Pensavamo fosse un capitolo chiuso. E invece, a distanza di un mese, ritorna protagonista (in negativo), ancora lui, Carlo Tavecchio, attuale presidente della Lega Calcio. Si è fatto un gran parlare di questa vicenda, e anche noi abbiamo detto la nostra a più riprese (qui e qui). Ma, ora, il sigillo finale (forse?) lo mette direttamente la Fifa. Nonostante la gran parte della stampa sminuisca l’accaduto, continuando a definire le parole proferite da Tavecchio una “gaffe razzista”, la brutta figura che ha fatto fare al calcio italiano è ora mondiale. La Fifa, nel suo comunicato ufficiale, stigmatizzando la frase razzista di Tavecchio su Optì Poba e i “mangia banane”, ribadisce che la sua linea “contro ogni forma di discriminazione è inequivocabile”. Fra le motivazioni della sanzione, la violazione dell’articolo 3 dello statuto Fifa (“che proibisce espressamente ogni tipo di discriminazione per motivi di razza, colore della pelle, etnia, nazione, estrazione sociale, genere, lingua, religione, appartenenza politica, ricchezza, nascita o orientamento sessuale”) e la volontà di combattere con risolutezza ogni forma di razzismo, cosa “che richiede punizioni severe, per ribadire con chiarezza che la discriminazione non deve aver posto nel gioco del calcio”. Di conseguenza, Tavecchio non potrà ricoprire alcuna carica Fifa per un periodo di sei mesi, a partire dal 7 ottobre. Ma anche questa sanzione “mondiale” sembra non toccare Tavecchio, che non si scompone minimamente e continua a rimanere al suo posto. Anzi, non manca di rilasciare ancora una volta dichiarazioni “equivoche” e discutibili: «Non contesterò mai quanto deciso, ma faccio presente che ho tre figli in adozione africani». E intanto Tavecchio fa scuola. Accade, sempre in questi giorni, che anche il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, venga deferito dalla Federcalcio per aver utilizzato “un’espressione discutibile” nei confronti di Erik Thohir, presidente dell’Inter: “E’ ingiusto che Moratti sia stato trattato così, sono molto dispiaciuto per lui. Io glielo avevo detto: caccia via quel filippino…”. Thohir, dal canto suo, dopo la bufera mediatica, prova a gettare acqua sul fuoco, dimostrando di non aver ritenuto la frase di Ferrero come un’offesa troppo grave (“Ferrero si è scusato, gli ho parlato, gli ho detto che dobbiamo incontrarci per parlare del futuro del calcio”). Ma anche in questo caso, l’ufficialità del deferimento della Procura federale, con motivazioni piuttosto pesanti (“dichiarazioni lesive, offensive e discriminatorie per motivi etnici”), non sortisce alcun effetto concreto. Chissà se potrà essere sufficiente per imparare la “lezione” e non ripetere più frasi come queste. Chi lo darà un definitivo calcio al razzismo?