Oggi l’eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio è venuto in Piazza Vittorio a fare propaganda elettorale per osservare “la difficile realtà del rione, tra l’illegalità diffusa delle attività commerciali gestite per la quasi totalità da immigrati, il degrado e la sporcizia”. Nel pomeriggio, pare, ha distribuito gratuitamente il pane a famiglie rigorosamente italiane.
Scene già viste in passato, dunque niente di nuovo. Ad essere mutato (in peggio) è il contesto nel quale si collocano le tradizionali uscite della Lega Nord e di chi da sempre ha usato la pelle dei migranti, dei rifugiati e dei rom per conquistare qualche voto.
Anni fa, quando la Lega Nord e Forza Italia erano al governo e si inventavano norme sicuritarie, usando il diritto come un manifesto elettorale, la reazione delle forze democratiche e di sinistra era debole, per lo più subiva l’egemonia degli slogan xenofobi delle destre, ma c’era. E c’era una società civile organizzata capace di protestare e di reagire. Così fu fermata ad esempio l’approvazione della norma che voleva escludere i cittadini stranieri dall’accesso ai servizi sanitari primari.
Oggi di fronte all’indecente uso strumentale dell’ennesima strage in mare, da parte delle stesse forze politiche che si trovano molto più in difficoltà rispetto al passato, la capacità di risposta è minore.
Vale sempre la stessa regola: in campagna elettorale di migranti, dei rom e dei rifugiati parla solo chi li usa come bersagli; difendere i loro diritti è invece considerato rischioso da parte degli altri candidati.
La crisi sembra aver provocato tra i moltissimi disastri economici e sociali anche questo: la possibilità di strumentalizzare oggi più che mai le difficoltà quotidiane che vive la maggioranza della popolazione, la mancanza di lavoro, l’erosione dei propri diritti sociali, come grimaldelli per agitare slogan antichi il “prima la nostra gente”, “prima gli italiani”.
Slogan che le destre lanciano spudoratamente, ma che forse in parte sono condivisi anche da alcuni esponenti delle altre forze politiche e, probabilmente, da buona parte del loro elettorato. L’isolamento, la solitudine, la mancanza di interlocutori collettivi è del resto un terreno fertile per la socializzazione del rancore e la resurrezione dei capri espiatori. Pane per i cittadini italiani e propaganda razzista sono tra gli ingredienti più semplici da abbinare.