E’ iniziato oggi il Consiglio europeo che, su richiesta dell’Italia, dovrebbe avere come tema centrale l’immigrazione.
In vista del summit, la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini e il governatore della Sicilia Rosario Crocetta hanno incontrato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. “Il diritto d’asilo non può essere chiesto a nuoto, non lasciate sola Lampedusa”, ha chiesto la sindaca al rappresentante europeo.
Secondo Nicolini “va cambiata la convenzione di Dublino”, il regolamento che obbliga le persone a rimanere nel paese dove hanno inoltrato domanda d’asilo, non consentendone il libero spostamento se non in casi eccezionali.
Rivolgendosi poi ai leader europei che si riuniranno oggi e domani a Bruxelles, Nicolini ha dichiarato: “Ci aspettiamo che qualcosa cambi, per favore non deludeteci”.
Anche Crocetta è intervenuto sull’argomento: “Frontex è di fatto un fallimento, ed è quindi inutile insistere sul suo rafforzamento pensando che questo risolva il problema”, ha affermato il Presidente della regione Sicilia, aggiungendo che “Frontex è basata sull’idea di respingimento, e in più lascia l’onere di attuare i respingimenti principalmente agli Stati membri. Questa idea ha trasformato il mediterraneo in un grande cimitero”.
In merito al Consiglio europeo di questi giorni, Crocetta si è detto scettico: “I capi di Stato europei useranno la solita retorica facendo promesse vaghe e rimandando gli impegni. Bisogna invece dare la possibilità ai paesi d’origine di chiedere i visti, così a prescindere che si sbarchi a Lampedusa o a Siracusa, le regole saranno le stesse”. Infine, Crocetta ha lanciato l’idea di un risarcimento per Lampedusa e i comuni che “sono andati in default per far fronte agli sbarchi di migranti. Lancio qui l’idea che a Lampedusa venga dato un premio, anche simbolico, [..] e propongo di risarcire i pescatori per i soccorsi in mare, invece di criminalizzarli come fa la Bossi Fini”.
Lo stesso presidente del Parlamento europeo Martin Schulz non è sembrato molto ottimista circa l’esito di questo Consiglio, al cui interno secondo Schulz non ci sarebbe “unanimità su un approccio più solidale. Quello che io chiedo ai ventotto capi di Stato – ha aggiunto Schulz – è un impegno per un sistema di immigrazione legale, per cui se qualcuno vuole entrare in Europa possa chiedere di entrare direttamente dalle ambasciate nei paesi d’origine”.
Proprio ieri, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione bipartisan sui flussi di migranti nel Mediterraneo, con cui si chiede alla Ue un cambiamento radicale nell’ambito delle politiche migratorie: per il Parlamento la strage di Lampedusa deve rappresentare “un punto di svolta per l’Europa”, per “attuare un approccio coordinato basato sulla solidarietà e sulla responsabilità e sostenuto da strumenti comuni”.
Tra questi strumenti c’è l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO), per cui la risoluzione chiede un aumento del bilancio.
Oltre a questo, il Parlamento sollecita un aumento dei fondi per Frontex, in linea con quanto richiesto fin’ora dai rappresentanti governativi italiani, premier e vicepremier in testa, ma non con quanto dichiarato da chi queste stragi le tocca con mano da anni, come le associazioni umanitarie, tra cui Human Rights Watch, che ha accusato l’Europa di sfruttare “simili tragedie per rafforzare i controlli ai confini piuttosto che accogliere le persone che fuggono dalla guerra e dalla povertà”.
La risoluzione votata dal Parlamento europeo chiede inoltre che il Consiglio e la Commissione Europea valutino “la possibilità di creare una guardia costiera dell’UE e di istituire un altro ufficio operativo di Frontex nelle zone sottoposte a pressione migratoria”.
Quello che è stato sottolineato con forza dal Parlamento europeo è “l’importanza della condivisione delle responsabilità in materia di asilo”, con “la creazione di un meccanismo fondato su criteri oggettivi inteso a ridurre la pressione a carico degli Stati membri che accolgono un numero più elevato, in termini assoluti o relativi, di richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale”. In quest’ottica, la risoluzione parla di “progetti di ricollocazione dei beneficiari di protezione internazionale dai Paesi di sbarco ad altri Paesi membri”.
Per quanto riguarda l’assistenza delle persone in mare, il Parlamento ha ricordato che rappresenta un reato non prestare soccorso, sollecitando dunque i Paesi a eliminare qualsiasi norma nazionale che infligga “sanzioni a chi presta soccorso ai migranti in pericolo in mare”. Secondo la risoluzione la Commissione dovrebbe “rivedere la direttiva 2002/90/ce” sul favoreggiamento dell’immigrazione “clandestina”, chiarendo che “la prestazione di assistenza umanitaria ai migranti che si trovano in pericolo in mare va considerata positivamente e non costituisce in alcun modo un’azione sanzionabile”.
Strasburgo ha inoltre sottolineato la necessità di “rispettare il principio di non respingimento” in conformità del diritto internazionale e dell’UE in vigore” e di “porre immediatamente fine a eventuali pratiche di detenzione inappropriata e prolungata in violazione del diritto internazionale ed europeo”.
Infine, ancora una volta si è ritornati sugli accordi di collaborazione con i paesi di transito verso l’Unione europea, che secondo il Parlamento devono “rappresentare una priorità”: questo comprenderebbe “il finanziamento delle strutture di polizia e della formazione nell’ambito delle capacità di applicazione della legge nonché l’assistenza a tali paesi, finalizzata a diversificarne e migliorarne l’economia”. Nella risoluzione si sottolinea che i paesi terzi devono impegnarsi a rispettare “il diritto internazionale per quanto riguarda il salvataggio di vite umane in mare” e devono garantire “la protezione dei rifugiati nonché il rispetto dei diritti fondamentali”.
Quello che sembra emergere da questa risoluzione è la necessità di rivedere le normative e le azioni nazionali ed europee in un approccio più umanitario: un’ottica che però stride fortemente con i mezzi concreti a cui fa riferimento il Parlamento, che ancora una volta sottolinea la necessità di incrementare gli esistenti strumenti di controllo delle frontiere.
ntanto, sembra che il vertice del Consiglio europeo abbia sostanzialmente accolto le richieste dell’Italia, basate sul riconoscimento della dimensione europea del fenomeno migratorio, sul rafforzamento degli strumenti esistenti di controllo delle frontiere e sulla cooperazione con i paesi terzi.
Stando all’ultima versione della bozza di conclusioni del vertice, il Consiglio si è detto disponibile a dare alla questione dell’immigrazione una risposta europea guidata dal principio di “solidarietà” e da un’ “equa ripartizione delle responsabilità”, in vista di “un’azione decisa per prevenire la perdita di vite umane in mare e per evitare che tali tragedie si ripetano”.
Che tipo di azioni sono previste nel concreto? La bozza parla di un “rafforzamento delle operazioni Frontex” e di una rapida attuazione del nuovo sistema di controllo delle frontiere Eurosur.
Inoltre, la nuova task force per il Mediterraneo, riunita oggi per la prima volta e formata da Commissione europea, Europol, Frontex e dal Servizio per l’azione esterna dell’Ue, dovrà presentare il 5 dicembre un rapporto al Consiglio Interni Ue, all’interno del quale si dovranno identificare azioni concrete per ”individuare – sulla base dei principi di prevenzione, protezione e solidarietà – azioni prioritarie per un uso più efficiente degli strumenti europei”.
Nulla di nuovo dunque, anzi, un ulteriore rafforzamento dei mezzi presenti, che fin’ora non si sono dimostrati per niente utili nell’aiutare le persone che provano a raggiungere l’Europa, e che anzi hanno l’obiettivo prioritario di controllare le frontiere e contrastare l’ingresso delle persone.
Proprio in quest’ottica, il Consiglio europeo sottolinea “l’importanza di affrontare le cause alla base dei flussi migratori, rafforzando la cooperazione con i paesi di origine e transito delle migrazioni illegali, anche attraverso politiche Ue adeguate di sostegno allo sviluppo ed effettive politiche di rimpatrio”.
Stando alla bozza – proposta da Italia, Malta e Grecia con il sostegno di Spagna, Francia, Croazia, Cipro e Bulgaria – non sembra prevedibile alcun reale cambiamento nelle politiche europee relative all’immigrazione, anzi: per ora, il Consiglio europeo sembra indirizzato ancora più al contrasto dell’immigrazione e al controllo sempre maggiore delle frontiere.