Un altro caso che fa discutere, dopo ciò che è accaduto a Verona lo scorso weekend (con Mario Balotelli che ha scagliato il pallone in curva a Verona, dopo essere stato bersaglio di buu razzisti) e le parole del capo-ultrà dell’Hellas che ha affermato che l’attaccante azzurro (Balotelli, ndr) «non sarà mai del tutto italiano» (noi ne abbiamo parlato qui).
Un altro caso che ha ancora una volta a che fare con il “colore della pelle”. Un ennesimo caso, dopo quello altrettanto sconcertante avvenuto il giorno prima dei cori contro Balotelli in Brianza, durante una partita di calcio tra Pulcini (Aurora Desio contro Sovicese), quando una mamma (avete capito bene!) dagli spalti ha gridato «Ne**o di m***a» ad un bambino di 10 anni (qui il post di denuncia su Facebook dell’accaduto pubblicato dalla squadra dell’Aurora Desio).
E da Verona, passando per la Brianza, arriviamo nel bresciano. Leonardo Binda, 21enne assessore leghista alla Cultura di Orzinuovi, partecipa a un gioco di società nel quale deve indovinare le immagini riprodotte sulle carte attraverso i suggerimenti degli altri partecipanti. La carta che l’assessore ha attaccata in fronte, e che non può vedere, riproduce una foca, e gli amici, per aiutarlo ad indovinare, gli suggeriscono: “É quell’animale, grasso che vive in acqua”. L’assessore Binda risponde: «Il negher» (“É un negro”, in italiano). La scena, ripresa in un video amatoriale pubblicato poi in una storia di Instagram, cioè un filmato temporaneo e privato, è in qualche modo finito nelle chat di diversi gruppi Facebook e Whatsapp che l’hanno ricondiviso centinaia di volte, scatenando la rabbia della rete. Viene palesemente accusato di razzismo il giovane assessore, avendo osato paragonare (anche con un fare divertito) una foca ad un uomo “nero”, al punto che il sindaco della cittadina, il senatore Gianpietro Maffoni, sta valutando di togliere le deleghe all’esponente leghista.
L’assessore si è subito scusato, sempre via social, cercando di calmare l’ondata di indignazione: “Un gruppo di persone ha reso pubblico per via social un mio video, girato in privato e in un contesto totalmente di ironia, dove ad una serie di domande ho risposto “negher” – ha spiegato Binda – Questo video, che appunto era fatto soltanto per partecipare ad un gioco (per capirci, una specie di “indovina la cosa” su Instagram), è stato inavvertitamente reso pubblico per poche ore, scatenando una reazione pretestuosa e assolutamente insensata. Ben s’intenda: sono conscio che l’espressione da me usata, seppur comune in un contesto privato, abbia potuto svegliare una polemica ma tengo a ribadire che riconosco l’inopportunità di tale termine e mi scuso con quanti la possano ritenere, seppur erroneamente, offensiva. Non volevo offendere nessuno, avendo io stesso stima e amicizia con persone di colore. Non era riferita a nessuno, non è stata detta in un momento pubblico e non è stata riferita con intenti offensivi”.
Per tutelare la sua immagine, sostenendo che la vicenda sia stata strumentalizzata, Binda si è poi rivolto ai carabinieri e alla polizia postale, denunciando l’accaduto per risalire ai responsabili e chiedere la rimozione del video.
Sta di fatto che nel giro di poche ore, si è tornati a parlare di “persone di colore” e di “negri”, riempendo pagine di quotidiani e quelle dei social.
Non possiamo non porci, preoccupati, la stessa domanda che si è posta anche la senatrice Liliana Segre: oggi “ancora si guarda il colore della pelle?”.