A Terno d’Isola, paese di settemila anime della provincia bergamasca, l’amministrazione comunale leghista ha fatto rimuovere ieri due panchine dal centro storico, nei pressi di una “kebabberia”, poiché a detta della giunta “erano diventate un punto di ritrovo per gli immigrati”.
Il sindaco verde Corrado Centurelli respinge le accuse di discriminazione: “Nessun atto di razzismo, protestino quanto vogliono. Sono polemiche strumentali. Le panchine rimosse – dice alla stampa- si trovavano su un passaggio stretto, dove le persone facevano capannello. Tra loro c’erano anche degli extracomunitari, ma non è questo il problema: la verità è che spesso non si riusciva a passare, soprattutto le mamme con i passeggini”. Quindi, per il sindaco si tratta di un “un atto di buon senso, richiesto dai cittadini”. Tuttavia, le “guardie padane” hanno spiegato alle persone presenti durante le operazioni di rimozione che all’origine della decisione c’è unicamente la “presenza costante di immigrati”. Eppure Centurelli non ha inventato nulla di nuovo; ha “illustri” predecessori, dal sindaco Mascia di Pescara, che nel febbraio 2010 ha fatto rimuovere le panchine «bivacco dei clochard ed extracomunitari», alla sezione leghista di San Donà di Piave, nel Veneziano, che nel dicembre 2010 ha proposto “panchine con braccioli anti-bivacco per stoppare barboni ed extracomunitari distesi”, per arrivare al “padre” di tutte queste ordinanze creative, il leghista Giancarlo Gentilini, il quale già nel 1997 ha ordinato la rimozione delle panchine a Treviso. “Ho visto nella zona della stazione decine di negri seduti sulle spallette del ponte, altri extracomunitari seduti sulle panchine e sacchetti e zaini attaccati penzoloni ai rami degli alberi. Il giorno dopo sono andato dal prefetto perché non tollero che Treviso diventi una terra di occupazione”, aveva dichiarato al quotidiano La Repubblica il 15 ottobre 1997.