Si chiude con un patteggiamento la vicenda giudiziaria relativa alla morte di Emmanuel Chidi Nnamdi, il cittadino nigeriano richiedente asilo deceduto a Fermo il 5 luglio scorso (noi l’abbiamo raccontato qui) dopo una violenta lite in strada con il 39enne fermano, Amedeo Mancini.
Il Gip di Fermo, accogliendo l’accordo raggiunto a dicembre tra la difesa e la Procura (a tale proposito durissimo ma inascoltato era stato il comunicato del Comitato 5 luglio), lo condanna a 4 anni da scontare ai domiciliari, con la possibilità di uscire per quattro ore al giorno per lavorare. L’aggravante dei “motivi abietti e futili” è stata ritenuta insussistente, mentre è stata mantenuta quella “razziale”.
“Il patteggiamento mette fine a una vicenda che ha portato a una morte inutile e violenta”, commenta alla stampa Don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco di Fermo, che aveva accolto la vittima e la moglie Chinyere. “Emmanuel – aggiunge – era un uomo che non aveva fatto niente di male, non aveva nulla ed era fuggito da una terra crudele”.
La vedova di Emmanuel, Chinyere, offrendo una lezione di profonda umanità, ha rinunciato a costituirsi parte civile e a qualsiasi azione risarcitoria nei confronti di colui che ha ucciso suo marito, a fronte del pagamento dell’unica somma di 5.000 euro richiesta per il rimpatrio in Nigeria della salma di Emmanuel (alcuni quotidiani sostengono che a pagare dovrebbe essere la Curva Nord della Fermana che nei mesi scorsi aveva dato il via ad una raccolta fondi). Questo l’unico desiderio espresso dalla donna.
In questi 5 mesi si è detto di tutto, grazie ad un’operazione social-mediatica che ha visto un supporto quasi unanime dei media locali e di alcune testate nazionali, che sapientemente hanno dapprima minimizzato la portata dell’accaduto, poi delegittimato Emmanuel, per poi infine ipotizzare una sua presunta affiliazione alla mafia nigeriana (i noti cultisti del Black Axe).
Di fatto, disgusta e lascia l’amaro in bocca il tentativo fatto da alcuni quotidiani, anche a vicenda conclusa, di infangare ancora la memoria dei morti e quella dei vivi. Il quotidiano Il Giornale ieri intitolava: “Fermo, Mancini patteggia 4 anni. E la vedova “ammette” le bugie”, stravolgendo il senso dell’ordinanza del Gip e del gesto della vedova. Si legge nell’articolo: “La vedova rinuncia all’azione civile contro Mancini per ottenere ulteriori risarcimenti in cambio di quei 5mila euro, ma soprattutto dell’impegno da parte dell’ultrà a non denunciare la donna per le “false dichiarazioni circa la dinamica dei fatti da lei rilasciate alla Polizia Giudiziaria” e a non costituirsi parte civile nel caso in cui venisse aperto d’ufficio un procedimento per calunnia a carico di Chinyere. Una “ammissione” – di fatto – della non attendibilità della ricostruzione fornita nei primi giorni dalla vedova del nigeriano e che tanto avevano commosso (certa) opinione pubblica” . Accuse che già tempo fa erano state smontate dalle perizie dei Carabinieri (abbiamo cercato di fare chiarezza in questo pezzo). Anche la giornalista Sandra Amurri de Il fatto Quotidiano ha scritto ieri sul suo profilo Facebook: “A riprova di quanto la mia cronaca sul caso omicidio di Emmanuel, a dispetto delle accuse ricevute qui e inviate al mio direttore, sia stata puntuale e attinente ai fatti, che man mano emergevano dalle indagini, oggi è stato firmato il patteggiamento in cui: la vedova Chinery rinuncia al risarcimento (azione civile, ammettendo di fatto di aver mentito sulla ricostruzione dei fatti) e Mancini rinuncia a denunciarla per falsa testimonianza. Aggiungo che la curva sud, cioè gli ultras della Fermana calcio, pagheranno, grazie alla sottoscrizione, il trasferimento della salma in Nigeria, come da volere della vedova versando 3mila euro subito e 2 mila entro un mese”.
Chissà se mai Emmanuel potrà riposare in pace, visto che non gli è consentito farlo né in Italia (dove si continua a insinuare sulla sua “colpevolezza”) né nella sua martoriata e pur amata Nigeria (anche alla luce di quanto accaduto proprio in questi ultimi giorni). Chissà se Chinery potrà ancora perdonare tanto odio.
Un accanimento ingiustificato se paragonato alla gravità di quanto accaduto: che ancora oggi sia possibile morire di razzismo è inaccettabile.