E’ una vera operazione militare quella programmata dall’Unione Europea per contrastare l’arrivo delle barche che salpano dalla Libia direzione Europa, Italia in particolare. A sottolinearlo sono gli stessi protocolli riservati dell’UE, diffusi da WikiLeaks.
Il primo documento rappresenta il “Military Advice on the ‘Draft Crisis Management Concept for a possible CSDP operation to disrupt human smuggling networks in the Southern Central Mediterranean’”, ed è il piano approvato dai Ministri della difesa europei. Il secondo sono le “PMG Recommendations on the draft Crisis Management Concept for a possible CSDP operation to disrupt human smuggling networks in the Southern Central Mediterranean”. L’obiettivo identificato in entrambi i documenti, chiarito già nei titoli, è la “distruzione della rete di trafficanti di esseri umani che opera nell’area del Mediterraneo centro-meridionale”. Quanto si legge nei documenti diffusi da WikiLeaks conferma la posizione finora assunta dall’Ue e dagli stati membri, che hanno già espresso posizione favorevole alla distruzione delle barche usate dai trafficanti. Mancavano però dettagli concreti, contenuti nei protocolli riservati.
Presentando il piano approvato dai Ministri della difesa, WikiLeaks sottolinea che “dovrebbe durare almeno un anno l’operazione militare contro la rete di trasporti e infrastrutture usata dai profughi per attraversare il Mediterraneo”. Una strategia che include “la distruzione delle barche a riva, e operazioni entro i confini territoriali libici”. E’ quindi chiaramente prevista una missione anche via terra, confermata nel documento. Proprio il dossier scritto dai ministri della Difesa, approvato il 18 maggio dai ministri degli esteri dei 28 paesi membri, viene considerato da WikiLeaks “maggiormente significativo”, perché descrive la natura militare della missione. Una missione che, stando al documento, prevede la possibilità di un intervento militare europeo contro gruppi terroristici come Isis, “all’interno dell’area di sovranità libica”, nonostante la contrarietà espressa fino a qualche giorno fa dal governo di Tobruk in merito alle operazioni.
Molte associazioni e ong (ad esempio Human Rights Watch) hanno più volte sollecitato le istituzioni europee a non mettere a repentaglio la vita di migranti e dei richiedenti asilo con un’operazione militare “indirizzata apertamente contro infrastrutture civili presenti in Libia, ossia le barche, e non contro obiettivi militari”, come evidenzia WikiLeaks. Ma la preoccupazione prioritaria dell’UE sembra essere piuttosto un eventuale “danno di immagine”: “le perdite di vite umane potrebbero essere attribuite, correttamente o meno, alle azioni intraprese dalle forze europee”, si legge nel documento, che mette in guardia sulla necessità di “intraprendere fin dall’inizio una corretta strategia di comunicazione per enfatizzare gli scopi dell’operazione e facilitare la gestione delle aspettative. Operazioni di informazione militare dovrebbero essere parte integrante di questa missione europea” secondo il Comitato Militare dell’Unione Europea (EUMC), che sottolinea inoltre l’importanza di “calibrare le attività militari”, in particolare nelle acque libiche e a riva, “per evitare di destabilizzare il processo politico causando danni collaterali, distruggendo attività economiche legittime o creando percezioni negative sull’operato europeo”. Operato che, sempre stando al documento, ammette “l’uso della forza, specialmente durante le attività come l’imbarco, quando si opera sulla terra o in prossimità di coste non sicure, oppure durante l’interazione con imbarcazioni non adatte alla navigazione”.
L’operazione, per cui si prevede la divisione in tre fasi – intelligence, ricerca dei mezzi usati dai trafficanti e loro distruzione – dovrebbe durare inizialmente almeno un anno. Se ne prevede la conclusione quando “il flusso di migranti e l’attività dei trafficanti saranno significativamente ridotti”. La finalità principale della missione non è quindi permettere alle persone che fuggono dalle guerre di avere canali di ingresso sicuri e legali verso luoghi dove chiedere protezione: piuttosto, l’obiettivo è impedire alle persone di partire. Non è un’interpretazione: è proprio il Comitato militare dell’Unione europea a sottolineare che “la strategia informativa deve evitare di suggerire che il focus è il soccorso dei migranti in mare, ma sottolineare che l’obiettivo dell’operazione è distruggere il modello di business dei trafficanti”.
Leggi il documento “Military Advice on the “Draft Crisis Management Concept for a possible CSDP operation to disrupt human smuggling networks in the Southern Central Mediterranean”
Leggi il documento “PMG Recommendations on the draft Crisis Management Concept for a possible CSDP operation to disrupt human smuggling networks in the Southern Central Mediterranean”