Ieri la direzione nazionale del Partito Democratico ha approvato un ordine del giorno che impegna il partito ad eleggere nel prossimo Parlamento giovani, donne e uomini “nuovi italiani”. La notizia non è di poco conto: l’impegno sembra infatti andare ben oltre la prassi di inserire nelle liste elettorali candidati e candidate di origine straniera senza favorirne poi effettivamente l’elezione.
Si tratta di un impegno che sembra essere conseguente alla scelta del partito democratico di schierarsi finalmente in modo netto a sostegno dei processi di partecipazione e di cittadinanza attiva dei “nuovi cittadini”. Un sostegno che si è già esplicitato lo scorso anno nel supporto alla campagna L’Italia sono anch’io che ha consegnato il 7 marzo scorso al Parlamento i testi di due proposte di legge di iniziativa popolare per la riforma della legge sulla cittadinanza e per l’introduzione del diritto di voto amministrativo per i cittadini stranieri residenti nel nostro paese. Due testi che non sono stati discussi in Parlamento ma che potrebbero esserlo nella prossima legislatura se la nuova maggioranza Parlamentare vedesse cambiare nettamente gli equilibri numerici a favore di una riforma non riduttiva e “prudente” (come quelle discusse sino ad oggi) della legge sulla cittadinanza e di una rappresentanza non solo simbolica (come quella oggi garantita da consiglieri aggiunti e consulte degli stranieri) dei cittadini stranieri negli enti locali.
L’ordine del giorno approvato ieri segna una rottura rispetto al passato: per la prima volta vi è un impegno esplicito e pubblico del Pd che rompe con la tradizionale “prudenza” dei partiti a esporsi in campagna elettorale sui temi dei diritti di cittadinanza. Per troppo tempo la retorica sicuritaria ha disegnato i confini del dibattito pubblico e politico sull’immigrazione, in particolare in periodo elettorale. I partiti di sinistra, preoccupati dal successo del populismo delle forze politiche di destra ne hanno subito troppo a lungo l’influenza. Molti ricorderanno ciò che successe alla fine della scorsa legislatura quando nel 2007 (l’anno dell’omicidio Reggiani, della lettera del signor Poverini, dell’uccisione di Vanessa Russo, delle ordinanze creative contro lavavetri e venditori ambulanti) diversi esponenti del partito democratico scelsero di cavalcare la tigre sicuritaria offrendo gravissimi esempi di stigmatizzazione dei migranti, accettando di farne dei capri espiatori, usandoli per tentare di strappare scampoli di consenso elettorale alla destra. L’ordine del giorno di ieri va in un’altra direzione, sicuramente anche grazie al contributo di molti “giovani dell’immigrazione” che hanno scelto di impegnarsi attivamente nella vita politica.
L’ordine del giorno di ieri è una buona notizia e annuncia una scelta che speriamo venga rispettata sino in fondo. Una decisione attesa da tempo che ci auguriamo venga fatta propria anche da parte di tutte le altre forze politiche democratiche e di sinistra, vecchie e nascenti, che decideranno di presentarsi alle prossime elezioni.
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