“Perché ci conviene: nuovi strumenti per la promozione del lavoro e dell’inclusione della popolazione straniera in Italia”. È questo il titolo dell’evento svoltosi nella Sala dei Gruppi di Montecitorio, pensato per discutere la proposta di legge d’iniziativa popolare sulle “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”. La proposta è stata lanciata da Radicali Italiani insieme a Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, A buon diritto, ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CILD e CNCA, e sostenuta da centinaia di sindaci e di organizzazioni impegnate nel campo dell’immigrazione.
L’evento, organizzato dai promotori della campagna “Ero straniero”, è nato dall’esigenza di interpellare gli esperti sulle conseguenze dell’eventuale adozione della legge e sondare l’apertura delle differenti forze politiche rispetto al testo della proposta, già sottoscritta da 90mila persone, e avviata alla discussione in Commissione affari costituzionali. Ero Straniero è peraltro tra i promotori della campagna #ioaccolgo (http://www.ioaccolgo.it), con la quale condivide la necessità di promuovere un discorso diverso sull’immigrazione rispetto a quello riportato dai canali mainstream (http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/io-accolgo-un-io-e-un-noi-laccoglienza-ha-bisogno-di-tutti/).
La proposta di legge
La proposta di legge si propone di superare l’attuale modello di gestione dell’immigrazione in Italia, da un lato promuovendo l’introduzione di nuovi canali di ingresso per lavoro, dall’altro attraverso la regolarizzazione dei tanti stranieri già presenti sul territorio.
Tra le i punti qualificanti della proposta:
- l’introduzione di un permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca lavoro con l’intermediazione di enti e associazioni che si occupano di ricerca, selezione e di ricollocazione professionale;
- la reintroduzione dello sponsor (già previsto dalla legge n. 40 del 1998, c.d. Turco-Napolitano), per l’inserimento nel mondo del lavoro di cittadini stranieri a fronte della garanzia di retribuzione e della disponibilità di un alloggio per il periodo di permanenza sul territorio italiano;
- la regolarizzazione su base individuale degli stranieri senza documenti, in casi comprovati di radicamento e inserimento sociale o di assenza di legami concreti col proprio Paese di origine, attraverso la creazione di un permesso di soggiorno per “comprovata integrazione”;
- la creazione di un sistema di accoglienza diffuso sul territorio fondato su piccoli numeri e strategie di inclusione;
- l’introduzione di standard aggiornati per il riconoscimento delle qualifiche professionali degli stranieri;
- il riconoscimento dell’elettorato attivo e passivo nelle elezioni amministrative e altre elezioni locali per titolari di permesso di soggiorno e per soggiornanti di lungo periodo;
- l’eliminazione delle quote di ingresso degli stranieri;
- l’abolizione dei reati di ingresso e soggiorno illegali (c.d. reato di clandestinità), con l’abrogazione dell’art. 10bis del Testo Unico.
Perché ci conviene: il dibattito
La prima parte del confronto, moderata dalla giornalista di Internazionale Annalisa Camilli, ha avuto come focus l’analisi del contesto italiano da parte dei rappresentanti di Banca d’Italia, Istat, Inps, Confindustria, Cia-Agricoltori italiani, e Fondazione Leone Moressa.
Si è discusso nello specifico circa l’opportunità di aprire canali di ingresso per lavoro, per invertire il declino demografico italiano e diminuire gli arrivi di cittadini stranieri in età da lavoro senza documenti. Dai dati riportati dagli esperti emerge il quadro di un mercato del lavoro duale. Rispetto agli italiani i cittadini stranieri partecipano, come è noto, ad un mercato del lavoro che offre loro opportunità diverse: un tasso di occupazione maggiore ma per lavori meno stabili, meno qualificati, pagati meno (a parità di condizione) e con una possibilità di trovarsi disoccupati maggiore che si quintuplica in momenti di crisi. Altre tendenze positive riguardano la maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro, grazie al lavoro delle donne straniere, e il fondamentale apporto degli stranieri al sistema pensionistico italiano. Quanto alle sfide maggiori da affrontare, quella di attirare i lavoratori con maggiore grado di qualificazione, con conseguenti influenze sulla possibilità retributiva e capacità contributiva.
Riguardo i meccanismi individuati dalla proposta di legge sono emerse nel corso del dibattito alcune perplessità. La rappresentante dell’Area lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria ha auspicato una politica che non si limiti al solo livello nazionale, ma adotti un orizzonte europeo, esprimendo dubbi riguardo l’introduzione del permesso di soggiorno per comprovata integrazione per lo straniero “comunque presente nel territorio dello Stato a qualsiasi titolo” (ex art. 22quater). Secondo le parole di Massimo Marchetti, una previsione simile “rischia di avere le caratteristiche della sanatoria” così come il meccanismo dello sponsor, “si espone molto facilmente ad essere aggirato e a produrre effetti che sono l’opposto di quello che, con ottimo intento, i proponenti di questa proposta cercano di perseguire”.
Posizione simile a quella espressa dalla responsabile della cooperazione internazionale e agricoltura sociale per CIA– Agricoltori italiani, uno dei settori in cui sono maggiormente impegnati i lavoratori stranieri, che pur mostrandosi favorevole ad alcune delle previsioni contenute nella proposta di legge, come il meccanismo dello sponsorship, si dice favorele ad un approccio “umano” oltre che imprenditoriale, che prescinda dal sistema economico e giuridico che ci si propone di costruire e che tenga in debita considerazione coloro che sono già presenti sul territorio, spesso obbligati a lavorare in ambiti e in condizioni non desiderate, concludendo che “dal modello di società che vogliamo creare dipende quello lavorativo ed imprenditoriale”.
La seconda parte dell’incontro ha visto la formazione di una tavola rotonda composta dai deputati dei diversi gruppi parlamentari, coinvolti nell’esame della proposta di legge popolare in Commissione affari costituzionali della Camera, moderata da Francesca Schianchi, de La Stampa.
Anche in questo caso, nonostante l’ammissione di colpa da parte Gennaro Migliore, rappresentante in Commissione Affari Costituzionali del Partito Democratico, rispetto alle tante opportunità perse in precedenza per cercare di superare il sistema delineato dalla Bossi-Fini e in tema di revisione della legge sulla cittadinanza, è riconosciuto il valore della proposta di legge, che secondo il suo relatore, il deputato di Più Europa Riccardo Magi, “mette in agenda qualcosa che i gruppi parlamentari avevano sempre fatto fatica ad inserire”. Dall’andamento del dibattito emerge però la conferma che il clima politico attuale non sia il migliore per avviare un confronto costruttivo sul tema. Mentre il Movimento Cinque Stelle, mostra una parziale apertura per il tramite della deputata Simona Suriano, completa chiusura viene espressa da parte delle forze di (centro-)destra della deputata di Forza Italia, Laura Ravetto, e del rappresentante di Fratelli d’Italia, Emanuele Prisco per i quali il primo passo per gestire l’immigrazione non regolare è quello di agire innanzitutto sulle partenze dalla Libia attraverso veri e propri “blocchi navali”, sui rimpatri e poi sull’istituzione di canali di accesso alternativi, come i corridoi umanitari, che però siano gestiti direttamente dallo Stato e non dalle ONG. Entrambi si dicono favorevoli ad un’“immigrazione selettiva, come accade in altri Paesi europei” in favore di “chi ci serve, chi si può integrare più facilmente”, secondo le parole di Prisco. Il motto resta dunque “porte aperte a chi viene regolarmente, perché serve all’Italia, porte chiuse per chi lo fa per altri motivi”. “Se si regolarizza d’emblèè chi è irregolare oggi” ha completato la deputata FI, “si dà un messaggio sbagliato a chi vuole partire”.
Ancora più dura la posizione della Lega, espressa dal deputato Igor Giancarlo Iezzi, secondo il quale la proposta di legge va in direzione opposta al lavoro portato avanti fin’ora dal partito al Governo. Anche per la Lega la priorità è quella di aumentare i fondi per i rimpatri e per gli accordi di cooperazione con i Paesi terzi (che “si fanno con i quattrini”), dal momento che sul piano della regolamentazione degli ingressi e delle presenze “il lago degli irregolari è stato prosciugato, e al momento gli ingressi sono pochissimi”.
L’intervento di chiusura tenuto da Laura Boldrini, in rappresentanza di Liberi e Uguali riassume il tenore dell’evento. Nell’ambito di un “Governo che non vuole gestire il fenomeno ma vuole creare un’emergenza che non esiste” e che nelle stesse ore discute la conversione in legge del c.d. decreto sicurezza bis che fa del salvataggio di vite in mare un crimine, arduo si prospetta il percorso di discussione di questa proposta di legge, che comunque, secondo l’ex presidente della Camera ha il pregio di prevedere strumenti reali per sostenere l’emersione dall’irregolarità prodotta dal sistema di gestione italiano e sfruttata da parte del nostro sistema produttivo. “Se si comincia ad erodere i diritti di qualcuno nessuno si salva”, continua Laura Boldrini, “ma sembra che questa consapevolezza non cali nelle aule parlamentari”.
Si può vedere la videoregistrazione dell’evento su: https://www.radioradicale.it/scheda/578937