Sono scesi in piazza a protestare, i venditori ambulanti colpiti dall’ordinanza sindacale 169/05 del 3 maggio scorso, con cui il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha vietato il commercio ambulante nelle principali strade della città e della limitrofa borgata di Mondello.
Un provvedimento che ha ricevuto diverse critiche.
Alcuni quotidiani locali hanno puntato l’accento sulle difficoltà cui sarebbero andati incontro i venditori di prodotti alimentari. Ma la questione sembra essere diversa, come spiegano dall’Osservatorio contro il razzismo Nourredine Adnane, che ha preso il nome del cittadino marocchino che, vessato da una serie reiterata e ingiustificata di controlli dei vigili urbani, si diede fuoco in un estremo gesto di protesta, morendo il 19 febbraio 2011 per le ferite riportate. “A scorrere l’elenco delle strade nelle quali il commercio ambulante è vietato – scrive l’Osservatorio in una nota – si individuano subito i veri destinatari. Gli immigrati che esercitano attività di commercio ambulante”.
Per questo, i diretti interessati hanno deciso, il 5 maggio scorso, di scendere in piazza Politeama e manifestare, chiedendo alla giunta ascolto e alternative. E sottolineando anche il loro diritto alla vendita: “Ci accusano di essere degli abusivi ma in realtà paghiamo le tasse, tra cui quella annua da 106 euro per il rinnovo della licenza per la vendita ambulante”, spiega un commerciante originario del Bangladesh.
La risposta del sindaco non si è fatta attendere: “L’Amministrazione non ha alcuna intenzione di vietare le attività economiche ambulanti, ma sta lavorando per dotare la città di strumenti amministrativi e normativi che tengano conto di esigenze e interessi diversi, ugualmente legittimi”.
In effetti, l’agibilità del centro storico è una questione sollevata da tempo, e un’esigenza generalmente condivisa, anche dall’Osservatorio. Infatti, i punti critici sottolineati sono altri, come ad esempio la mancanza di chiarezza sui motivi scatenanti il provvedimento. “L’ordinanza prende lo spunto dalle denunce di alcuni cittadini (che) hanno evidenziato un eccezionale incremento dell’attività di commercio su aree pubbliche – spiega l’Osservatorio, che evidenzia come però l’estensione del divieto abbia coinvolto poi “molte altre vie, senza un confronto con le parti interessate, senza alcuna ‘giustificazione’”.
Inoltre, preoccupa “il collegamento che si fa tra la presenza dei venditori ambulanti, come si è detto in gran parte immigrati, e la ‘difficile situazione di vivibilità e sicurezza nell’intera zona’.
Un collegamento a cui sia l’Osservatorio sia i venditori ambulanti si oppongono con forza, sottolineando come sono spesso “gli stessi ambulanti le prime vittime di azioni violente di gruppi di giovani palermitani”. (Qui e qui alcuni esempi).
Forse, piuttosto che avanzare un infondato parallelismo tra venditori ambulanti e microcriminalità, sarebbe il caso di concentrarsi sul fatto che “alcune piazze, soprattutto quelle dei mercati popolari, sono sotto il controllo di organizzazioni criminali – spiega l’Osservatorio – al punto che neppure polizia e carabinieri (per non parlare di vigili urbani) osano avventurarsi al di fuori dei controlli rituali”.
Insomma i problemi ci sono, ma non sembrano essere proprio legati ai commercianti, che dal canto loro sarebbero anche disposti a spostarsi, purché vengano date loro delle alternative. “Il sindaco non può improvvisamente decidere di ridurre sul lastrico centinaia di famiglie che vivono grazie al commercio ambulante, che ci venga data un’alternativa”, dichiarano i manifestanti al sito BlogSicilia.
A fronte della situazione che si è creata, lunedì scorso il sindaco ha incontrato l’assessore alle Attività produttive e il comandante della polizia municipale, “al fine di individuare le aree nelle quali consentire e favorire lo svolgimento di attività commerciali ambulanti, nel rispetto della vivibilità e di coloro che svolgono tale attività economica in modo regolare”.
Si resta in attesa degli sviluppi. Sicuramente, come raccomanda l’Osservatorio, sarebbe utile aprire “un confronto con gli interessati: tutti, anche gli ambulanti immigrati e non solo gli italiani. Anche questo sarebbe un ritorno al principio di non discriminazione”.