visto scrivere? Probabile. I dati diffusi dall’Istat il 19 ottobre confermano questa nostra certezza. In Italia arrivano meno stranieri, le persone che entrano per lavoro sono pochissime e anche le richieste di asilo, nel 2018, sono diminuite.
Nel 2018 sono stati rilasciati 242.009 nuovi permessi di soggiorno, il 7,9% in meno rispetto all’anno precedente. La diminuzione è in larga parte riconducibile alla diminuzione dei permessi rilasciati per richiesta di asilo che sono passati da quasi 88mila e 500 nel 2017 a meno di 52 mila e 500 nel 2018 (– 41,9%). Sono aumentati di pochissimo i permessi per motivi umanitari (+4%), i permessi per lavoro (+19,7%) e quelli per ricongiungimento familiare (+8,2%). L’aumento dell’incidenza dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro si manifesta dopo molti anni di tendenza alla diminuzione dovuta alla chiusura di fatto delle nostre frontiere ai cosiddetti migranti economici. Si tratta per altro di un aumento molto relativo: quasi un terzo è di durata inferiore ai sei mesi (gli stagionali) e il 22% riguarda permessi concessi a cittadini statunitensi che lavorano nelle basi Nato presenti sul territorio italiano.
Il dato che va sottolineato è semplice: siamo a un decimo circa dei permessi rilasciati nel 2011. Questo drastico ridimensionamento dei numeri dei permessi per lavoro è dovuto alla chiusura dei canali di ingresso legali effettuata soprattutto a partire dall’inizio della crisi economica.
Aumentano leggermente anche i permessi per studio (+20%) – dei quali quasi il 21% è stato concesso a cittadini cinesi – e i permessi per famiglia che rappresentano oltre il 50% dei nuovi rilasci del 2018. Proprio questo aumento ha fatto crescere in maniera percentuale la presenza femminile: 45% dei nuovi ingressi sono donne, mentre nel 2017 erano il 38%.
In Italia dunque la presenza della popolazione straniera è sostanzialmente stabile o in relativa diminuzione e l’unica ragione dell’aumento degli ingressi negli scorsi anni era l’aumento dei permessi per richiesta di asilo. I cittadini stranieri regolarmente residenti (registrate presso le anagrafi comunali) all’1 gennaio 2019 sono infatti 3 milioni e 717 mila, l’aumento rispetto all’anno precedente non raggiunge le 200mila unità.
Calano anche le acquisizioni di cittadinanza. I cittadini stranieri che nel 2018 hanno acquisito la cittadinanza italiana sono 112.523, di cui 103.478 originari di un Paese non comunitario. Rispetto al 2017, si è registrata una flessione del 23,8%, in controtendenza rispetto alla crescita degli ultimi anni. Siamo tornati ai livelli del 2013.
ISTAT fa il punto anche sul numero complessivo di cittadini stranieri residenti che hanno acquisito la cittadinanza italiana, il dato si riferisce all’1 gennaio 2018. Si tratta di 1 milione e 340mila persone, di cui 1 milione e 97mila di origine non comunitaria.
Questi dati dovrebbero far riflettere. Non ci sono state invasioni né c’è stata una politica indiscriminata di concessione della cittadinanza italiana. Semmai va ricordato che ostacolare l’acquisizione della cittadinanza significa meno inserimento sociale, meno partecipazione, meno “normalità” nella vita delle persone straniere.
Tra i nuovi cittadini i minorenni sono circa un quarto e l’80% tra questi è nato in Italia. Una legge che riconosca il diritto di cittadinanza a chi nasce in Italia farebbe crescere il numero di persone che godono di tutti i diritti di cittadinanza e che sono pienamente inserite nel nostro Paese.