Sarebbero tredici le persone – tutte appartenenti a gruppi neofascisti– indagate per il coinvolgimento nelle brutali aggressioni portate avanti a Roma contro cittadini della comunità bengalese. “Banglatour“: così venivano definite le serate dedicate alle aggressioni. La vicenda era stata portata alla luce nel novembre 2013 dal quotidiano La Repubblica. Dopo l’arresto di un 19enne e di un 16enne romani, che avevano picchiato brutalmente un minorenne originario del Bangladesh, finito in ospedale col labbro e il sopracciglio spaccati, il quotidiano aveva intervistato altri giovani appartenenti all’ambiente dell’estrema destra capitolina, portando alla luce quella che veniva delineata come una vera pratica neo-fascista (noi ne avevamo parlato qui). Episodi su cui la magistratura aveva aperto un’inchiesta, senza tuttavia formulare ipotesi di reato.
Oggi, gli accertamenti del Ros, coordinati dal pm Sergio Colaiocco, portano allo scoperto un elenco di 13 indagati, fra i quali Giovanni Maria Camillacci, 43 anni, noto esponente del movimento di destra Forza Nuova, residente a Castelnuovo di Porto. Secondo gli inquirenti la caratteristica comune ai soggetti indagati è “una vocazione ideologica di estrema destra nazionalsocialista, caratterizzata dal propugnare sia le tesi negazioniste dell’olocausto sia la tesi della superiorità della razza bianca”.
Inoltre, i Ros hanno perquisito le abitazioni di altrettanti estremisti di destra a Ferrara e Chieti. Tutti sono accusati di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata all’incitamento alla “discriminazione razziale e alla violenza”, con l’aggravante “dell’odio razziale”. Tra i capi d’accusa anche lesioni, detenzione abusiva di armi da fuoco e altri reati minori. Contestualmente è stata perquisita anche la sede dell’organizzazione di estrema destra Forza Nuova di via Amulio, a Roma, alla quale apparterrebbero diversi indagati.
Nel decreto di perquisizione si cita anche l’articolo di denuncia del quotidiano la Repubblica, del novembre 2013, sui raid che partivano dalle sedi di Forza Nuova, nel quale si riportano numerosi racconti di alcuni minorenni, secondo i quali “l’immigrato del Bangladesh è un obiettivo perfetto perché non reagisce e non denuncia”, e nel quale le aggressioni vengono descritte come “un pestaggio terapeutico e ideologico”, come un qualcosa che “ti scarica i nervi e la tensione”.
In particolare, quattro dei 13 sono accusati di aver promosso e diretto «un gruppo avente lo scopo di incitare alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali e religiosi», attraverso la diffusione via web, soprattutto attraverso profili Facebook, «di idee fondate sulla superiorità della razza bianca e sull’odio razziale ed etnico».
Modalità e dinamiche, purtroppo, a noi ben note, già quando abbiamo evidenziato, nel nostro Terzo libro bianco sul razzismo in Italia, che “troppo spesso il web diventa il luogo dove si annunciano azioni, si fanno proseliti, e poi si passa al fatto compiuto”. Di fatto, l’odio in rete sta diventando sempre più un qualcosa di reale e pericolosamente contagioso. E le metamorfosi dell’odio virale stanno generando forme di violenza assurde, come questa. Una violenza che si fa rituale catartico.