“L’autrice si è discostata dall’obbligo deontologico di attenersi alla verità accertata dei fatti, pubblicando non solo accuse aleatorie, ma anche congetture di carattere discriminatorio su base etnica capaci di alimentare un infondato allarmismo sociale nei confronti dell’intera comunità rom a Roma e in Italia”: è questo il motivo per cui l’associazione 21 Luglio ha deciso di presentare un esposto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, per chiedere la verifica di eventuali illeciti deontologici a carico della giornalista Laura Bogliolo.
Lo scorso 13 novembre la giornalista riportava la notizia del presunto tentato rapimento di un neonato, scrivendo in un articolo pubblicato sul quotidiano Il Messaggero: “Chissà cosa si prova a essere strappati violentemente dallo sguardo della propria madre, a perdersi nel vuoto di un abbraccio di una sconosciuta che ti prende per una gamba, ti solleva, ti scuote stringendoti con violenza e corre verso l’ignoto di un’altra vita. Chissà quale traccia, profonda e dolorosa, rimarrà nella memoria di Marco (il nome è di fantasia), un neonato di 8 mesi che lunedì è riuscito a fuggire a un sequestro da parte di una nomade nel cuore delle viscere rumorose della metropolitana di Roma”.
Secondo l’associazione l’articolo, intitolato “Rapisce neonato davanti alla madre, nomade arrestata a Ponte Mammolo”, piuttosto che limitarsi alla cronaca dei fatti dà “ampio e acritico spazio a dichiarazioni, di carattere congetturale e generalizzante, senza evidenziarle come pure e semplici supposizioni […] arrivando persino ad evocare, in un clima sensibile sull’argomento a causa delle recentissime vicende che hanno visto protagonista la piccola Maria in Grecia, una lunga lista di bambini scomparsi e mai più ritrovati”. (Per info sulla vicenda greca clicca qui).
L’associazione sottolinea inoltre alcune incongruenze rilevanti, come ad esempio il fatto che la giornalista scriva che a riprendere il neonato dalle mani della “nomade” sarebbero state due ragazzine intervenute in soccorso della madre del bambino, mentre in un articolo pubblicato il giorno seguente (14 novembre) sempre su Il Messaggero, e sempre a firma di Laura Bogliolo, la madre riporta un’altra versione dei fatti: “Mi ha strappato via mio figlio con forza, sono riuscita a riprenderlo mentre lei continuava a strattonarlo”.
Secondo l’associazione nell’articolo “non appaiono rispettate le tre condizioni in presenza delle quali il diritto di stampa è da ritenersi legittimo:1) utilità sociale dell’informazione; 2) verità (oggettiva o anche soltanto putativa purché, in quest’ultimo caso, frutto di un serio e diligente lavoro di ricerca) dei fatti esposti; 3) forma “civile” della esposizione dei fatti e della loro valutazione”.
L’articolo si porrebbe “in contrasto con quanto stabilito dalla Carta di Roma, la quale invita ad “evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte” e richiama “l’attenzione di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare, sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati”.
Sarebbe proprio questo il caso in questione secondo l’associazione, che sottolinea come la diffusione di articoli del genere rechi “un grave danno a tutta la comunità rom in Italia, finendo con il trasmettere un’immagine criminosa di un intero gruppo di persone. Ancora una volta, ci troviamo pertanto a chiedere ai media di agire in maniera consapevole”.