Alcune pubbliche amministrazioni del Nord-Est stanno virando verso una stretta securitaria e di esclusione sociale, nonché di tangibile discriminazione, attraverso alcuni atti ufficiali approvati in questi giorni. Il più recente, approvato nottetempo in Consiglio comunale, è il nuovo regolamento delle scuole dell’infanzia del Comune di Trieste. Il caso della sindaca leghista Cisint a Monfalcone (ne avevamo parlato qui) ha fatto scuola, e ora anche il Comune di Trieste ha fissato un tetto massimo alla presenza di “bambini di cittadinanza non italiana” nelle scuole materne.
Le scuole dell’infanzia, a Trieste, sono circa una trentina, per un totale di 3700 bambini, dei quali ben 2500 in quelle comunali. Questo nuovo regolamento prevede un tetto massimo ridotto al 30% (attualmente del 40%, ndr) di alunni stranieri in ogni classe, “per garantire un’offerta educativa qualitativamente appropriata”, il crocifisso in tutte le scuole e l’insegnamento della religione cattolica “quale principio fondante l’attività”. Sulla religione cattolica, il regolamento precisa che le famiglie possono decidere se far seguire le lezioni ai figli e varrà il cosiddetto silenzio assenso. Sul “tetto” del 30% di stranieri si è espresso con molte perplessità il Garante regionale dei diritti della persona, Walter Citti, dichiarando che è “obiettivamente suscettibile di veicolare e rafforzare nell’opinione pubblica un messaggio potenzialmente stigmatizzante e di esclusione“. Si tratta, infatti, di un regolamento palesemente discriminatorio, approvato malgrado le proteste di numerosi cittadini ed esponenti di partiti ed associazioni, scesi in piazza anche ieri sera con un presidio. Il grande rischio (già ribadito in passato) con un regolamento del genere è quello di trasformare la scuola pubblica in una scuola “confessionale” (allorquando la scuola dovrebbe essere laica). E soprattutto si dovrebbe evitare di usare, per l’ennesima volta (dopo Monfalcone e Lodi, giusto per citare due casi recenti), i bambini come strumento di bassissima propaganda a fini elettorali.
Inoltre, parallelamente a questo regolamento, il Consiglio ha approvato anche “l’armamento della Polizia locale di Trieste e l’estensione del servizio sulle 24 ore”. L’iter per arrivare alla dotazione degli agenti sarà comunque lungo: la giunta parla di un anno e mezzo circa, ma il primo passo si tradurrà in pratica a breve. L’amministrazione comunale sembra anche intenzionata a stringere i tempi verso l’acquisto di 100 pistole e l’individuazione di chi dovrà farne uso.
Da Trieste a Trento. Dove il nuovo presidente della Provincia (eletto solo da due settimane circa, ndr), Maurizio Fugatti, ha deciso di stanziare subito 50 mila euro per avere delle “guardie armate” davanti alla basilica di Santa Maria Maggiore ed emanato specifico bando per «la tutela e il presidio dei luoghi di culto». Il piazzale antistante la Cattedrale è, secondo Fugatti, “uno dei luoghi dello spaccio e il degrado imperante rende difficile persino recarsi tranquillamente alle funzioni religiose”. L’esecutivo, allora, ha deciso che i fedeli meritano maggiore protezione e, dunque, troveranno a scortarli e a proteggerli delle guardie armate giurate (proprio come quelle delle banche o delle gioiellerie). Fugatti ha precisato: “Vogliamo garantire la fruibilità, per i fedeli, del luogo di culto”. Le guardie armate non rimarranno 24 ore su 24 a pattugliare la chiesa, ma ci saranno solo durante le funzioni, per evitare appunto che i fedeli siano avvicinati da “molestatori” che chiedono magari qualche spicciolo (l’elemosina, ndr). E mentre mette in “sicurezza” l’accesso ai luoghi di culto, il presidente della provincia decide anche di sospendere i pasti a 40 richiedenti asilo e predisporre l’allontanamento di una parte di loro dalla Residenza Fersina prevedendone il trasferimento in altre città italiane.
E, dulcis in fundo, perché andiamo verso il Natale e bisogna esser più buoni, lo stesso Fugatti, alla ”Festa del ringraziamento” organizzata a Caldonazzo da Coldiretti, ha dichiarato a proposito della “solidarietà”: ”Essere comunità solidale vuole dire anche consumare i frutti coltivati con passione e fatica su questa terra”. Quindi, prodotti rigorosamente “italiani” e “locali”.
Morale della favola: escludo e discrimino gli esclusi e gli invisibili (ostacolando l’accesso dei bambini stranieri alla scuola dell’infanzia e sottraendo i pasti ai richiedenti asilo), ma proteggo ed ostento la “carità cristiana” (esposizione del crocifisso, ora di religione e protezione dei luoghi di culto). Ottima palestra e preparazione in tempo di “avvento”. Ripetendo insieme: “Ama il prossimo tuo” (secondo dei 10 comandamenti) e “Dar da mangiare agli affamati” (prima delle 7 opere di misericordia).