“Tragico incidente o omicidio“? E’ questo il quesito provocatorio da cui prende il via la protesta di ieri a Chiasso. Gli attivisti locali hanno indetto un presidio per le 17.30 a piazza Indipendenza, dopo la tragica morte di un migrante africano lo scorso lunedì.
Secondo la ricostruzione dei fatti, l’uomo stava cercando di passare illegalmente la frontiera tra l’Italia e la Svizzera, viaggiando sul tetto di un treno regionale TILO (ticino-lombardia), proveniente da Milano e diretto a Balerna. Non è chiaro in quale tratto ferroviario il migrante si sarebbe arrampicato sul convoglio. I passeggeri hanno testimoniato di aver sentito dei rumori, provenienti dalla sommità del treno, mentre questo attraversava la galleria di Monte Olimpino, nel tratto tra la stazione di Como e Chiasso, poco prima del confine svizzero – così riporta il Ticinonline . E’ probabilmente in quel momento che l’uomo ha perso la vita, folgorato dalla scarica elettrica generata dalla linea di contatto delle ferrovie. Il corpo ha poi preso fuoco, ed è stato quindi “scoperto” in fiamme alla stazione di Balerna. I soccorritori accorsi e le forze dell’ordine si sono limitati a spegnere il fuoco, non c’era più nulla da fare. Una morte che resterà senza colpevoli, dal momento che per la legge non sussiste alcun crimine, si tratta di una tragedia di cui accertare le condizioni.
Di colpevoli da imputare ce ne potrebbe essere invece molti, e così la pensano anche gli attivisti che hanno indetto il presidio. Nel comunicato si legge: “secondo noi è stato ucciso dal regime migratorio e d’asilo svizzero, dalle frontiere, dal razzismo e da chiunque chiude gli occhi davanti alla sofferenza che porta alla fuga dalla terra in cui si nasce. Persone che scappano o scelgono di partire in cerca di una vita più dignitosa, come gli esseri umani hanno sempre fatto ovunque, compresi le nonne o i nonni ticinesi che partivano per le Americhe in cerca di lavoro durante il secolo scorso”.
Difficile non essere d’accordo, soprattutto alla luce delle ultime informazioni pervenute. Nelle scorse ore è stato difatti identificato il corpo, grazie ad una fotografia della vittima scattata in un centro d’ascolto del Sud Italia: era un giovane migrante maliano. Il ragazzo era già noto alle autorità per aver tentato, senza successo, di passare il confine italo francese a Ventimiglia.
Infine, a prescindere dalla volontà di individuare colpevoli per questa morte, sarebbe forse utile riflettere sul fatto che un giovane scappato dal Mali, dopo aver attraversato diversi stati africani, superato le difficoltà delle traversate nel deserto e nel mare, abbia trovato una morte terribile nel nostro Paese.