12 anni. E’ l’età del bambino, figlio di una coppia di ingegneri trasferitasi in Italia dall’Egitto, che è stato brutalmente aggredito ieri mattina a Roma intorno alle 8 mentre stava andando a scuola. Un gruppo di ragazzi più grandi (“forse del terzo o del quarto anno delle superiori”, riferisce il minore), lo ha accerchiato, minacciato e preso a botte e calci con estrema violenza.
Alcuni compagni di classe lo hanno ritrovato sulla strada per la scuola, a terra, svenuto a causa delle percosse ricevute. Gli amici lo hanno aiutato a rialzarsi e ad arrivare a scuola, dove gli insegnanti hanno chiamato un’ambulanza e le forze dell’ordine.
Il tutto è accaduto alla luce del giorno, dinanzi ad una scuola media in Via Lupatelli, nell’XI Municipio, in zona Portuense.
I sanitari del 118, giunti sul posto, hanno trasportato il bambino all’ospedale San Camillo, dov’è stato ricoverato e tenuto sotto osservazione tutta la notte per i traumi subiti durante l’aggressione e per fortissimi dolori al fegato. Sul caso stanno indagando le forze dell’ordine.
Secondo quanto riferito da Repubblica.it, si tratterebbe addirittura del terzo pestaggio subito in soli due mesi. Il primo risale a metà dicembre; il secondo a poche settimane fa. Il terzo, ieri mattina. “Che problemi ha l’Italia con chi viene qui a lavorare onestamente? – ha dichiarato la mamma della vittima al quotidiano – Io e mio marito siamo arrivati tramite un programma di scambio culturale, mica per rubare il posto a qualcuno. Perché nel nostro quartiere ci sono così tanto odio e razzismo?”.
Infatti, pare che il motivo delle tre aggressioni sia il razzismo e non propriamente il bullismo, come alcuni organi di stampa hanno cercato di raccontare. Il bambino sarebbe stato aggredito e picchiato «perché egiziano». Non a caso, nella sua scuola media, il 15 dicembre era stato organizzato un sit-in con le associazioni, l’Imam di zona e le famiglie proprio per sensibilizzare e per dire no al razzismo, al bullismo e alla violenza.