Il legame tra l’arrivo di rifugiati e il rischio terrorismo è “analiticamente e statisticamente infondato”. Al contrario, le politiche migratorie restrittive e lesive dei diritti umani e degli obblighi internazionali mettono in serio pericolo la sicurezza nazionale. E’ l’Onu, e nello specifico l’Ufficio su lotta al terrorismo e diritti umani, a smentire ancora una volta la presenza di una connessione tra il fenomeno migratorio, e nello specifico l’arrivo di richiedenti protezione, e il rischio di attentati terroristici. A essere chiamate in causa, nel dossier diffuso oggi, 24 ottobre, sono invece proprio le misure adottate in ambito migratorio dall’Unione Europea e dai paesi membri. Barriere, rimpatri coatti, assenza di canali di ingresso sicuri: provvedimenti che secondo le istituzioni sarebbero giustificate dalla lotta al terrorismo, e che invece, stando all’ufficio delle Nazioni Unite, sarebbero alla base, oltre che di gravi violazioni dei diritti umani, anche di un possibile aumento delle attività terroristiche. Le misure adottate, limitando gli accessi sicuri e legali sul territorio europeo, creano infatti le condizioni favorevoli per movimenti illegali di persone, facendo così proliferare le reti dei trafficanti: condizioni che “possono aiutare i terroristi, e portare ad un aumento delle loro attività”.
“E’ chiaro – afferma Ben Emmerson, Special Rapporteur dell’Onu sulla tutela dei diritti nelle attività di contrasto al terrorismo – che politiche di tutela dei diritti umani, incentrate sulla giustizia e sulla responsabilità sociale, valori fondanti della democrazia, rappresentano elementi essenziali per lo sviluppo di efficaci politiche anti-terrorismo. Più ci spostiamo da questi valori, più diamo spazio ai gruppi terroristici”. Creare un futuro migliore per i rifugiati e le loro famiglie, dunque, non è solo “la cosa giusta da fare, ma ci converrebbe da un punto di vista utilitaristico, in riferimento al tema della sicurezza nazionale”.
Nel giorno dello sgombero della cosiddetta giungla di Calais – dove da 18 mesi vivono fra i 6.400 e gli 8.300 migranti, totalmente abbandonati dalle istituzioni – simbolo, nel cuore dell’Europa, del totale fallimento di qualsiasi accoglienza governativa (clicca qui per saperne di più), e mentre a Palermo arrivano i corpi senza vita di diciassette persone – tra cui tre bambini – insieme a 1099 uomini e donne salvati dalla nave norvegese Siem Pilot (clicca qui per saperne di più), il report delle Nazioni Unite impone una seria riflessione sul tipo di futuro che si sta costruendo intorno a noi.
Qui il testo del report.
Serena Chiodo