Mancano meno di quattro mesi all’inizio dei Giochi olimpici di Londra, eppure ancora di atleti e gare si parla poco. Piuttosto, a far discutere sono soprattutto bizzarre proposte sul fronte organizzativo, con tutto ciò che sarà “lecito” o “non lecito” fare durante i giorni di gara, prima e dopo.
La British Olympic Association (Boa), preoccupata che microbi trasmessi in uno dei gesti più significativi del mondo sportivo possano danneggiare le chance del paese ospite di vincere le gare, vieta ai propri atleti le strette di mano con i colleghi stranieri. «La maggiore minaccia alla performance dei nostri atleti è un virus, oltre che un infortunio. Bisogna minimizzare i rischi di malattia. È una semplice questione di igiene», si giustificano. Inevitabili le polemiche che hanno spinto l’associazione a ritirare la proposta. Ma sono bastati due giorni per far emergere nuovi divieti.
L’agenzia britannica per le frontiere, la Uk Borders Agency, nel timore che qualcuno possa sfruttare i Giochi per reclamare la residenza nel Regno Unito, ha chiaramente espresso la sua contrarietà a che atleti, funzionari e allenatori stranieri possano sposarsi o anche semplicemente intrecciare una relazione con cittadini britannici, “siglare un’unione civile”, o “frequentare un corso di studi”, mentre partecipano alle Olimpiadi di Londra 2012. L’obiettivo è evidente: evitare il rischio di “un’immigrazione incontrollata e illegale verso Londra”. Agli atleti stranieri che entreranno in territorio britannico per le Olimpiadi estive sarà richiesto di dimostrare che non si fermeranno per più di sei mesi e che non accetteranno nessun tipo di lavoro. Dovranno inoltre dimostrare di avere soldi sufficienti per il proprio sostentamento e per il viaggio di ritorno. Al loro arrivo saranno rilevate le loro impronte digitali e la “scansione facciale” all’aeroporto.