La Direzione Immigrazione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno ha inviato una circolare a tutte le Questure: “Gli stranieri interessati al rilascio e al rinnovo del permesso di soggiorno non dovranno assolvere al pagamento degli importi previsti dall’articolo 5, comma 2 ter, del Testo Unico sull’Immigrazione, fermo restando l’obbligo del versamento relativo al costo del permesso di soggiorno elettronico. Tutte le istanze, comprese quelle giacenti in istruttoria o in attesa di consegna del titolo, dovranno essere portate a compimento prive del citato contributo”. Il Governo ha dunque immediatamente recepito la pronuncia del Consiglio di Stato, pubblicata ieri, che mette finalmente un punto alla questione relativa alla somma da corrispondere per ricevere il permesso di soggiorno. Non si dovranno più pagare né i 200 euro necessari finora per il rilascio del permesso di soggiorno europeo per lungosoggiornanti, né gli 80 o 100 euro per avere gli altri tipi di permesso.
Lo scorso maggio il Tar del Lazio, interpellato da Cgil e dal patronato Inca, aveva già giudicato come illegittimo – in quanto sproporzionato e non in linea con le norme europee – il contributo da versare: un pronunciamento non rispettato dal Governo, che a settembre aveva presentato un ricorso formale (avevamo raccontato l’intero percorso giuridico qui). In attesa del pronunciamento, il contributo era però stato mantenuto. Ora, con la sentenza pubblicata ieri, il Consiglio ha confermato la decisione del Tar, respingendo il ricorso del Governo: il contributo sul permesso di soggiorno è “illegittimo, sproporzionato e d’ostacolo ai diritti degli immigrati, dunque non in linea con la normativa europea”: lo stesso pronunciamento espresso un anno fa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Non stiamo parlando di gratuità: viene mantenuto il versamento di 30,46 euro per la stampa, 30 euro per il servizio offerto da Poste Italiane, e 16 euro per la carta da bollo: 76,46 euro in tutto. Ai quali però non dovrà più essere aggiunta la tassa extra finora prevista.
“Abbiamo vinto di nuovo: il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso del Governo contro la sentenza del TAR del Lazio che, dandoci ragione, ha disapplicato la norma che istituiva l’ulteriore contributo sui permessi di soggiorno”: così la nota in cui Cgil nazionale e Inca Cgil (che per sollecitare il pronunciamento del Consiglio di Stato avevano lanciato un appello pochi giorni fa), esprimono “grande soddisfazione [..]: la Pubblica Amministrazione dovrà adeguarsi alla sentenza e l’ulteriore contributo non si pagherà più”. Non solo: “il Consiglio “suggerisce alle Amministrazioni, secondo loro discrezione e compatibilmente con le normative esistenti, di trovare modo di rimborsare agli interessati le somme versate in eccedenza rispetto al dovuto”.