Oggi sono finalmente uscite 4 delle 66 giovani donne nigeriane recluse nel centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria a Roma dal 23 luglio scorso.
La storia delle ragazze possiamo definirla quantomeno “anomala”. Dal loro arrivo in Italia, con uno dei molti di sbarchi di queste ultime settimane, tutto si svolgeva con estrema e preoccupante fretta, complice l’estate e l’assenza e l’attenzione forse di troppe istituzioni preposte all’accoglienza e alla tutela dei diritti umani. Le 4 giovani donne uscite oggi hanno ottenuto una protezione umanitaria, la Campagna LasciateCIEntrare si sta occupando del loro trasferimento in una struttura di accoglienza.
Mentre è ancora incerto il destino delle altre.
Abbiamo incontrato le ragazze in due ingressi autorizzati nel CIE, il 7 ed il 14 agosto scorso. Il terzo ingresso non è stato invece autorizzato dal Ministero dell’Interno. Non consentendo così di poter continuare a raccontare la loro storia.
Storie di abusi, violenze, prigionie, fughe, ricatti sessuali e psicologici. Giovani donne in fuga da un paese considerato “sicuro”, nel quale è consentito quindi rimpatriare i migranti. Ragazze, alcune appena maggiorenni, per anni e mesi in viaggio attraverso la Nigeria, il Niger, la Libia. Alcune detenute e violentate anche dalla polizia nelle carceri di Zwara.
Ci hanno detto, alcune urlato piangendo: “ voi non sapete cos’era quell’inferno !”
Inferno che speravano di aver lasciato alle spalle salendo sui barconi senza dover pagare il viaggio, qualcuno aveva organizzato la rotta attraverso quel canale di traffico e morte, qualcun altro le aspettava già in Sicilia per immetterle sul mercato della tratta, delle schiave nere sulle strade del sud e del nord Italia. Nessuno a Pozzallo e a Siracusa, o a Lampedusa le ha informate che potevano fare richiesta di asilo. Eppure qualcuna di loro ha ustioni talmente evidenti che è quasi impossibile nascondere con gli abiti.
E’ bastata la loro nazionalità per fornirle del cosiddetto foglio di via: decreto di rimpatrio. In pullman le 66 ragazze vengono caricate per il loro nuovo trasferimento forzato. Destinazione CIE di Ponte Galeria. All’arrivo, altra evidente anomalia, è già presente un addetto del consolato della Nigeria. Per il loro “riconoscimento”, necessario per la procedura di rimpatrio.
Vengono informate delle procedure, fanno richiesta di asilo. Qualcuno finalmente si accorge di loro. Per la prima volta il numero delle donne supera il numero degli uomini al CIE.
Il 14 agosto sono 122 contro i 69 uomini presenti nel settore maschile. Impossibile non capire che c’è qualcosa non va.
Le audizioni in commissione asilo iniziano il 18 agosto, dopo che la stampa ha cominciato ad occuparsi di questa storia. Tutte le ragazze vengono audite, nel giro di pochi giorni. Ma agli avvocati cominciano ad arrivare i primi dinieghi. Una delle udienze di convalida di trattenimento, anziché in Tribunale, si tiene addirittura all’interno di Ponte Galeria. Altra evidente anomalia. Questo per garantire la presenza delle ragazze, richiesta dal loro legale, ma non consentire l’accesso di associazioni o stampa.
Pur soddisfatti del primo rilascio delle 4 ragazze, esprimiamo la nostra forte preoccupazione per quanto verrà deciso per le altre ragazze. Temiamo che a fronte di un diniego da parte della Commissione Territoriale per il Riconoscimento rispetto alla richiesta di protezione, prevalga la volontà di rimpatriarle, e si chiuda così il nuovo anello della catena della disumanità che le ragazze hanno subito. Ci auguriamo che l’Italia e l’Europa dimostrino di non essere quel muro di gomma, di indifferenza politica e morale. Troppe volte già l’Italia è stata rimproverata in sede europea per espulsioni illegittime. Non è un caso la recente infrazione dell’Italia sulla detenzione illegittima di tre cittadini tunisini nel 2011.
La vicenda in questione nasce già come respingimento che preventivamente ha impedito alle ragazze di chiedere immediatamente asilo. In questo caso, data la vulnerabilità delle donne, la situazione che regna nel loro Paese, le condizioni con cui, per quanto ci è dato sapere, sono giunte in Italia ci induce a fare ogni tentativo possibile per assicurare loro la possibilità di garantirsi un futuro protetto.
Chiediamo agli organi competenti di evitare qualsiasi provvedimento che metta a repentaglio la loro vita, alle forze politiche di dare un segnale chiaro e nel rispetto dei diritti umani, alla stampa di raccontare le storie di donne sopravvissute a tanti atroci traumi di cui ancora portano i segni impressi perché non debbano e non possano essere dimenticate.
La campagna LasciateCIEntrare presenta il video #bringoutourgirls, realizzato nel CIE di Ponte Galeria, nel quale si da voce alle ragazze nigeriane.