Come è possibile mettere un argine all’enorme mole di messaggi e commenti violenti e diffamatori che proliferano in rete? E’ quello che si sono chiesti l’associazione Tlon e lo studio legale Wildside di Cathy La Torre. “Se il diritto di critica – ha dichiarato La Torre – la libertà di opinione, la libertà di dissenso, anche aspro, duro, netto, schietto, sono diritti sacri e inviolabili, la diffamazione, l’ingiuria, la calunnia, l’offesa e la minaccia non lo sono. Sono delitti che arrecano danni che vanno risarciti. Fino a oggi le vittime di questi delitti sono state lasciate sole”.
Per queste ragioni, le due realtà hanno deciso di lanciare la campagna ‘Odiare ti costa‘: un’iniziativa per perseguire, in sede civile, diffamazioni, calunnie e minacce lanciate attraverso internet, in particolare sui social. Wildside e Tlon hanno messo in piedi un team di avvocati, filosofi, comunicatori, investigatori privati, informatici forensi, influencer, hacker etici che raccoglieranno e analizzeranno le segnalazioni pervenute da chiunque sia stato diffamato, offeso o minacciato sui social.
L’intento è usare casi giudiziari già esistenti come deterrente concreto per arginare questa l’odio online. E alla fine far scattare la richiesta di risarcimento.
Chiunque voglia segnalare commenti sessisti, razzisti, omofobi e di qualsiasi tipo, può inviare questi commenti (sotto forma di link del post e non di screenshot), all’indirizzo email odiareticosta@gmail.com.
L’invito parte dall’esempio della vicenda della capitana della Sea Watch, Carola Rackete (a tale proposito lo studio legale Wildeside sta seguendo un esposto per il caso della foto segnaletica di Carola per “trattamento illecito dei dati personali“) per poi allargarsi all’odio in rete in tutte le sue forme.
I dettagli della campagna verranno svelati progressivamente: l’obiettivo è garantire che a ogni commento d’odio in rete corrisponda un risarcimento danni. L’obiettivo è che l’odio costi. Costi del denaro.
Qui il video che lancia la campagna e che invitiamo a diffondere.