Robert Ménard, noto sindaco sceriffo del piccolo comune francese di Béziers, eletto con il sostegno del Front National, sta facendo discutere e indignare un intera paese a colpi di tweet. Il sindaco, invitato alla trasmissione “Mot croisés”, sull’emittente francese France 2 (vedi il video qui), dichiara che “due terzi dei bambini” nella sua città “sono di religione musulmana”, anzi precisa il “64,9%”.
Immediata la reazione sui social network, dove gli internauti si chiedono, a giusta ragione, da dove Robert Ménard abbia tirato fuori queste improbabili statistiche. Uno dei presenti alla trasmissione rilancia il quesito in tempo reale, e il sindaco risponde candidamente: “Si tratta di dati del mio Comune. Mi dispiace rivelarvi che il sindaco ha i cognomi, classe per classe, di tutti i bambini. E i nomi ci rivelano il credo religioso, non bisogna negare l’evidenza. So bene che non ne ho il diritto, ma lo faccio ugualmente!”. Alle rimostranze dei presenti al dibattito televisivo, i quali cercano di controbattere l’idea che un semplice nome possa far presumere il credo religioso di una persona, Ménard incomincia goffamente a mescolare l’appartenenza religiosa alla provenienza dei migranti, l’incapacità a parlare il francese con il disagio scolastico dei bambini, “integrazione” e “assimilazione”, e cosi via.
L’amministrazione comunale, dal canto suo, reagisce con un comunicato e si difende affermando di “non aver mai creato delle schedature dei bambini in età scolare presenti nelle scuole pubbliche della città”. Ma, al tempo stesso, si contraddice e ammette l’esistenza di uno “schedario che raccoglie gli allievi delle scuole cittadine, realizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione”.
Ma Robert Ménard non demorde, e intervistato dall’emittente BFMTV (vedi il video qui), tenta maldestramente di giustificarsi e di addrizzare il tiro: “Ho cercato solo di sapere la verità. Ho fatto un giro di tutte le scuole per constatare di persona i fatti. In alcune strutture, più dell’80%, se non il 100%, dei bambini è di origine musulmana (…) Non abbiamo fatto nessuna lista, ma abbiamo solo cercato di sapere che cosa accade nelle scuole, ovvero che due terzi dei bambini che frequentano la scuola dell’infanzia e la scuola primaria sono bambini figli di immigrati. E trovo che questo è troppo perché non si assimilerà nessuno (…) Io ho il diritto di sapere quanti immigrati ci sono nella mia città perché c’è troppa immigrazione in Francia”.
Occorre precisare che, in Francia, la raccolta di dati demografici basati sull’origine “etnica” è espressamente vietata dalla legge del 6 gennaio 1978 (relativa all’informatica, ai dati e alle libertà). Il Procuratore della Repubblica annuncia l’apertura di un’indagine preliminare, secondo quanto riporta RTL, per “schedatura illegale” su base “etnico-religiosa”.