“Non è stata una rissa tra ‘extracomunitari’. Sabato 2 aprile, in via Fiume, a Palermo, tre giovani gambiani sono stati aggrediti da un gruppo di sei italiani”.
Così dodici associazioni palermitane (Forum antirazzista palermitano, Laici comboniani di Palermo, Arci Palermo, L’altro Diritto Sicilia, Centro Salesiano Santa Chiara, Associazione Diritti e Frontiere, Federazione Cobas, Borderline Sicilia-Europe, Ciss, Osservatorio Discriminazioni Razziali Noureddine Adnane, Emmaus Palermo, Addiopizzo), decise a non far passare sotto silenzio quanto successo nel capoluogo siciliano.
Non una “banale lite”, come sostenuto da alcuni quotidiani locali, ma una grave e violenta aggressione, a causa della quale ora Y.S., uno studente universitario di ventuno anni di origine gambiana, è in fin di vita, ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Civico, in coma farmacologico dopo che una pallottola gli ha attraversato il cranio.
Un episodio molto grave, messo in atto “da chi crede di potere comandare”, come afferma il questore di Palermo Guido Longo. E per cui la polizia ha già fermato una persona, E.R., 28enne pluripregiudicato, ora accusato di tentato omicidio.
Questi i fatti: stando alle prime ricostruzioni, sabato 2 aprile tre studenti di origine gambiana passeggiano su una strada del quartiere palermitano Ballarò, quando uno scooter guidato da due giovani rischia di investirli. Gli studenti gridano di fare attenzione, ricevendo insulti e offese. Un gruppo di una decina di uomini li accerchia, aggredendoli con calci e pugni. A quel punto, E. R. si stacca dal gruppo per poi tornare impugnando una pistola, come mostrano le immagini riprese da una telecamera fissa installata in via Maqueda. E.R. spara, Y.S. cade a terra, colpito alla testa: solo allora il gruppo si disperde, e E.R. scappa a bordo di uno scooter guidato da un altro ragazzo, come testimoniano i due amici della vittima.
“Siamo di fronte ad atti di bullismo di inaudita violenza – dice il capo della squadra mobile – con atteggiamenti tipicamente mafiosi. Il raid si è infatti concluso contro colui che si era permesso di reagire”.
Più precise le associazioni, che denunciano “un quadro di violenza diffusa che pervade in maniera crescente la nostra città trovando nei soggetti più deboli, come molti migranti, le prime vittime e i principali capri espiatori. Quanto accaduto – proseguono – è solo l’ultimo atto di una serie di episodi sommersi di prepotenza e intolleranza”.
Uno scenario cui viene dedicato poco spazio dalla maggioranza dei quotidiani locali, che parla invece di “rissa” o “lite scoppiata per futili motivi”. “È molto grave che certa stampa abbia immediatamente riportato il fatto come ‘una rissa tra extracomunitari’ senza cercare gli opportuni riscontri, dando occasione di fomentare l’odio razzista in tanti commenti online che hanno strumentalizzato la falsa notizia”, denunciano le associazioni. “Tutto il sudiciume arriva con i barconi”, “sono anche armati di pistola”, “buttiamoli fuori tutti”: questi alcuni commenti presenti in particolare sul blog di Francesco Vozza, referente provinciale di Palermo del movimento ‘Noi con Salvini’, che ha riportato la notizia come una “maxi rissa tra migranti”. Fortunatamente, qualche lettore ha ricordato ciò che è realmente avvenuto: “I migranti sono le vittime, a sparare è stato un palermitano”.
“La nostra solidarietà va al ragazzo ferito e a chiunque è oppresso da questo clima di prevaricazione e violenza. Oggi più che mai è necessario riaffermare la città di Palermo come uno spazio di rispetto reciproco e di diritti tutelati”, affermano le associazioni.
Ci uniamo a questo appello, esprimendo la nostra totale solidarietà al ragazzo colpito e agli altri due giovani aggrediti con lui.
Serena Chiodo